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Virtuale o reale?

Da Arthur

Interno

“Bloggare stanca”, dice Diemme nel suo ultimo post, “anche i tuoi pensieri, oramai, dopo anni, li hai espressi tutti, e allora di che parlare ancora, della cronaca della tua vita? “

E’ molto vero da un lato, la gioia dei primi post, la voglia di sperimentarsi anche per vedere “l’effetto che fa” dopo un po’ si esaurisce, subentra la solita routine che inevitabilmente smorza qualsiasi entusiasmo, ma come in tutte le cose è fondamentale rinnovarsi, direi indispensabile, ridà la carica, infatti, non sono d’accordo che dopo un po’ non si ha più nulla da dire, anzi, pur avendoli espressi tutti i pensieri – ma forse è più corretto dire tanti pensieri – c’è sempre la possibilità di rivederli, per ridiscuterli, una parola tira l’altra e chissà quanti pensieri nuovi possono nascere nel frattempo, perché no?

Ogni tanto, in questi cinque anni di blog, ripropongo dei vecchi post – non senza critiche, mannaggia – certamente quelli più significativi, quelli dove i commenti erano la scusa per approfondire dei concetti, per esprimere le proprie idee, insomma, venivano fuori delle belle discussioni – quante con l’amico Alan!!! – e ogni volta ho avuto la sorpresa di rivederli in un certo senso crescere, lo stesso entusiasmo nella partecipazione per mia fortuna, l’evoluzione di un pensiero diventato maturo, visto da un’altra angolazione, un po’ come se quella conversazione fosse andata avanti senza mai finire del tutto.

Bloggare stanca se si esaurisce lo scopo iniziale, e allora si decide di chiudere e, quanti ne ho visto in questi cinque anni di blog chiusi, ahimè!

Tra tutte, credo sia la cosa più triste, così come è triste vedere un blog abbandonato, gli ultimi commenti se tutto va bene di almeno un paio di anni fa, un silenzio che si avverte come se fosse un grido improvviso nel buio, l’avatar che si consuma con parole che sembrano buttate lì al vento, perché l’anima se n’é andata via.

Il blog è un po’ una creatura secondo me, oltre ai pensieri, ci sono sensazioni che provocano emozioni, una parte di sé alla ricerca di un confronto che magari non sempre arriva, ma che in ogni caso è servito per crescere, per prendere coscienza di sé, con e insieme agli altri, ma bisogna crederci abbandonando l’equivoco di un virtuale che solo perché vive di parole sia diverso, quasi un altro mondo.

Chi se ne va senza dir nulla non abbandona soltanto se stesso, ma l’idea di un vivere che con la solitudine a poco da spartire: oggi baci, sorrisi e abbracci e domani?

Solo il silenzio e tanto tanto freddo!



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