Virus gigante riprende vita dopo scongelamento dai ghiacci siberiani
Il New York Times di ieri ha riportato una notizia piuttosto curiosa.
Molti giovanissimi negli anni ’90 avranno vivide nella loro mente le immagini di ” Virus Letale”, film del 1995 diretto da Petersen, che descrive la pandemia in Zaire di un virus estremamente simile all’ Ebola.
Senza lasciarsi suggestionare dal campionario cinematografico anni ’90, pare che un team di ricercatori Russi e Francesi abbiano individuato la riattivazione di un nuovo ceppo virale. Gli scienziati, impegnati nella ricerca del Mammut nella Tundra russa, pare abbiano scoperto lo scongelamento di un virus gigante attivo oltre 30,000 anni fa.
La causa dello scongelamento, secondo le prime dichiarazioni, sarebbe da attribuirsi al surriscaldamento globale che sta colpendo in particolare quella zona del globo. La Russia è infatti impegnata in una costante opera di trivellamento del sottosuolo in cerca di nuovi giacimenti di petrolio e gas, determinando un progressivo scioglimento del permafrost.
Nessun allarmismo: pare che il virus non possa infettare l’uomo e sia potenzialmente dannoso solo per organismi unicellulari come le amebe, anche se non è possibile escludere che negli anni possa evolvere e mutare.
Come riporta il Los Angeles Times citando le dichiarazioni del microbiologo Jean Michel Claverie dell’ Università di Marsiglia: ”ora sappiamo che queste specie di virus non pericolose, là sono vive. Ciò significa che le specie potenzialmente dannose per uomini e animali, che ritenevamo sparite dalla faccia della terra, sono probabilmente ancora dormienti in quel sottosuolo”.
Parte della Tundra russa è coperta da permafrost, spesso strato di ghiaccio. In un tale habitat, nulla esclude che siano rimasti congelati per millenni animali e altre specie viventi che, se scongelate, potrebbero essere potenzialmente dannose.
Il Professor Claverie e sua moglie, Chantal Abergel, sono specializzati nella caccia ai virus giganti. I virus giganti sono virus che possono essere anche il 25% più grandi dei virus normali e contenere il doppio dei geni, ma, assicurano dall’ Univeristà di Marsiglia, proprio per questa caratteristica attaccano di norma le amebe e gli altri esseri unicellulari.
La dimensione maggiore ( il virus gigante scongelato misura 1.5 micrometri ) non corrisponde ad una maggiore pericolosità, basti pensare che virus come l’influenza o l’ HIV sono molto più piccoli del virus ora descritto.
Il nome che i ricercatori hanno scelto deriva dal greco:”phitovirus”. La grande dimensione e la forma allungata e stretta ricordano molto la tipica giara greca in terracotta.
Il New York Times riporta tre possibili conseguenze derivanti dalla scoperta.
La tesi di Claverie e Abergel prevede una assoluta innocuità di phitovirus, pur sottolineando la pericolosità del fenomeno di scioglimento del permafrost e ribadendo che là sotto potrebbero esserci specie virali un tempo letali.
Dall’ Università di Copenhagen, Eske Willersvlev, sostiene che ci sia il forte rischio che i campioni prelevati siano stati contaminati da virus “giovani”. Se così fosse il phitovirus sarebbe classificato dalla biologia come semplice “curiosità”.
Dal canto loro i due scienziati francesi rispondono di aver ripetuto l’esperimento del prelievo dal permafrost per tre volte, ottenendo sempre lo stesso identico virus.
C’è infine la tesi di Scott O. Rogers, della Bowling Green State (Ohio): ” il rischio di una epidemia legata allo scongelamento di virus dormienti da millenni è molto basso. D’altronde gli scienziato hanno scavato nel permafrost per decadi senza scoprire alcuna nuova patologia. Tuttavia ci può sempre essere una prima volta, giusto ?”.