Magazine

Vis Mul. Annotazioni.

Creato il 07 marzo 2010 da Patriziacaffiero

myself

Vis si era dannata per pubblicare i suoi libri.
Aveva diffuso i suoi scritti tramite fotocopie, aveva trafficato con tipografie fatte in casa come se non dovesse stampare racconti ma volantini sovversivi.

La vita di Vis Mul era stata segnata dal problema dei diari.
Casse di diari, di quaderni con rilegatura lucida nera, rossa, carta da zucchero. Color cacao.

Le casse dei suoi diari l'avevano perseguitata come un anatema.
Come organi interni separati e congiunti a lei, sempre.

File imponenti di fogli di carta si erano trasformate in un pugnale che restava a mezz'aria all'altezza del grazioso stomaco di Vis Mul.
Durante un viaggio in America certi volumi si erano persi nei traffici ambigui e oscuri dei depositi bagagli.

Vis Mul occupò molto del suo tempo ad acquistare bauli, scatole, valigie. A foderare i quaderni. A incollare etichette.
Ma non si trattava solo di questo.

C'era la scissione interna della tribù dei diari: certi diari che parlavano a voce alta, a voce aperta, diari danzanti, che scuotevano braccia testa e dita; Vis li tenne a stecchetto, li travestì, li manomesse.

man_ray_anatomies

Certi diari erano pieni di storie inventate; diari falsi, proiettili a salve per rassicurare qualcuno che dormiva al suo fianco.

Quando Vis Mul pubblicò i primi diari, li censurò lei stessa.

E quando Vis Mul morì, e morì qualcun altro, i diari cominciarono a essere pubblicati a tamburo battente, diventarono Salomè che si spogliava sulla scena, e le storie correvano come sangue nelle arterie lasciate libere dallo spazio dei protagonisti.

Vis Mul aveva un altro cruccio: credeva di dover scrivere dei veri romanzi, non solo pagine di diario
Passava notti intere a pensarci, ma non solo notti intere: anche molti giorni.

Vis scrisse lunghe lettere a uomini e donne intelligenti per cercare qualcuno che la convincesse a desistere o che l'aiutasse a partorire dei veri personaggi, non solo a resocontare la sua vita come una contabile meravigliosa.

Però, la realtà era che i personaggi usciti dalla tastiera della sua macchina da scrivere impallidivano a vista d'occhio, se partivano dalla sua immaginazione.

predizionimoda

A cinquant'anni Vis pretese di smettere di scrivere i diari, che uccidevano la sua scrittura, pensava; tormentandosi continuamente, come uno che si mangiucchia le unghie fino a farle sanguinare.

Ma qualche volta, quando tutto taceva intorno; per esempio una sera, mentre si trovava sulla casa galleggiante sul fiume posò una guancia sul grembo delle lunghe diafane bianche mani, e i suoi occhi erano tigre dopo la caccia; lei comprese che la sua grande opera erano i diari, cuciti artigianalmente con ogni istante della vita, confusi con i suoi umori; dopo, riuscì a riposare come se fosse una bambina molto piccola, o fosse molto giovane, con tutto da spartire con l'esistenza.

La sua grande opera erano i diari.
La sua grande opera erano i diari e gli addentellati di vita fra diario e diario, che non era possibile versare tutti nel pentolone delle pagine.
Era troppo, tutto.
La corsa verso gli aereoporti. I caffè e le spremute d'arancia bevuti nei caffè.
Certe bugie inventate meglio di altre.
Lo specchiarsi per truccarsi il volto.
Certe speranze.


Il video

Comments


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog