Magazine Cinema
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Sarà sto periodo (che poi periodo na sega, è una vita intera) ma mi sono ritrovato un'altra volta con gli occhi
lucidi senza motivo vedendo un film che, in teoria, dovrebbe solo far ridere. Che poi un motivo c'è. Quando dopo 5 minuti è apparso quell'omino buffo che si chiama Maurizio Nichetti a me ha fatto da madeleine e mi ha scaraventato a tanti anni fa quando tremante dal desiderio aspettavo la mia puntata notturna di Fantasy Party. Quel volto non lo rivedevo da 15 anni e mi sono accorto di una cosa, che mi mancava, mi mancava tanto.
Ratataplan è l'opera prima di Nichetti e, per quanto mi riguarda, potrebbe essere anche l'ultima perchè qua dentro c'è tutto di lui. Questo film non è un film, questo film è Nichetti.
Un autore geniale, dolce, poetico, talentuoso, umile, fantasioso, buono, assurdo.
Un autore che ha sempre lavorato di passione, talento e mestiere, non si è mai prostituito e forse si è fregato per voler restare sempre sè stesso.
In Ratataplan c'è il genio di Nichetti, in quell'invenzione che la mattina gli prepara la colazione.
In Ratataplan c'è la dolcezza di Nichetti, in quei due pazzi outsider che alla fine scoprono (forse) l'amore saltando e rotolandosi in un magazzino pieno di vestiti.
In Ratataplan c'è la fantasia di Nichetti, in quell'albero pieno di colori che contrasta con il metodo e la banalità degli altri alberi neri e schematici. C'è la fantasia e il colore del mondo ma lo stesso mondo, alla fine, non lo vuole. In quei primi 5 minuti del film, praticamente alla sua prima scena della carriera, Nichetti sapeva già tutto. Il suo mondo a cartone animato, la sua fantasia, la sua pazzia, la sua genialità rischiava di essere messa alla porta e osteggiata da un mondo che preferisce il risultato, il metodo, la sicurezza della routine e del lavoro."Non abbiamo bisogno di lei" gli dicono, in qualche modo sarà così parte della sua carriera.
In Ratataplan c'è tutta l'umiltà di Nichetti, in quel bicchiere d'acqua portato attraverso tutta Milano, un piccolo bicchier d'acqua che deve salvare la vita di un magnate. Nichetti, come nella vita. fa un grande sforzo anche per un piccolo risultato. E poi il successo magari lo prendono altri, l'acqua è miracolosa ma lui perde il lavoro.
In Ratataplan c'è tutto il talento di Nichetti, in quella scena del clone di sè, sequenza che farebbe impallidire qualche blockbuster americano per riuscita e originalità. E anche qua un'altra metafora, il Nichetti pazzo e squinternato non piace, quello in completo gessato va alla grande.
In Ratataplan c'è tutta l'assurdità di Nichetti, in quei personaggi così insensati, in quelle azioni così ridicole. Pochi hanno saputo trattare il non-sense come lui. Tutto è stralunato, senza regole, senza leggi fisiche e umane, tutto può accadere. e in un'opera prima un film tanto slegato, praticamente senza sceneggiatura e con scene che si reggono in piedi su trovate singole che esplodono ogni 3 secondi, un esordio così dimostra coraggio e, soprattutto, un rispetto di sè stessi e di quello che si è.
E il successo arrivò, fragoroso, in tutto il mondo.
Perchè all'inizio tutti restano affascinati dal genio, dalla dolcezza e dalla poesia. Poi piano piano, più si va avanti più il genio appare mestiere, la poesia retorica, la dolcezza fa compassione. La gente smette di stupirsi, sempre. E un comico ha sempre le ore segnate, sempre, non è mica un impiegato delle poste.
Il film è tutt'altro che perfetto, in alcune parti annoia persino forse ma raramente si può vedere un film che rispecchi di più il suo autore.
Ed è sorprendente e allo stesso tempo tanto malinconico vedere come moltissime sequenze non solo raccontino così perfettamente Nichetti ma anche tutta la sua carriera, fatta sì di tanti successi ma anche, come il suo grande amico Bozzetto, di tante porte chiuse in faccia e la forte sensazione di essere stati dimenticati.
Nichetti non è un uomo che si è fatto cartone animato.
Nichetti è un cartone animato che si è fatto uomo.
( voto 8 )
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