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Visti per voi (N°3): JOHN LOCKE - recensione THE ARTIST

Creato il 15 giugno 2013 da Giuseppe Armellini
Terza puntata con i visti per voi, la rubrica che mi costringe a vedere film consigliati da voi. Sarà un lungo viaggio, avevo messo delle regole ma alla fine l'unica regola che sto osservando è di dare precedenza ai film che trovo, dvd o tv, per primi.
John Locke è mio fratello, per un anno è stato l'unico lettore di questo blog, un anno, non scherzo.
Ma era divertente anche allora, anzi, l'entusiasmo era anche maggiore.
Non scrive più che si vergogna ora che sto blog è così seguito da essere uno dei primi 999.000 in italia.
Sul cinema dico :)
The Artist:
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Visti per voi (N°3): JOHN LOCKE - recensione THE ARTISTComincia la scena.
Lui sospetta di quel tedesco là in fondo, piano piano prova ad avvicinarglisi attraverso il ballo sfrenato.
Balla con lei e sbaglia scena.
Lui riparte, torna a ballare con lei ma non riesce a smettere di farlo. Scena di nuovo sbagliata.
Lui riparte, tanto è la star, i ciak possono andare vanti all'infinito se sbaglia lui.
Balla con lei ma si mettono a ridere, STOP!, avrà gridato il regista, sicuro che l'ha fatto, noi non l'abbiamo sentito, ma l'ha fatto, sicuro, eccolo lì pronto per l'ennesimo motore-azione, pronto per un altro ciak.
Ma lui se ne va, sta scena proprio non gli riesce.
Un pò di anni dopo lui vuol morire, la casa sta bruciando, tutto sta bruciando, le sue pellicole, i suoi oggetti, il suo orgoglio, la sua vita.
Stringe nel petto quei ciak sbagliati, probabilmente i momenti più importanti della sua carriera artistica, una carriera impressionante, film su film, successi su successi, gloria su gloria. Tanti onori e ricordi indimenticabili eppure vuol morire con quei ciak.
Il suo magnifico cane, uno di quegli esseri viventi che ci fa vergognare di come noi possiamo credere di esser superiori, il suo magnifico cane fa in modo che lo salvino.
In mezzo c'è tutto il resto,c'è la magia di un cinema muto e di un'orchestra che suona dal vivo, suona e dà una colonna sonora a quello che la gente vede ma non sente, un momento ilare, una tragedia, uno slapstick, un bacio d'amore.
C'è l'importanza del silenzio, il superfluo della parola, chè quando hai un viso che sa trasmettere qualcosa, quando capisci che uno sguardo vale più di 100 ore di chiacchiere, quando ti rendi conto della bellezza che può avere un gesto muto, quando realizzi che tuo corpo è un laboratorio e tutto quello che il tuo corpo può raccontare l'infinito, allora del sonoro te ne sbatti, e il rumore di una foglia che cade a terra è quasi una bomba atomica.
In mezzo c'è tutto il resto, c'è il trionfo e la sconfitta, l'adularsi e il commiserarsi, la fine di un amore e l'inizio di un altro, l'emozione di nascere una seconda volta in vita.
E c'è una ragazza che si abbraccia da sola immaginando che quella mano sia la tua, un neo che da dolce punto diventa enorme e accecante successo, una mano inghiottita dalle sabbie mobili che richiede disperatamente aiuto perchè è la mano di un uomo che sta veramente affondando, gli occhi lucidi di quell'uomo che vedono e sentono, sentono,e forse per questo piangono, lei in quel film, un autista che per stipendio vuole l'affetto, un cane che ti tira i calzoni perchè tu sei il suo padrone, la ragione della sua vita e sta cosa qui non devi farla.
E c'è una scena completamente muta e sorda, senza nemmeno l'onnipresente colonna sonora.
Ma è la scena più fragorosa di tutte.
Prima c'è un uomo che sbaglia ciak per quella cosa che Stanislavskiy non poteva prevedere, l'amore.
Poi c'è un uomo che vede ripartire il film della sua vita grazie al suo cane e a lei.
In tutto il mezzo ci sono due attori impressionanti, un film geniale, dolce, divertente e necessario.
In tutto il mezzo c'è la didascalia della bellezza.
( voto 9 )

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