Fiber Art. Un’arte che consiste nella realizzazione mediante tessitura manuale di abiti-scultura, arazzi e gioielli.
Ed è questa l’arte della designer torinese Silvia Beccaria che, da quasi vent’anni, ricerca e crea estendendo il concetto di “fibra” a materiali inusuali – e non solamente a quelli tessili – quali ad esempio pvc, gomma, plastica, lattice e poliuretano.
Il recupero di materie prime industriali anonime, spesso di scarto, ci regala oggetti scenici e d’impatto, proprio come i bijoux presentati da Silvia durante l’ultima edizione del Macef conclusasi domenica 27 gennaio.
I gioielli proposti sono anelli, bracciali e gorgiere che celebrano gli sfarzi cinquecenteschi del Rinascimento.
Il lavoro artigianale che ne è alla base consiste nella tessitura, filo dopo filo, di materiali che possono essere accomunati tra loro solamente per la loro “tessibilità”.
L’originalità sta, a mio giudizio, nell’utilizzo di materie flessibili e di colorazioni insolite, dove le trasparenze e il fluo si fondono, per creare degli oggetti prodotti mediante una tecnica antica, quella della tessitura manuale.
Ed è grazie alla contaminazione di passato e futuro che questi gioielli ci fanno assaporare un gusto tanto retrò quanto contemporaneo ed hi-tech.
I gioielli dello Studio Filarte di Silvia non sono solo gioielli. Sono sculture tanto leggere dal punto di vista materico quanto importanti nel loro carattere.
Sono oggetti che parlano di loro stessi senza bisogno che qualcun altro ne parli, obbiettivo non facile da raggiungere, a meno che non si sia così: evocativi, iconici e senza tempo.
Per contattare Silvia Beccaria potete visitare il sito www.studio-filarte.it
Erika Zacchello