Visto da Londra, Bersani non ha nulla di “comunista”

Creato il 06 gennaio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

I nostri eroi, visti da oltre Manica, appaiono diversi. Il Financial Times si rende conto che Bersani non è affatto comunista, come invece viene considerato in Italia. Può anche stupire leggere che Monti debba essere accantonato, dopo tanti peana. Il Pd viene visto come alternativa a Monti e Berlusconi. Ma Bersani, eventualmente eletto, sarebbe davvero pronto a non votare alcune leggi col sostegno della lista Monti per voi e contro Sel? Questa ipotesi il Financial Times non la considera. Ci sopravvaluta? E l’Economist vede un Berlusconi desideroso di instabilità.
Segue l’articolo pubblicato dal sito Presseurop.it.

L’ultima tempesta politica in Italia ha messo in crisi una situazione che sembrava essersi tranquillizzata. I politici italiani si sono dimostrati ancora una volta inaffidabili, scrive l’Economist. Il Partito della libertà di Silvio Berlusconi ha tolto il suo appoggio al governo Monti proprio un paio di giorni dopo che i titoli di stato italiani erano tornati sotto controllo.

Finora Monti aveva il sostegno del Pdl, del Partito democratico e dell’Udc. Anche se Pier Luigi Bersani ha dichiarato che rimarrà fedele al governo tecnico fino alla fine della legislatura, al suo partito converrebbe andare presto al voto. Dopo il successo delle primarie, i sondaggisti lo danno sopra al 30 per cento.

Perché allora Berlusconi vuole tornare al voto, nonostante sia molto probabile la sua sconfitta? Secondo le previsioni, il Pdl prenderà il 16 per cento dei voti, più o meno come il Movimento 5 stelle guidato dal comico Beppe Grillo. Ma il voto anticipato non porterebbe solo cose negative per Berlusconi.

Andare alle urne impedirebbe le primarie e quindi il ricambio generazionale ai vertici del Pdl e bloccherebbe l’approvazione di una nuova legge elettorale. E con questo sistema, il nuovo parlamento eletto sarebbe comunque instabile, proprio come vuole il Cavaliere.

Nel frattempo sul Financial Times l’ex direttore dell’Economist Bill Emmott si è schierato a favore di Pier Luigi Bersani, il leader del Pd. “Bersani è tanto lontano dall’essere un comunista quanto Berlusconi dall’essere un modello di rettitudine”, scrive il Financial Times, “L’Italia ha bisogno di un risultato che dia al nuovo governo la possibilità di sopravvivere fino alla fine della legislatura e di mettere in atto profonde riforme. I problemi dell’Italia non riguardano la gestione a breve termine del debito, che è stato l’impegno principale di Monti durante il suo anno al governo, né in generale il debito pubblico, nonostante sia al 120 per cento del pil”.

“Il vero problema è la cronica mancanza di crescita economica degli ultimi vent’anni”, prosegue il quotidiano britannico,”per risolverlo serve un governo capace di rimuovere gli ostacoli alla crescita del paese. Questo risultato può essere raggiunto solo con la vittoria del Partito democratico di Bersani, quindi – nonostante tutti i suoi pregi – con il pensionamento di Monti come premier”. – traduzione di Giovanni Ansaldo

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