Eclisse un accidente
di Marco Cagnotti
Tanta bella gente accorsa per vedere lo spettacolo. Anche giornalisti della televisione e della radio e della stampa scritta e del Web e… Insomma tutti tranne lui: il Sole. Che c’era, ovvio. Ma stava dietro le nuvole. Sicché niente: dalla Specola Solare Ticinese l’eclisse non s’è vista. Ci siamo beccati un gran freddo, abbiamo fatto un gran chiacchierare, ci siamo pure divertiti, ma il Sole non l’abbiamo ammirato. E per concludere anche il telegiornale s’è ridotto a riprendere solo le nostre facce infreddolite.
Mattina buttata? Manco pe’ gnente. Tanto per cominciare, per l’occasione Costantino Sigismondi mi ha (giustamente) cazziato precisando che non è vero (come credevo e andavo raccontando) che da un punto di vista scientifico un’eclisse parziale non serve a nulla. Macché: è utile per fare misure metrologiche e selenografiche, per dire. Se riesco a convincere il Sigismondi, magari in futuro glielo faccio raccontare per bene anche qui su Stukhtra. E poi Mario Gatti mi ha fatto scoprire una poesia di Trilussa che precisa precisa si attaglia a quest’occasione…
L’eclisse
(da Trilussa – Le poesie, Arnoldo Mondadori Editore, 1951)
Si, ’st’ecrisse che fanno li scenziati,
nu’ lo nego, sarà una cosa bella,
ma però tutti l’anni è ‘na storiella,
ciarimanemo sempre cojonati.L’antr’anno mi’ fratello pe’ vedella
ce venne espressamente da Frascati,
stette un’ora coll’occhi spalancati
senza poté scoprì manco ‘na stellaSe er celo è sempre nuvolo, succede
che un’antra volta, quanno la faranno,
nun ce sarà gnisuno che ce crede.E io ciavrebbe gusto: perché quanno
er celo è annuvolato, chi la vede?
Che lo dicheno a fa’? Perché la fanno?