Il racconto proposto nel brillante film di Olivier Nakache ed Eric Toledano è una storia realmente accaduta, ambientata a Parigi, ai nostri giorni.
Si narra dell'aristocratico Philippe Pozzo di Borgo, un uomo molto ricco, colto e raffinato, il quale, in seguito ad un incidente, è rimasto interamente paralizzato e trascorre ormai la sua esistenza incolore e ripetitiva su di una sedia a rotelle.
Philippe vive in un ricco palazzo di sua proprietà, circondato da amici e servitù che, comunque, lo collaborano e, servizievoli, esaudiscono ogni suo desiderio.
Un giorno, però, accade che a Philippe necessita di avere assolutamente un badante e, alla sua porta si presenta Driss, un giovane senegalese della banlieue, uomo dai modi spicci e con alle spalle una vita difficile, costellata di numerosi piccoli furti e da espedienti di ogni genere.
Driss ha scelto di partecipare alla selezione per badante presso l'aristocratico Philippe unicamente perché spera che, con questa dichiarazione di partecipazione, egli possa ottenere il sussidio statale di disoccupazione.
Infatti, realmente, non ha nessuna intenzione di farsi assumere e di lavorare.
Ironia della sorte, invece, viene scelto e assunto in prova proprio dallo stesso Philippe, che è rimasto positivamente colpito dal suo modo di porsi.
E così Driss va a stabilirsi nel lussuosissimo palazzo, lontano mille miglia dal suo universo di riferimento di sempre.
Il perché della scelta di Philippe è proprio, a dirla tutta, il rozzo comportamento di Driss che lo convince di avere trovato la persona giusta, quella cioé, a differenza della totalità della gente, priva di pietismi ipocriti nei confronti di una persona invalida.
Driss si trova, dall'oggi al domani, catapultato nel lusso di un appartamento che non avrebbe mai potuto neanche sognare e, poco alla volta, impara a conoscere bene Philippe, la sua vita reale, i suoi desideri e le sue speranze.
E nasce gradualmente tra i due uomini un'intesa che va al di là dell'abissale differenza esistente.
Mentre scatta piuttosto la molla della comprensione reciproca e della altrettanto reciproca "crescita" educativa , autentici momenti di formazione , nel rispetto sempre delle diverse condizioni sociali e di vita.
Ecco allora che tra i due gradualmente si cementifica una "quasi amicizia", quella che dà appunto il titolo al film.
Un film che merita d'essere visto proprio per la lezione che ci offre contro i luoghi comuni e le ipocrisie di cui siamo infarciti quando, nel rapportarci agli altri,bianchi o neri che siano, non sappiamo guardare al di là del nostro naso e liberarci da certi pregiudizi.
Pregiudizi che non servono altro che ad ergere barriere insormontabili e, sostanzialmente, a farci poi vivere male.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)