Quando e come è nata la tua casa editrice: qual era il progetto iniziale, quali i soci e la prima sede, e come si è evoluta nel tempo?
La casa editrice nasce come idea nel novembre del 2009 per poi svilupparsi concretamente, con il primo volume, nel gennaio del 2010. Un sogno, una passione, una sfida: questi le tre micce che hanno messo in moto la spinta all’impresa editoriale. Edizioni della Sera nasce da una mia idea, condivisa dal grafico che attualmente è ancora con noi, Elisa Bonfadini, a cui si sono uniti man mano sia editor tra cui un gradito ritorno di Sara Catacci, addetti stampa, redattori e un altro grafico, Irene Carboni. Lunga la lista dei nomi, condivido con tutti il merito di essere ancora qui. La sede “storica” è in zona La Storta dove ha preso piede il progetto editoriale che nel tempo ci ha visto crescere con un catalogo di 50 titoli e un buon numero di autori inseriti nella nostra realtà.
In Italia solo un terzo delle case editrici dotate di ISBN pubblicano più di dieci titoli l’anno. La concorrenza è spietata e la quota di mercato coperta dalle piccole case editrici non supera il 10-12%: perché hai deciso di puntare su un settore così rischioso?
Si diceva prima, la sfida. Rientro nel mio carattere, da ariete, e nella voglia di competere e riuscire a scardinare alcune dinamiche e invertire alcuni luoghi comuni. Fare editoria era e resta un mestiere e una “missione”: si lavora tanto, i guadagni non sono mai certi, ci sono mille grane, sei sotto la lente di ingrandimento sempre. È un lavoro per persone che non mollano.
Quali sono le maggiori difficoltà – di qualunque genere – che hai incontrato nella tua attività di editore?
Sicuramente la distribuzione. Se non riesci a esporre il tuo catalogo, a promuoverlo, ad arrivare alla gente, rischi di vanificare le idee messe in campo. C’è voluto tempo e tanta abnegazione ma alla fine una buona distribuzione nazionale l’abbiamo ottenuta, cercando di curare il lancio e la vita di ogni libro nella maniera migliore, di supporto con autore-distributore-libraio. Non sempre ci si riesce, è soprattutto attraverso gli errori siamo cresciuti molto.
Quale libro o autore ti ha dato maggiori soddisfazioni? E al contrario, un libro o autore sul quale puntavi molto e che ti ha invece deluso?
Non voglio escludere qualcuno dall’elenco o fare elogi. Tutti, a vario titolo, hanno contribuito a diffondere il marchio “Edizioni della Sera”. Ho solo ravvisato che alcuni autori hanno interpretato nel giusto modo lo spirito di essere autore oggi: incontrare persone, essere il protagonista, seguire il proprio libro, supportare l’editore. Purtroppo non per tutti è così: peccato per loro, per il loro futuro editoriale, hanno fatto male a loro stessi.
A chi hai affidato, se lo hai fatto, il compito di selezionare i manoscritti che ricevi e in base a quali criteri viene effettuata la selezione?
Fortunatamente abbiamo sempre ricevuto tanto materiale grazie anche al buon nome che ci viene riconosciuto e al lavoro quotidiano che svolgiamo per mantenerci sempre “sul pezzo.” I manoscritti che arrivano in redazione vengono “visti” abbastanza velocemente per non perdere l’attualità e non “regalare” buone idee agli altri. In seguito vengono scartati quelli che non rientrano nel catalogo editoriale che, annualmente, rivediamo per calibrarlo alle esigenze del mercato e/o valutare tagli o inserimenti. Dopodiché passiamo alla prima lettura che, se favorevole, viene approfondita in una seconda per poi arrivare a un giudizio. Abbiamo diversi lettori e un editor di riferimento, tutti passano attraverso il confronto con me. Poi ci sono i libri su commissione, l’iter ovviamente è diverso.
Passiamo a due punti dolenti: cosa pensi delle EAP e dei recenti casi di insolvenza da parte di alcuni editori di cui si è molto discusso sui social network?
L’hai detto già, un nota dolente l’EAP. Su questo siamo tutti d’accordo. È una minaccia al lavoro di qualità e selezione che molti editori fanno, va contrastata e limitata per quanto possibile da chi ha il potere di farlo. Non è la sola minaccia che imperversa nel circuito editoriale: lo strapotere dei grandi marchi, i gruppi degli amici degli amici, il recupero crediti nei confronti delle librerie, il sentirsi solo e non tutelati da un mercato che rende “vecchio” un titolo dopo meno di un mese.
Riguardo alle insolvenze: anche qui siamo tutti d’accordo che il lavoro va pagato, in tempi certi e definiti. Se poi la ruota gira bene, tutti ne traggono vantaggio. Troppo facile stare dalla parte del mio collega, dico solo che si deve capire quando è il caso di fermarsi, di prendersi una pausa. Dall’altra parte, invece, ravviso un accanimento violento nei confronto degli editori, spesso in buona fede nel voler continuare a dar vita a un’idea.
E per concludere, guardiamo avanti: parlaci di speranze e timori, dei progetti e delle prossime uscite.