In questi giorni pervasi dalla tristezza per il rientro dalle vacanze, il telefono che continua a squillare per le richieste di aiuto da parte di clienti, amici e colleghi e piene di gente “incazzata per strada”, uno pensa che il peggio dovrebbe finire! D’altronde anche un proverbio, se non sbaglio, dice che quando si tocca il fondo non si puo’ che risalire. Invece a me sembra andare sempre peggio! Premetto che non posso lamentarmi della mia vita lavorativa, che come quelle di tutti e’ fatta di alti e bassi, ma qui credo di aver toccato, anzi raschiato, il fondo del barile. Insomma, per farla breve, nel marasma piu’ totale di queste frenetiche giornate di lavoro ecco che squilla per l’ennesima volta il telefono. Un cliente “importante” di Milano, per cui abbiamo eseguito alcuni progetti, mi chiede di incontrarlo per la partenza di un nuovo progetto web. Senza esitare un millesimo di secondo, dopo aver capito di cosa si trattava, abbiamo fissato un appuntamento per stabilire l’evolversi dei lavori. Progetto molto importante e impegnativo per la costruzione di un portale, non posso dire precisamente di cosa trattasi, ma vi posso assicurare che non e’ niente di facile, in prima battuta anche un po’ ambizioso. Finalmente l’incontro con il cliente e due responsabili marketing della sua azienda. Caldo cane, sole a palla e questi tranquillamente in giacca e cravatta come se fosse dicembre, mentre noi, sempre in tre, tranquillamente in pantaloncini corti e maglietta. Insomma di tutto punto per un incontro preliminare con uno dei nostri gia’ clienti, una passeggiata. Premetto che il cliente e’ importante per due semplici motivi:
pieno di idee originali da sviluppare
pieno di denaro e gran pagatore
Insomma il cliente perfetto per ogni web designer freelance.
Tralasciando altri dettagli che sono inutili divagazioni arriviamo al nocciolo del mio dissenso. I due consulenti parlano e illustrano alla grande il progetto, fino a crederci veramente anche loro, anche se non sanno una mazza della sua fattibilita’ nel web. La spiegazione ci affascina e i minuti che investono a illustrare ogni minimo dettaglio passano in fretta e senza alcun sbadiglio da parte nostra. Ok abbiamo capito di cosa si tratta, passiamo ai tempi di realizzazione. A questo punto la loro richiesta si fa un po’ troppo pressante, chiedono 2 mesi per la messa online del progetto. Noi siamo scettici, ma visto che ci tengono in modo particolare per riuscire ad essere on line prima di dicembre, faremo degli straordinari. E fin qui niente da eccepire. Io sono stato zitto, composto e non ho parlato mai a vanvera. Pero’ adesso e’ il mio momento, visto che nessuno tocca l’argomento essenziale per un web designer freelance. Il progetto lo abbiamo capito, sappiamo per filo e per segno come deve essere sviluppato, le tecnologie da utilizzare e il tempo a nostra disposizione, ma i soldi? Non per essere venale, ma in un mondo in cui gli euro sono considerati la merce di scambio preferita di una trattativa commerciale, perche’ non chiedere un preventivo, una sorta del resoconto in base alle ore di lavoro e delle persone che partecipano al progetto? Quindi con eleganza usando un metodo “chiccoso”per non sembrare attaccato ai soldi, ecco che esordisco: “Ci prendiamo 5 giorni di tempo per mandarle un preventivo per esaudire tutte le sue richieste e per la costruzione del portale”. Mi sembrava una frase scontata, visto che non si era mai toccato l’argomento del compenso. In realta’ pensavo toccasse al cliente stesso affrontare il tema del quid, poco male! La risposta? Cosa vi aspettate? Che abbia detto “aspetto il vostro preventivo per email”? Sicuramente no, altrimenti non avrei scritto questo articolo.
Risposta: ”il preventivo non serve, non voglio investire del denaro in questo progetto. Chiedo la costruzione del portale e la partecipazione al 50% degli utili che puo’ dare il portale finito.”
Dopo aver sentito tale risposta e aver contato fino a dieci, ho tirato un sospiro e poi ho replicato: “Lei mi sta chiedendo di sviluppare un portale con determinate caratteristiche, di metterlo in linea entro 2 mesi e di caricarlo su un suo server, nella speranza che quando il suo progetto iniziera’ a portare degli utili, io, povero e misero web designer freelance, forse vedro’ una parte dei miei soldi.”
Qui non posso piu’ descrivere il mio stato d’animo e quello che e’ successo nel nostro incontro, altrimenti diventerei volgare e poco professionale.
Ho voluto scrivere di questa assurda richiesta per farvi capire come gira il nostro mondo. Siamo in balia di clienti che hanno delle pretese assurde, al limite dell’immaginabile e che spesso dobbiamo avere il coraggio di declinare. Sara’ la crisi, il caldo o la mancanza di ossigenazione al cervello, sta di fatto che fino ad oggi pensavo di averle sentite di ogni tipo, ma questa le batte tutte. Io magio tutti i giorni e sono abituato a mangiare con i frutti del mio lavoro. Un web designer non puo’ assumersi il rischio di impresa per una multinazionale, tantomeno quando e’ lei la prima a non investire in prima persona sul progetto da realizzare. Siamo dei professionisti e come tali dobbiamo essere trattati. Liberi professionisti che investono ogni giorno tempo e denaro per lo studio, l’informazione e le ralazioni con il pubblico. Gente che e’ abituata a lavorare, a creare e a trovare le soluzioni piu’ originali in un tempo limitato. Creativi che hanno come obiettivo la soddisfazione del cliente. Insomma web designer freelance non vuol dire essere imbecille, significa essere un professionista della rete e riuscire a costruire un sito internet, proprio come un muratore che tira su un muro. Ma come il muratore vuole e deve essere pagato, altrimenti la cazzuola………Non facciamoci prendere in giro da richieste senza senso e non dobbiamo avere paura nel dire no! Alle volte quel no serve a non perdere il cliente ma a ridimensionalo e portarlo ad un nuovo tavolo di trattativa. Questo e’ solo un esempio delle richieste assurde che ci arrivano. Con sorriso, con gentilezza e una dose infinita di calma noi preferiamo dribblare e passare la palla a qualcun altro.Altrimenti finisce che non mangiamo ma siamo soci al 50% di migliaia di aziende.
Alla prossima!