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Vita da scarabocchio

Creato il 27 aprile 2015 da Jeanjacques
Vita da scarabocchio
Quello che siamo stati, lo riversiamo in ciò che creiamo. O almeno, così dicono delle persone molto più sagge di me. Altri asseriscono invece che il sistema migliore per creare qualcosa di valido sia parlare di ciò che conosci... quindi cosa c'è di meglio del proprio vissuto per far rispettare questa regola? Ammesso e non concesso che si arrivi davvero a capire qualcosa di se stessi, perché (soprattutto) l'autoanalisi credo sia la cosa più difficile che esista.

E' un po' quello che ho cercato di fare con questo lavoro. E di metterci, anche se con una certa estremizzazione, quello che sono stato da adolescente. Ed è proprio il caso di dirlo, che adolescenza di merda. Ma se non altro un'occasione per parlare di alcune cose che ultimamente, purtroppo o per fortuna, stanno per uscire dalla mia vita: manga, anime e musica metal.Che insomma, sono cose abbastanza distanti fra loro.Ma diventano necessarie per raccontare questa storia, quella di uno scarabocchio che decide di esplorare il mondo. Un'azione quasi oltraggiosa, perché in questo mondo (che sarebbe il nostro) i disegni hanno vita propria, solo che si auto-impongono di seguire un rigidissimo codice morale che li obbliga a stare immobili sulla superficie su cui vengono creati, fino a che non verrà la loro fine, qualunque essa sia. Questo rivoltoso scarabocchio verrà disegnato su un muro, costruito appositamente per un contest di graffiti, da una bambina di passaggio, e il suo carattere curioso mal si sposerà fin da subito con la filosofia dei suoi coinquilini. E da qui la fuga. Una fuga che lo porterà a conoscere Elena, una problematica ragazza dark sovrappeso fissata con i disegni di manga e anime, con cui instaurerà una strana e assurda amicizia.Inutile dire che da adolescente sono stato, anche se non sovrappeso, il classico metallaro fumettaro. E che i fumetti erano prevalentemente manga, particolare che mi ha causato una fissazione tipica di certi jappominkia che è fortunatamente andata a esaurirsi in fretta. Cosa che invece non succedeva con la musica, dato che ascoltavo di tutto, ma il mondo del metal mi aveva pericolosamente inglobato per un periodo, creandomi delle aspettative e causandomi le prime, grandissime delusioni.Poi però si cresce e, per fortuna, arrivi anche a ridere di tutto quello. Ma le risate si spengono quando vedi che ci sono tuoi vecchi compagni che a crescere proprio non ce la fanno.Sembra quasi impossibile non etichettarci e, a dirla tutta, pure il 'vestirsi normalmente' fa parte di un'etichetta a sua volta. E quando non ci si mettono di mezzo parafrasi stilistiche, ecco che arriviamo noi stessi a nascondersi sotto delle identità che non sono le nostre. E' una cosa che noto spesso quando vado in giro, sia al lavoro, che nel parlare con la gente che incrocio per strada o leggendo svariati post su Facebook - senza contare che il mondo virtuale a reso quasi d'obbligo la cosa. Alla fine siamo quasi tutti schiavi di noi stessi, dell'idea che vogliamo dare al mondo della nostra identità, e penso sia proprio questo a far nascere i maggiori conflitti interiori.Temi grossi, dei quali forse dovrebbe parlare un sociologo.Io ho voluto provarci con questa storia, mettendo in mezzo disegni che si muovono e vecchie passioni. Un po' perché mi sembrava il modo più originale per farlo e un po' perché prendermi troppo sul serio non mi riesce.E perché mettere alla berlina delle cose che in minima parte sono state tue, ti fanno capire che sei fallibile come tutti. E forse è proprio questo il motivo per cui si cerca di scrivere...

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