Magazine Diario personale

Vita da summer student / 1: Prime impressioni (e un Nobel)

Creato il 21 giugno 2012 da Stukhtra

di Silvia Fracchia

Prendi un mercoledì mattina al CERN. Sveglia alle 7, e fin qui niente di strano. Colazione alla “cafeteria”: un espresso (sì, chiamiamolo espresso e non facciamo i soliti italiani schizzinosi) e un godurioso e burroso croissant, di quelli che trovi solo in Francia (anche se siamo in Svizzera, ma il confine è a pochi passi). Ok, ora sei pronto per andare… in ufficio? No, oggi è previsto qualcosa di meglio: sei pronto per andare a sentire un Premio Nobel.

Niente male la vita da summer student. Sono passati solo pochi giorni dal mio arrivo qui al CERN, ma una cosa l’ho già capita: non si vive di solo lavoro, e le decine di ragazzi e ragazze da ogni parte del mondo che ogni estate invadono il CERN, pieni di voglia di imparare e di divertirsi, ne sono l’esempio vivente.

E’ iniziata ufficialmente, infatti, l’avventura dei “CERN Summer Students 2012”. Qualcosa come un paio di centinaia di studenti di fisica, informatica e ingegneria di tutte le nazionalità, selezionati e assegnati a un progetto di ricerca, ognuno seguito da un personale supervisore. Quest’ultimo è, per i giovani aspiranti ricercatori, una sorta di mentore, un punto di riferimento assoluto che spiega, aiuta, insegna e li guida in un mondo ancora sconosciuto. Proprio qui, al Laboratoire Européen pour la Physique des Particules (passatemi il francese, per una volta). Al Large Hadron Collider, quello del tunnel della Gelmini, dei neutrini, del bosone di Higgs e delle SUSY. Tra i fortunatissimi prescelti, ebbene sì, ci sono anch’io. A pasticciare con i dati dello spettrometro a muoni dell’esperimento ATLAS (e scusate se è poco). A vivere un’esperienza che durerà due mesi e non sarà certo dimenticata.

Vita da summer student / 1: Prime impressioni (e un Nobel)

Il Globo della Scienza e dell'Innovazione, edificio simbolo del CERN, dove si è svolto il workshop dedicato all'esperimento MoEDAL.

Ma torniamo a mercoledì mattina, all’espresso con il croissant burroso e al premio Nobel. Succede così che proprio durante il tuo terzo giorno di lavoro sia previsto un workshop su MoEDAL (il solito acronimo, questa volta di Monopole & Exotics Detector At the LHC), un affascinante esperimento di cui fino a ieri, lo ammetto, ignoravo l’esistenza (sono solo un’inesperta studentella, in fin dei conti), ma che mi ha aperto le porte di un nuovo, misterioso e affascinante mondo di nuova fisica. E succede anche che, caldamente invitata a partecipare quale summer student, tu ti ritrovi alle 9 di mattina rinchiusa nel Globe ad ascoltare un tale di nome ‘t Hooft, mentre racconta di monopoli magnetici e stringhe di Dirac. Già, proprio quel Gerard ‘t Hooft che nel 1999 vinse, insieme a Martinus Veltman, il Nobel per “aver spiegato la struttura quantica dell’interazione elettrodebole”. Ma non è finita qui. Perché subito dopo ‘t Hooft è la volta di un altro pezzo grosso, un certo John Ellis, tra i massimi studiosi della supersimmetria, e di tanti altri non proprio pivelli della fisica delle particelle. Una mattina come tante, insomma.

Vita da summer student / 1: Prime impressioni (e un Nobel)

Gerard 't Hooft, fisico olandese e vincitore del premio Nobel per la Fisica nel 1999.

MoEDAL, che dal 2010 costituisce il settimo esperimento ufficiale in corso all’LHC (non a caso è noto come “il magnifico 7”), è un progetto tanto piccolo e modesto nella tecnologia quanto profondo e ricco di contenuti. Il fine dell’esperimento è infatti quello di realizzare il sogno di Dirac: trovare l’evidenza sperimentale dell’esistenza dei monopoli magnetici, teorizzata nel 1931 dall’illustre fisico britannico ma mai ottenuta nella pratica, sebbene molti esperimenti siano stati realizzati a tal fine (tra i quali figura MACRO, svolto al Gran Sasso).

Immagine ricostruita dei detector di MoEDAL, nella regione dove ha sede il rivelatore VELO dell'esperimento LHCb. (Cortesia: CERN)

Non solo: MoEDAL si propone di cercare prove dell’esistenza di particelle esotiche massive, stabili e altamente ionizzanti, come il dione, una particella quadridimensionale dotata di carica sia elettrica sia magnetica e la cui esistenza è prevista da molte delle teorie di grande unificazione. Il tutto con un apparato sperimentale estremamente semplice: MoEDAL è senza dubbio il più modesto degli esperimenti in corso all’LHC, costituito essenzialmente da una serie di rivelatori di traccia posti intorno al rivelatore principale dell’esperimento LHCb, il VErtex LOcator (VELO). Per capire davvero gli obiettivi di MoEDAL è necessaria una conoscenza approfondita degli scenari della fisica oltre il Modello Standard, che al momento non possiedo. Ma posso dire, per concludere, che il workshop mi ha senza dubbio svelato un panorama di una fisica dal fascino inaudito.

Con un inizio del genere, insomma, non posso fare a meno di pregustare le magnifiche sorprese che quest’esperienza unica mi riserverà.


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