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Vita dura per i futuri insegnanti

Creato il 25 novembre 2013 da Propostalavoro @propostalavoro

Vita dura per i futuri insegnantiVita dura per i futuri insegnanti, sempre che riescano a diventarlo… un giorno! Sembra che non si riesca davvero a mettere ordine nella intricata questione su come diventare insegnanti nel nostro paese. Un tempo bastava andare nelle regioni giuste, accumulare un po’ di punteggio, ed era fatta, nel giro di qualche anno la cattedra era tua. Ma adesso la strategia del punteggio non basta più a garantire la possibilità di un posto nella scuola. Non è bastato arricchire gli enti di formazione a suon di corsi da 3 punti né tantomeno fomentare le guerriglie tra gli insegnanti, il personale scolastico (e aspirante tale) vive ormai nel caos e nell’incertezza.

I governi che si sono susseguiti non sono riusciti a dare continuità e garanzie alla scuola, ognuno ha istituito nuove regole spesso in contrasto con quelle dei loro predecessori, diventando così terreno facile per i ricorsi. I sindacati, che dovrebbero garantire i diritti degli insegnanti, in realtà non fanno che speculare sulla precarietà degli stessi e sugli errori grossolani compiuti dal ministero. Più che difendere diritti pensano a difendere le loro casse.

Se la situazione generale non dovesse bastare a dipingere il fosco quadro della scuola italiana, scendiamo ancora più nel dettaglio. Per diventare insegnanti è necessario abilitarsi, il Ministro Gelmini che ha istituito il TFA, lo strumento normativo che permette di conseguire l’abilitazione, non è mai stato attivato durante tutto il periodo in cui è stata al governo, c’è stato dunque un vuoto di quattro anni in cui gli aspiranti insegnanti non hanno avuto alcuna possibilità di abilitarsi. C’è voluto il governo tecnico col Ministro Profumo a far partire il primo TFA, milioni di aspiranti hanno dovuto superare test difficilissimi solo per avere la speranza di frequentare un corso che non avrebbe garantito loro nulla se non il possesso di un titolo. In molti casi le domande dei test erano errate o parzialmente corrette e ancora una volta fiumi di ricorsi e regole cambiate in corso d’opera.

Tralasciamo volutamente la parentesi “concorsone” dove basterà ricordare che i ricorsi sono stati talmente tanti che si è rasentato il ridicolo, il bando è stato letteralmente smantellato dai ricorrenti che ovviamente hanno pagato i sindacati e in molti casi, senza ottenere nulla. Ma ritorniamo ai TFA. Le grandi menti che sono riuscite a superare le mirabolanti prove d’accesso hanno dovuto frequentare i corsi in tempi record, visto che lo stesso ministero aveva dettato regole poco realistiche per la loro conclusione. Adesso viene il bello. Al termine dei corsi, dove, specifichiamo, ha partecipato anche chi insegnava già da molti anni, qualcuno ha pensato che forse chi aveva sufficiente esperienza nell’insegnamento non aveva bisogno di superare dure prove per frequentare un corso abilitante. Quindi? Sono stati istituiti i TFA speciali ora diventati PAS a cui può accedere chi insegna da minimo tre anni senza dover superare alcuna prova d’accesso.

Ma nel frattempo cosa è successo a chi non ha avuto la possibilità di abilitarsi? Ovviamente ha continuato a insegnare per anni da non abilitato e precario. Ma l’ultima “chicca” è degli ultimi giorni. La Commissione Europea ci ha multati per abuso di contratti a termine e minaccia di portare l’Italia di fronte alla corte di giustizia Ue. Bruxelles lamenta che i precari della scuola vengono utilizzati attraverso contratti a termine pur svolgendo gli stessi compiti del personale permanente e che la legge nazionale non fa nulla per prevenire tali abusi. Infine, a tutti coloro che nella vita stanno studiando per diventare insegnanti diciamo di non preoccuparsi, la situazione che abbiamo appena descritto non potrà toccarli minimante, il DECRETO 25 marzo 2013 n. 81 ha infatti stabilito che, chi si è laureato dopo il 19 luglio 2013, non potrà più inserirsi in terza fascia né accumulare punteggio insegnando nelle paritarie. Nella migliore delle ipotesi questo potrebbe voler dire mettere un po’ d’ordine in questa intricata situazione dove il caos regna sovrano, ma nella peggiore, si potrebbero estromettere in questo modo intere generazioni di nuovi insegnanti senza alcun criterio se non un dato anagrafico e un puro caso, quello di essere nati nel momento sbagliato. Se qualcuno sta pensando che tutto questo ha dell’assurdo, non si potrà che convenire. 

Alessia Gervasi


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