Vita, morte e miracoli – il segreto di Canio Calicchia

Creato il 04 luglio 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Se vi foste trovati, quella sera, lo avreste visto come l’ho visto io: spettinato, stralunato, allampanato, a leggere un libretto bordò come se lo avessimo costretto con la minaccia di togliergli la birra. Era la prima edizione di Non sono Sòle, e pensavo: Ma da dove è uscito, questo?

Lo penso tuttora, in realtà.

Da dove è uscito Canio? Intanto da quel Roberto Mandracchia che si aggirava quella sera nella libreria sperando di non dover leggere: un giovane siciliano-ma-non-scassate-i cabasisi-con-Montalbano che seguo con delizia anche sui social, come dicono i beninformati.

Poi, narra la storia, dai suoi genitori, avendo ereditato da pater certum Calicchia due cose: il ginocchio valgo e un cimitero a forma di fica (ci ho messo un quarto d’ora solo a pensare se scriverlo o meno, abbiate pietà), oneri trasmessi da generazioni di Calicchia a maschi e femmine indistintamente. In più pare non possa aver figli.

Insomma, non proprio una gemma di cui andare orgogliosi, almeno non a Retola, paesino di poche anime, molti preti e diversi animali da cortile; eppure l’insignificante custode è benaccetto perché innocuo- anche se tutti per sicurezza al solo vederlo toccano ferro (o insomma, qualcosa che credono sia solido almeno quanto il ferro, persino le donne che di quel ferro lì non sono dotate). Canio nella sua bizzarria non crea problemi, perché essa si confonde nella palude delle stranezze in cui galleggiano indisturbati ex-sindaci alcolizzati, professori realisti, preservativi usati, gente famosa senza ragione, prostitute con figli in guerra, cacche di bambino, vedove stizzose e colombi: una normale stranezza. Fino a che su questa palude non si leva una stella radiosa che parla con santi e madonne come parlasse con le galline, tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili per il nostro Candide.

Quando la fede scroscerà improvvisa su Retolo, sollevando dalla palude una serie di piccole onde che non tarderanno a tramutarsi in qualcos’altro, solo Canio si rifiuterà di credere, perché custode di un segreto che ha ereditato (con annesso ginocchio valgo e cimitero a forma di…sapete cosa) da suo padre. Le onde inferocite tenteranno di ingoiarlo e non riuscendo lo sputeranno a riva.

Se mio padre non fosse stato per sempre dentro la fica, gli avrei chiesto perché mi avevano imbrattato casa con la merda di cavallo. Probabile che mi avrebbe risposto che volevano far ridere, e io non avrei capito. Ci sono tante cose che non capisco.

Una farsa? Una tragicommedia?  Mentre Roberto leggeva, in quella lingua strana che ha inventato ad hoc per Retolo, ho riso molto e ho comprato il libro (proprio così, signori, i libri vanno com-pra-ti) sull’onda di questa immediata simpatia. Leggendolo, invece, ho avvertito una leggera malinconia e molta tenerezza per questo santo (lui sì, santo) folle che porta in cuore una certezza: comunque vada, finiremo lì, in una buca, in un cimitero che ha la forma del luogo misterioso da cui siamo venuti.

p.s. Ora non vi grattate, però.


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