Gli addetti ai lavori lo hanno classificato come un giallo filografico, un’indagine di polizia che rincorre, unico indizio per risolvere un omicidio, la scrittura corsiva. La grafia perduta tra le dune della desertificazione calligrafica, dell’omologazione dell’era del digitale. Vite Corsive, romanzo di Marco Nundini, edito da Ibiskos Editrice Risolo, è uno scenario originale, una sorta di visione onirica su di un futuro che è già presente. Un oggi fatto di messaggi tanto veloci quanto effimeri, di mail sgrammaticate, ridondanti, inconservabili. Nel labirinto di situazioni e personaggi si deve spesso navigare a vista, un po’ come all’inizio della storia devono fare gli interpreti: una giovane ed umorale ispettrice di polizia ed un più maturo, ma non per questo meno intrigante, Filografo. La prima, nativa digitale incapace di fare rotta tra indizi corsivi, per lei ormai scarabocchi senza ne capo ne coda, dovrà lasciarsi guidare da un viaggiatore del tempo, un ricercatore del tratto perduto, sognatore e scienziato della scrittura. L’indagine è un viaggio. Un itinerario emozionale di passioni che si scatenano come in un temporale, un percorso fisico tra il Veneto e l’Argentina, una traccia temporale che corre tra passato e futuro. Stupendo imprevedibile finale.
La quarta di copertina
La rivoluzione digitale del secondo millennio ha ormai cancellato il corsivo, il ductus della scrittura, trasformando quei caratteri tanto cari alle passate generazioni in geroglifici incomprensibili. Per questo motivo il giovane ispettore Loreta Assensi, poco più che trentenne, è costretta a chiedere aiuto per risolvere un insolito caso d’omicidio. Insolito a partire dall’arma, perché chi ha ucciso lo ha fatto con i fiori. Insolito perché l’unico indizio è un’ingiallita lettera vergata a mano che l’antiquario veronese Roberto Trentin tiene stretta nel suo letto di morte. Figlio di italiani immigrati in Argentina, egli è la vittima inconsapevole di un’oscura verità. Un segreto che nemmeno lui conosce. Un segreto nascosto tra le pieghe della scrittura, tra le missive che per decenni i suoi avi hanno spedito da una sponda all’altra dell’oceano. Ad aiutarla è un docente e ricercatore fuori dalle righe e dal tempo: il Filografo. Sarà proprio lui a farle intraprendere un viaggio che la porterà dalle rive scaligere dell’Adige sino alle sponde del Riò Paranà. Non solo un giallo dai riflessi noir, ma il presagio di un mondo il cui passato presto svanirà nell’effimera vita di uno stile di comunicare senza più carta, senza più inchiostro.
L’autore
Marco Nundini nasce a Reggio Emilia. Giornalista pubblicista da oltre un decennio, ha lavorato con le maggiori riviste italiane di viaggi e turismo (Gente Viaggi, Panorama Travel, Quì Touring, Oasis, Traveller Condé Nast) firmando reportage da ogni angolo del pianeta. Per due anni ha coordinato l’area iniziative speciali del mensile Itinerari e luoghi. Nel 1999 ha ricevuto dal Presidente del Messico il premio giornalistico “Pluma de Plata”, quale autore del miglior reportage sul paese in lingua italiana. Oggi vive e scrive a Verona.
Info
http://www.marconundini.it
http://www.vitecorsive.it