Mauro Rostagno nasce a Torino, città che sarà poco presente nella sua vita viste le innumerevoli esperienze che lo hanno portato in giro per il mondo; Milano, Trento, Parigi, l’India e Trapani, la sua ultima dimora, sono forse le tappe più importanti della vita di quest’uomo, contraddistinta da un fortissimo senso di libertà e dalla lotta contro le ingiustizie. Sanatano (così aveva deciso di farsi chiamare dopo il viaggio in India) è stata una persona sicuramente fuori del comune, forse per questo accusato spesso, e sopratutto ingiustamente, di episodi lontani dal suo modo di pensare, quali ad esempio il coinvolgimento nel delitto Calabresi, da cui è risultato totalmente estraneo. Il bellimbusto però vuole focalizzare l’attenzione su un aspetto in particolare, ovvero la lotta alla mafia condotta da questa persona del nord, quindi tecnicamente lontano dal fenomeno mafioso, che ha pagato con la vita il suo impegno, era infatti il 26 Settembre 1988 quando diversi colpi di pistola hanno cercato di farlo tacere per sempre.
Ma come in ogni storia italiana di mafia che si rispetti, la pista mafiosa è stata l’ultima ad essere presa in considerazione, delitto passionale, dissidi interni alla comunità Saman sono alcune delle strade intraprese e poi sistematicamente smentite, ma nel febbraio 2011, quindi 23 anni dopo, la procura di Trapani riapre il processo come delitto di mafia. Mauro Rostagno è stato il primo a parlare di mafia nel trapanese, a denunciare le infiltrazioni all’interno del sistema politico, grazie ad un programma su una tv locale da cui lanciava le sue accuse, è stato il primo che ha cercato di parlare alle coscienze della gente, denunciando il sistema mafioso come un’assenza di libertà dei cittadini, e forse per questo il suo seguito andava crescendo di giorno in giorno, forse per questo motivo, questa persona venuta dal nord e quindi tecnicamente lontana al fenomeno mafioso, è riuscita in qualche modo a far breccia nella società civile.
Rammarica però l’idea che i siciliani accettino in silenzio soprusi ed abusi, in un certo senso dispiace che sia un “forestiero” a cercare di liberarci da questo profondo senso di schiavitù e prostrazione che ci rende succubi verso i poteri forti, è inammissibile il nostro non-senso civico e l’accettazione di non-libertà; Rostagno è stato un esempio, da non siciliano ha pagato con la vita le colpe di noi siciliani, è giusto dargli il prestigio che persone del suo calibro meritano.
L’ultima considerazione è verso la nostra Italia, la cui storia insegna che spesso chi è considerato un terrorista, destino che accomuna Rostagno a Peppino Impastato, sia invece un modello da seguire, e come invece sarebbe il caso di diffidare da chi si pone all’opinione pubblica come perbenista a tutti i costi; la storia ci insegna che sarebbe il caso di guardare con un’altra ottica alcuni apparati statali ed alcuni uomini di Stato, ce lo dimostrano Rostagno ed Impastato, ne abbiamo piena consapevolezza guardando alle stragi di Capaci e via D’Amelio, le bombe nelle piazze ed i depistaggi a tutti i costi. Guardiamo le cose con i nostri occhi, apriamo alla totale libertà le nostre menti, non facciamoci condizionare da fantocci intenti a tutelare solo i loro interessi.
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La foto di Mauro Rostagno è stata presa dal sito di Libera.
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