CARACAS – Credere al “destino” non è certo razionale, ma chissà se i coniugi Rosa e Beppe Scalvenzi, a quel destino, in queste ore non ci hanno almeno per un momento pensato. Perché, loro lo sanno, su quell’aereo misteriosamente “inghiottito” dal cielo ci sarebbero potuti essere anche loro. E invece quella mattina non solo saliti perché Rosa aveva avuto la sola, semplice voglia di godersi ancora per qualche ora la bellezza dell’isola: “Sul loro aereo c’erano posti liberi – racconta Beppe – Missoni insisteva perché partissimo insieme e finissimo in aeroporto la partita di burraco che avevamo cominciato. Ma mia moglie ha preferito rimanere ancora qualche ora sull’isola piuttosto che aspettare in aeroporto”. E poi uno dice che la vita è questione di scelte…
Anche credere ai “presentimenti” e al proprio “sesto senso”, poi, non è razionale eppure Beppe racconta: “Ho visto i fulmini, c’era un temporale. L’aereo si è infilato nella perturbazione e non ne è uscito più”. E, con il velivolo, sono spariti la sorella Elda e il marito Guido Foresti insieme a Vittorio Missoni e la compagna Maurizia Castiglioni.
Scalvenzi, dunque, non crede all’ipotesi di un dirottamento anche se la moglie, Rosa, continua a sperare in tal senso. Domenica sera i coniugi Scalvenzi sono rientrati in Italia.
La famiglia Missoni, intanto, aspetta notizie con una speranza ormai appesa ad un filo. ”Hanno chiesto di non essere disturbati, abbiamo grande fiducia nelle autorità del Paese sudamericano” ha detto Paolo Marchetti, direttore generale dell’azienda che dalla sede di Sumirago (Varese) presidia le attività operative.
A far perdere le tracce del velivolo “deve essersi trattato di un evento improvviso e catastrofico”, che non ha dato tempo al pilota di segnalare l’emergenza, ha sottolineato l’ambasciatore Paolo Serpi. C’è un buco di tempo di due minuti tra quando il pilota ha chiuso il contatto con l’isola e il momento in cui doveva prenderlo con Caracas, ha ricordato il diplomatico, sottolineando “il massiccio dispiegamento delle forze” in una zona molto vasta. I mezzi venezuelani – ha aggiunto – puntano “in un’area dove potrebbe esserci stato l’impatto, con una profondità che è tra i 48 e i 54 metri”.
I lavori andranno avanti ancora ”per otto giorni” e, se necessario, anche oltre, ha precisato, sottolineando che anche la costa venezuelana viene controllata, “nel caso in cui arrivino dei rottami”.