È la barese Upwind a occuparsi di questa formazione di Córdoba (città spagnola da noi meglio conosciuta come Cordova), ma che ha scelto di citare nel proprio nome la capitale della Serbia. Un bel mix geografico che da un punto di vista musicale continua col linguaggio di estrazione screamo di cui si compone Flores, Carne, di certo influenzato dalla scena francese e non distantissimo da colleghi tedeschi come gli Jungbluth. Insomma, seppure ci si trovi di fronte ad un lavoro di genere, i Viva Belgrado hanno saputo confezionare una prova matura e ricca di spunti d’interesse. L’alternarsi e il sovrapporsi di melodie toccanti – a tratti sognanti – con sferzate di energia, la capacità di aprire la scrittura con improvvise esplosioni di luce (da manuale del genere), la cura con cui il tutto è assemblato e riesce a trasmettere emozioni, rendono questo album vivo e pulsante, di certo privo dell’elemento sorpresa e della voglia di infrangere le regole, ma non per questo meno a fuoco o apprezzabile proprio per l’equilibrio e il gusto nell’amalgamare i vari ingredienti. In breve, se questo tipo di sonorità fa al caso vostro e siete stufi di lavori pedissequi e privi di mordente, Flores, Carne saprà riportare alla mente i sapori veri dei piatti cucinati con sentimento e non ricalcati per seguire qualche trend a bella posta. Perché, questo è innegabile, la riuscita del disco è in gran parte dovuta alla spontaneità e alla disinvoltura con cui le composizioni sono state costruite e vengono interpretate. La scelta della lingua madre aggiunge un che di (almeno per noi) originale e dà la classica spinta in più. Promossi.
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