Viva l’italia

Creato il 03 marzo 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Un viaggio televisivo nel mondo del lavoro, “Dalle mondine al call center”, all’interno di uno spazio scenico che ripropone un’ideale stazione ferroviaria, Enza Sampò nella rubrica Viva l’Italia, sul canale Arturo, racconta i cambiamenti del lavoro degli Italiani dal dopoguerra ad oggi. Ospiti speciali le mondine di Novi di Modena e il sociologo Franco Ferrarotti.

In una metafora tra passato e presente il racconto si snoda tra il mondo della produzione agricola del lavoro manuale a quello meccanizzato che permette  alle donne di uscire dalle loro “prigioni dorate domestiche” per rivendicare un posto nelle professioni maschili, milioni di contadine e casalinghe vengono spinte dal bisogno nella produzione su larga scala: la fabbrica, la filanda, la miniera, l’ufficio, diventano i luoghi della rivoluzione industriale. La duplicità misteriosa del femminile, la forza di attaccarsi alla vita, tra cucito e corredo, tra catena di montaggio e bambini sono le spinte che hanno portato avanti la civiltà. Lo spirito di adattamento e la pluralità di mansioni le ha sottratte dalla solitudine delle quattro mura, dando loro la possibilità di trovare altre compagne e compagni con cui ribellarsi alla propria condizione di sfruttate, diventare protagoniste della propria vita, spezzare la propria sottomissione all’uomo, insomma dare un colpo al patriarcato. Possiamo dire che dalle mondine son partiti simbolicamente i movimenti di liberazione delle donne, da lavoratrici della terra a manager, prova incontrovertibile della tenacia e della grinta femminile, testimonianze di grande flessibilità e adattabilità.

Un percorso di evoluzione che ha portato in pochissimo tempo un paese fondamentalmente agricolo e per la gran parte analfabeta a diventare una potenza economica e industriale. Oggi  l’informatizzazione crea una comunicazione velocissima che domina i mercati. Internet è infatti il mezzo di comunicazione più diffuso ed utilizzato nel mondo del lavoro.

Un mondo del lavoro  che cambia  e che ha  creato nuove figure professionali per il domani dell’economia mondiale, nuove realtà per i giovani che si affacciano all’orizzonte lavorativo all’alba della crisi economica.  Il call center è attualmente un settore  in crescita ed ha permesso a molte persone disoccupate di poter trovare un posto di lavoro. Ma le condizioni in cui sono costretti a lavorare gli operatori dei call center sparsi per l’Italia sono pietose.  Luoghi di lavoro spesso non concepiti per questo tipo di impiego e, quindi, non  adatti per numerose persone che devono parlare al telefono con un computer acceso. Per non parlare poi del lavoro in sé: per la salute non è il massimo avere delle cuffie incollate alle orecchie che emettono, oltre ai normali suoni, anche scariche di rumori pesanti. A lungo andare l’udito dei lavoratori ne risente molto. E che dire dello stress: tra una telefonata e un’altra, tra un problema risolto ed un altro non c’è neanche una pausa. E i contratti? La maggior parte sono a progetto: e questo causa insicurezza e precarietà tra i lavoratori. Un intera generazione che non può pianificare il proprio futuro e la propria vita, lavoratori sfruttati, chiusi nel loro individualismo in attesa di un futuro migliore.

Negli ultimi anni enormi cambiamenti sono avvenuti sia per i contenuti oggettivi che per le componenti della forza lavoro, sia per le funzioni sociali che per i tempi e i luoghi di svolgimento delle attività, insomma possiamo riassumere dicendo: dalla terra al precariato ma, sempre all’insegna dell’insicurezza. C’è sempre meno spazio per quella cultura riformista che pensava di coniugare liberismo economico ed equità sociale. Per questo ci paiono sempre più stanchi e inutili i discorsi sull’economia di mercato di tanti politici di destra o sinistra. Solo un cambiamento radicale nell’economia e nella società può sconfiggere il disegno reazionario dei poteri e delle forze che ci hanno portato alla crisi attuale e che pensano di farla pagare interamente a noi.

O si cambia davvero o si precipita in una società mostruosa. Forse è proprio la dimensione e la brutalità delle alternative che ci spaventa e frena, ma se questa è la realtà allora è il momento di avere coraggio.


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