Così scriveva Alberto Asor Rosa, sulle pagine del Manifesto, il 13 aprile del 2011:
“… Una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale “stato d’emergenza”, si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato, congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d’autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d’interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale.”
Un appello alle “Forze Sane della Nazione”, secondo alcuni; secondo altri le farneticazioni di un vegliardo arteriosclerotico.
Non mi pronuncio, ma entrando nell’ordine di idee dell’ineffabile Asor Rosa, mi chiedo perché egli, in quell’occasione, non abbia fatto appello ai Pompieri, eroi senza macchia e senza paura, la più sana delle forze sane di un paese marcio.
No, caro Asor Rosa, non vorrei assistere a uno scenario cileno e vedere la piazza del Quirinale presidiata dai carri armati e magari il Palazzo bersagliato dai caccia bombardieri.
Ma se i Pompieri scendessero in campo e le loro autobotti andassero ad abbeverarsi alla Fontana dei Dioscuri per purificare i Palazzi del Potere col gagliardo getto dei loro idranti io sarei con loro.
VIVA LE POMPE!
http://www.youtube.com/watch?v=80W1AihBIOQ
Federico Bernardini
Illustrazione tratta da Google immagini