No, non ho festeggiato per la vittoria di Obama. La auspicavo, anzi, ero seriamente preoccupato da una eventuale (e nemmeno tanto ipotetica) vittoria di Romney perché quell’uomo mette paura, ha tutta l’aria di un nazista travestito da mormone travestito da protestante americano. Un uomo di quello stampo alla guida della Nazione più potente al mondo e, quindi, di fatto, alla guida del mondo o, comunque, in grado di determinarne il destino è molto più che preoccupante.
Così ho sperato nella vittoria di Obama e quando ne ho avuto la certezza ho tirato un sospiro di sollievo. Ma non ho gioito. C’è poco da gioire vista la politica poco incisiva, fallimentare all’estero, del quadriennio di presidenza appena concluso. È vero che il presidente “abbronzato” ha anche intrapreso alcune riforme sociali che in USA sono o possono essere epocali. È anche vero che non ha potuto portarle fino in fondo per la divisione tra le due camere. Ma è anche vero che ha dato prova di scarso coraggio e di scarsissima incisività. E non parliamo della politica estera fallimentare, con guerre inutili e una strategia mediorientale che ha fatto quasi più danni di quella di George W.Bush (se mai fosse possibile).
Purtroppo però l’alternativa era tra un allievo di Hitler e lui e c’è da rallegrarsi perché abbia vinto lui. Anche perché noi, cittadini del resto del mondo, siamo governati dall’America ma non abbiamo diritto di voto. Che mai possiamo fare per influire sulle scelte della Nazione più forte del mondo? Beh, forse potremmo iniziare cercando di cambiare le cose a casa nostra…
Luca Craia