Il nostro romanzo, un thriller storico, è ambientato nella Venezia del Settecento, un secolo, com’è noto, caratterizzato dall’inesorabile declino economico e politico della Serenissima, ma anche da una straordinaria fioritura artistica. Vivaldi ne è divenuto il protagonista perchè di lui ci attiravano, oltre alla grandezza del compositore, l’abilità dimostrata calandosi nei panni dell’impresario teatrale e la sfrontatezza del sacerdote dispensato dal dire messa per ragioni di salute, ma dedito a una multiforme e frenetica attività lavorativa. L’abbiamo immaginato incline a estraniarsi all’improvviso dalla mediocrità del mondo per inseguire l’ispirazione creativa, e insieme, da buon veneziano, capace di ogni astuzia mercantile; frequentatore mondano dei palazzi nobiliari, ma più felice all’Ospedale della Pietà, circondato dalle sue putte, allieve modello e straordinarie musiciste. Abbiamo voluto rimarcare in particolar modo i due aspetti più antitetici della sua personalità: da una parte l’ossessiva ricerca di successo e di guadagno e dall’altra l’affetto profondo verso i familiari e (nella finzione letteraria) l’amore, coniugale e paterno, per le donne della sua vita.
Il musicista si trova coinvolto in un crescendo di situazioni logoranti originate, indirettamente, dalla forza irresistibile di un cristianesimo che nell’additare agli uomini l’orizzonte ultraterreno non rinuncia a ispirare in loro l’anelito a lottare per la giustizia in questo mondo, un cristianesimo che si alimenta di un presunto vangelo apocrifo passato attraverso i secoli per le mani dei più insigni riformatori religiosi e sociali.
Di tale rivoluzionario documento, che sembra preludere ai grandi progetti socialisti otto-novecenteschi, sono depositari nel 1700 i gesuiti delle “reductiones”, che ad esso attingono per alimentare la loro opera di emancipazione dei guaranì dalle terribili condizioni di sfruttamento imposte dagli encomenderos, i latifondisti spagnoli.
Nello scontro fra i gesuiti (astuti e intriganti, ma anche disinteressati e pronti al sacrificio di sé) e gli spietati latifondisti, Vivaldi è costretto a destreggiarsi per sfuggire a una serie di contingenze e lo fa rivestendo un ruolo che gli viene attribuito suo malgrado, addirittura contro la sua stessa volontà. Il musicista, nel tentativo di sottrarsi a un sempre più pericoloso gioco delle parti, non ha altra risorsa che il suo genio di compositore e ad esso sarà costretto a ricorrere per sfuggire a quella che, nella sua semplice e pragmatica visione della vita, gli appare come una gigantesca macchinazione contro di lui.
Dario Piccotti e Alvaro Torchio