Vizi capitali: l'invidia

Da Enricobo2


L'invidia è una brutta cosa. Mina tutti gli altri sentimenti e ti spinge a crogiuolarti nelle secche dell'anima. Di solito lascia stare i giovani lanciati verso le vette degli ideali e del desiderio ed è più propria degli anziani biliosi che guatano in giro, bramosi di ciò che gli altri hanno e che a loro spesso è ormai negato avere. Ma veniamo ai fatti. Forse avrete notato che da oggi il blog ha una nuova intestazione, uno schizzo ad acquarello che ben rappresenta lo spirito di quanto scrivo. Ma cosa era successo prima? L'amico Dottor Divago, blogger concittadino di alta levatura che sa scavare nei meandri del brago per trovare perle di rara arguzia e che vi consiglio di seguire, poteva con orgoglio fregiare il suo sfondo di un bel disegno, opera di quel Gino "Baleta", di cui vi ho già parlato, barista zen e mentore di intere generazioni di studenti alessandrini nel locale mai a sufficienza rimpianto, tra le nebbie di questa città in agonia. Ebbene sì, l'invidia mi rodeva fino al fondo dell'anima, un sentimento esacerbato non solo dalla deprivazione di essere anch'io onorato di un omaggio simile, ma anche dall'essere il suo, esibito con protervia, propria del giovane di successo. Io invece, pur frequentatore immeritevole di detto locale, non potevo in alcun modo fregiarmi di quel labaro, di un riconoscimento che in ogni caso significava appartenenza ad un club, ad una città, ad una categoria filosofica. 
Ma l'anziano è brutto soggetto, abituato a tramare nell'ombra per arrivare ai suoi sporchi fini con ogni mezzo. Così, con astuzia contadina, prima aderendo al gruppo FB Bar Baleta Amarcord, poi con la scusa di salutare di tanto in tanto il carissimo Gino, ho buttato là, come per non parere, il mio desiderio di poter fregiare Il vento dell'est, di un disegno dedicato, di un'opera firmata che mi facesse riguadagnare posizioni nella considerazione cittadina, molto critica riguardo a queste finezze. Pensavate forse che il filosofo delle boccette mi avrebbe trascurato lasciandomi nelle panie del desiderio inappagato, roso da quella invidia malevola tipicamente mandrogna? Affatto, nonostante i suoi 85 suonati e tutte le cose che ha da fare, tra un torneo di tennis e l'altro, ha trovato il tempo di dedicarmi questo lavoro che mi è arrivato direttamente in originale accompagnato da un simpatico biglietto. Vorrei farvi anche notare come lo schizzo abbia saputo cogliere in pieno lo spirito di queste pagine. Il mio amato vento dell'est, che soffia sempre più forte verso quel nostro campanile alessandrino, così deciso a resistergli ed allo stesso tempo a lasciarcisi andare, con l'uomo che vi si aggrappa disperato, desideroso di abbandonarsi, ma allo stesso tempo con la voglia irrinunciabile di rimanere legato a questa terra di marca e di confine, ibrida e ricca di esperienza. Grazie Gino di questo regalo, non hai idea del piacere che mi ha fatto e adesso agli altri il brucio.


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