Magazine Diario personale

Vizi e virtù di esseri umani in carne ed ossa.

Da Gattolona1964

 

Sono nata nei mitici anni sessanta, più precisamente nel 1964. Credo che tra tutti i decenni vissuti sino ad oggi, dal 1960 al 1980 circa, siano stati due decenni importantissimi e meravigliosi, pieni di sorprese e di vita vera, non virtuale. Gli anni sessanta, in particolare hanno segnato un’epoca, lasciando una grossa impronta nel mondo e non mi riferisco solo, come qualcuno potrebbe pensare, alla nascita dei Beatles, l’11 settembre 1962. Per conferire con voi di aspetti più terreni e non di fenomeni di massa a livello mondiale, ricordo bene, che per parlare con qualcuno, si andava a suonare il campanello, oppure si scriveva una lettera o, nelle urgenze, si mandava un telegramma. Ci si ritrovava attorno al tavolo per la Sagra, sfoggiando un abito nuovo, si facevano enormi tavolate a Natale e a Pasqua, venivano festeggiati Battesimi, Comunioni, Cresime, fidanzamenti, matrimoni, e forse anche divorzi. Sempre di persona, badate bene, sempre viso a viso, usando le varie espressioni, cambiando l’inflessione della voce, abbracciando più o meno forte l’altra persona. C’erano poi la Messa della domenica, ritrovo quasi obbligato per ascoltare non solo la parola di Dio, ma anche per informarsi di tutte le novità del Paese, il momento più bello ,quello del gossip, avveniva sul sagrato della Chiesa: prima, durante (per chi fumava e non resisteva sino alla fine) e dopo la funzione. I nostri padri e nonni, si ritrovavano anche al mercato settimanale del martedì, per discutere e concludere affari, informarsi a quanto era il granoturco ed il fieno, sapere se Tizio aveva bisogno di acquistare da Caio una bella scottona e se l’uva avrebbe dato un buon vino. Bei tempi! Tempi di parole, dette con la voce, accordi siglati con uno sputo nella mano, ritrovi e scambi di opinioni religiose all’Oratorio, dove ci chiedevamo il senso della vita e il mistero della Santissima Trinità. Giochi a briscola al Bocciodromo, i primi timidi “ganci”alla fermata del tram o alla gelateria “La Romana”. Poi vi erano le classiche “festine” in casa, alle quali si veniva invitati a voce, per passaparola o con un bigliettino scritto a mano, messo nella cassettina della posta. Anche in quelle gioiose e solari occasioni, con una chitarra suonavi con le mani e i ragazzi/e più intonate, cantavano a squarciagola “Ti amo” (anno 1977, Umberto Tozzi….). E potevamo guardare negli occhi tutti, sorridere o stare in un angolo, nell’attesa che qualche bel ragazzo ci invitasse per un lento, potevamo respirare nell’aria l’amicizia o l’invidia, si percepiva se c’era gioia o tristezza e se qualcuna di noi, aveva il ciclo e stava male, le altre amiche ad aiutarla, dandole magari un Optalidon per farle passare il mal di pancia e trascorrere così, qualche ora in allegria. Ed oggi, amici miei, come va con una stretta di mano, suoniamo ancora il campanello per invitare la nostra migliore amica a cena, o abbiamo paura di disturbare? Come ci comportiamo con gli auguri del compleanno, scrivendoli in bella grafia, a mano, con la biro e recapitandoli di persona o spediti via posta ordinaria? Belle domande mi faccio, alle 22.11 di sera, bei quesiti mi pongo, nella speranza di avere pareri e osservazioni anche da voi. Con la nascita del primo cellulare nel 1985, il famoso Dyna Tac 8000x, un mattone che pesava kg. 1,130, senza display, con la sola funzione di fare il numero, chiamare e rispondere. Trentacinque minuti di autonomia e dieci ore per ricaricarlo, lo si portava in giro dentro ad una valigetta che ti faceva venire male alla spalla, ma era comunque solo un telefono. Punto e basta. Dentro non c’era il mondo e i pianeti, serviva per telefonare e ricevere. Peccato che da quel prototipo della Motorola, ne sono seguiti a migliaia, ognuno con tante di quelle funzioni che non ci sarà più bisogno nemmeno di andare in sala operatoria a togliere un’appendicite: il chirurgo lo farà con il cellulare, se poi invece dell’appendice, il mostro è scarico e ti toglie la prostata, ancora sana e funzionante pazienza! L’ho odiato, sono stata una delle ultime ad acquistarlo, ed ora, sono dipendente da questo mezzo freddo ed impersonale e non riesco a disintossicarmi. Ci avevo provato anni fa, dopo averne distrutti alcuni, cadendomi spesso, mi ero ripromessa di non acquistarne più, ma è più forte di me: non riesco a staccarmene mai, nemmeno quando sono in bagno sul water o in ospedale per un prelievo del sangue. La mia rabbia e le mie domande comunque vanno tutte in una direzione: come faccio ad esprimermi con l’interlocutore, con uno Short Message Service? Che poi, alla fine diventano un tema libero: botta e risposta, per mezz’ora: come stai? Dove 6? Cosa fai? Scendi g.;TVTB, io n, tu s…,ciao vez, cmq ti love, ke cosa dici? A ke time? Perchè sto usando, come i ragazzini, tutte quelle faccine simpatiche ma impersonali, per esprimere ciò che sento in quell’istante? C’è una faccina gialla per ogni sensazione:rabbia, affetto, sberleffo, pianto, risata, caffè, amore, linguaccia, amicizia, occhiolino…ma è mai possibile che io, nata nel ’64, abituata a toccare l’altro/a, (non fraintendetemi!), ad abbracciare o a stendere con un’occhiataccia, chiunque non mi vada a genio, debba ricorrere sempre di più a ‘sti SMS. Poi, aggiungo e termino, per fortuna che mi rifiuto dall’iscrivermi a Twitter, cinguetterei tutto il giorno e sono pure stonata! Digerisco volentieri i blog, salotti virtuali di chiacchiere, amo le mail, non sopporto Facebook… Ho bisogno di ritornare alle origini, quando arrossivo se mi corteggiavano ma ne ero anche orgogliosa, si vedeva dai miei occhi e dal mio sorriso! Ma come faccio oggi, cioè domani a far capire a te che mi piaci molto e mi attizzi? Non c’è il disegnino del fuoco ancora, ma dopo questo posto forse lo metteranno! Come posso dimostrare alle mie tre amiche Roberte, Sandra, Anna, Morena, Titti, Cinzia, Monica…….a mia sorella, che le adoro e che voglio loro un mondo di bene? Insegnamoci a vicenda a ritornare a suonare quel campanello, ad andare di più a trovare di persona, le persone, a parlare con la nostra voce, ad esprimere tutto quello che sentiamo. E’ troppo comodo, usare sempre e cmq i messaggini, teniamoli solo per brevi e concise comunicazioni: domani, 28 febbraio 2022, funerale di Pinco Pallino, Chiesa di S. Girolamo, ore 15.00, non mancare. Per tutto il resto, c’è la voce ed il nostro corpo, che sa muoversi e sa farsi interpretare molto meglio di uno Short. O no?

 

Fabiana.

 



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