Vladimir Putin: “La forza come garanzia della sicurezza nazionale russa” (2a parte)

Creato il 24 marzo 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

In prossimità delle recenti elezioni presidenziali, che l’hanno visto vincitore, Vladimir Putin ha realizzato una serie di articoli relativi al suo progetto politico. Abbiamo già tradotto e pubblicato in questa sede Russia, questione nazionale e Unione Eurasiatica ed ora proponiamo, sempre con la traduzione di Veronica Sheynina dall’originale russo, la traduzione di un secondo intervento. Si tratta di Владимир Путин: “Быть сильными: гарантии национальной безопасности для России”, pubblicato sulla “Rossijskaja Gazeta” del 20 febbraio scorso. Di seguito la seconda parte del lungo intervento di Vladimir Putin (per la prima parte cliccare qui).

Sui nuovi requisiti del complesso militare-industriale russo

Il complesso militare-industriale, nostro orgoglio, vanta enormi potenzialità intellettuali e tecnologiche. Ma dobbiamo parlare chiaro anche dei problemi. In effetti, i centri di difesa nazionale e le imprese del settore negli ultimi 30 anni hanno avuto una lenta modernizzazione. Nel prossimo decennio dobbiamo recuperare questo ritardo e recuperare la leadership tecnologica in tutto lo spettro della moderna tecnologia militare. Vorrei sottolineare ancora una volta che nel riequipaggiare le forze armate, noi puntiamo sul’industria della difesa e sulle infrastrutture scientifiche della Russia.

Dobbiamo risolvere i vari problemi connessi: l’aumento di forniture di tecnologia avanzata e di prossima generazione; creazione di strutture scientifiche e tecnologiche d’avanguardia, sviluppo e sfruttamento di tecnologie essenziali per lo sviluppo di prodotti competitivi per uso militare e, infine, il progresso tecnologico delle industrie di produzione di armi avanzate e attrezzature militari. Costruzione, ricostruzione e ri-attrezzatura tecnica di base scientifica e sperimentale.

Oggi la Russia rappresenta parte integrante dell’economia globale ed è aperta al dialogo con tutti i partner, anche su questioni di difesa e cooperazione tecnico-militare. Ma lo studio delle esperienze e delle tendenze di altri paesi non significa che la Russia passerà all’utilizzo di modelli assimilati e non conterà più, invece, sulle proprie forze. Al contrario, per lo sviluppo sostenibile socio-economico e la sicurezza nazionale abbiamo bisogno, prendendo in consegna tutto il meglio, di costruire e mantenere l’indipendenza militare-tecnologica e scientifica della Russia.

In questo contesto vorrei parlare di una “materia sensibile” come l’acquisto di attrezzature militari all’estero. Come dimostra la pratica del mondo, tutti i fornitori-chiave del mercato globale delle armi, i paesi tecnologicamente più avanzati e industrializzati, sono allo stesso tempo gli acquirenti dei singoli sistemi, campioni, materiali e tecnologie. Ciò consente di risolvere rapidamente i problemi più pressanti legati alla difesa e, francamente, anche di stimolare i produttori nazionali.

Inoltre, vi è una differenza fondamentale tra acquistare per avere tecnologia propria e acquistare per rinunciare ad essa. Sono convinto che l’acquisto “punteggiato” di materiale militare e apparecchiatura non può sostituire la produzione delle nostre stesse armi e può solo servire come base per di tecnologia e know-how. A tal proposito, qualcosa di simile è accaduto in passato. Permettetemi di ricordarvi che l’intera “famiglia” di carri armati nazionali degli anni ’30 del XX secolo è stata effettuata sulla base di auto americane e britanniche. Quindi, utilizzando l’esperienza accumulata, i nostri esperti hanno creato il T-34, il miglior carro armato della seconda guerra mondiale.

Per migliorare realmente la difesa del paese abbiamo bisogno della tecnologia più avanzata, la migliore nel mondo, senza spendere miliardi e trilioni di rubli. E’ inaccettabile che l’esercito diventati un mercato per i modelli di armi, tecnologia e ricerca obsoleti, pagati con soldi pubblici. Ecco perché abbiamo creato severi requisiti per le nostre imprese della difesa e incoraggiato lo sviluppo della concorrenza, investendo molto nella modernizzazione dell’industria della difesa, nelle tecnologie avanzate, nonché nella formazione di specialisti.

Le attività delle imprese di difesa dovrebbero concentrarsi proprio sulla produzione di massa di armi nazionali di alta qualità, con le migliori caratteristiche di prestazione adatte alle sfide attuali e future della difesa. Inoltre, solo le ultime armi e attrezzature militari permetteranno alla Russia di rafforzare e sviluppare le posizioni sui mercati globali di armi, dove il vincitore è colui che offre tecnologie più avanzate. Limitarsi a reagire alle minacce e alle sfide dell’attualità significa condannare se stessi al ruolo eterno di ritardatari. Dobbiamo compiere ogni sforzo per guadagnare superiorità tecnica, tecnologica, organizzativa rispetto a qualsiasi potenziale avversario. Il requisito così rigido dovrebbe essere un criterio chiave per definire gli obiettivi di industria nazionale di difesa. Ciò consentirà alle imprese di effettuare pianificazioni a lungo termine, destinare consapevolmente le risorse alla modernizzazione e allo sviluppo di nuovi modelli di armi. E centri e istituti di ricerca avranno stimoli e orientamenti chiari per lo sviluppo della ricerca nell’industria militare e altre industrie affini.

Siamo andati molto avanti nella riforma dell’esercito; adesso abbiamo bisogno di rivedere anche i principi della pianificazione e l’attuazione del programma nazionale di armamenti. Per dare le possibilità alle aziende della difesa di pianificare un lavoro di lungo periodo, abbiamo deciso di effettuare l’ordine statale non più annualmente, ma una volta ogni tre, cinque o anche sette anni. Credo però che questo passaggio da solo non sia sufficiente. Dobbiamo iniziare con il collegamento fra pianificazione militare e fornitura dell’esercito con armi, attrezzature militari e altre risorse. Allo stesso tempo bisogna pensare alla fattibilità della creazione di un’agenzia unica responsabile del posizionamento e del monitoraggio dei contratti “di difesa”. Tale organismo sarebbe responsabile per l’attuazione degli ordini di difesa dello Stato per l’interesse di tutti i reparti. Le correzioni nell’ordinamento statale di difesa dopo la sua approvazione da parte del governo devono essere minime. Si deve ricordare che il prezzo di acquisto in tutti i casi deve essere equo e ragionevole, non solo per il compenso delle imprese, ma anche per gli investimenti nel loro sviluppo e la modernizzazione, il reclutamento e la formazione.

Un altro problema è che le imprese ed istituzioni nel settore della difesa, non avendo una base comune d’informazione, spesso duplicano le loro ricerche. Dobbiamo andare verso la creazione di un motore di ricerca con banche-dati comuni, norme comuni, un meccanismo di tariffazione trasparente per prodotti di difesa. E’ necessario sviluppare una più profonda integrazione e la cooperazione tra le imprese e l’unificazione della capacità produttiva. Allo stesso tempo, lanciando gli appalti pubblici, è necessario stimolare pure la concorrenza. Bisogna incoraggiare la concorrenza per la migliore qualità, soprattutto a livello delle idee, nella fase di ricerca. Tuttavia, nella fase della creazione del prodotto, la priorità dovrebbe essere data al progetto vincitore, per evitare la duplicazione di sistemi d’arma.

Nel complesso militare-industriale non è possibile raggiungere qualcuno placidamente; dobbiamo fare un passo avanti, uno sforzo per diventare i principali innovatori e produttori. Il raggiungimento della leadership tecnologica mondiale nel settore della produzione di armi comporta il restauro del ciclo completo dal design industriale alla modellazione e la produzione di massa dei prodotti di serie, garantendone l’uso nell’esercito e il successivo utilizzo.

La mancanza di incentivi per lo sviluppo delle idee innovative, la perdita dei legami tra università, istituti e imprese della industria della difesa portano ritardi nel settore della ricerca militare-industriale, la distruzione di scuole scientifiche e delle industrie ad alta tecnologia. Tutto questo non può aggiustarsi “da sé”, lo Stato non può limitarsi ad esporre gli ordini e assegnare appalti. Lo Stato deve continuamente ricercare gli studi più interessanti, i gruppi di ricerca che possono implementare il proprio patrimonio di conoscenze, favorire una sana concorrenza nella fase di attività di ricerca e sviluppo. Comprese le idee non convenzionali che nascono in gruppi di giovani appassionati. In tutti i paesi con l’industria della difesa sviluppata, la ricerca nel settore della difesa è sempre uno dei motori più potenti della crescita innovativa. Sono la ricerca e sviluppo sperimentale per la “difesa”, che ricevono un finanziamento pubblico forte e stabile e che possono portare alla realizzazione di quelle tecnologie innovative che nel settore civile semplicemente non avrebbero passato la “soglia di redditività”. Poi – quando già pronte – vengono sviluppate ed adattate al settore civile.

Abbiamo bisogno di aziende moderne, che funzionino come una sorta di mediatori tra militari, industriali, ambienti scientifici e politici. In grado di identificare e sostenere i migliori in campo nazionale per l’innovazione, evitando i processi burocratici delle numerose discussioni. Modelli ottimali di tali strutture sono in elaborazione e nel prossimo futuro verranno realizzati nella pratica.

Diversi giorni fa, in un incontro con esperti nel campo delle tecnologie delle telecomunicazioni e dell’informazione a Novosibirsk, erano menzionate le principali università americane che “si sono fatte un nome” per gli ordini e sviluppi nella difesa. Credo che abbiamo bisogno di coinvolgere attivamente la capacità civile delle università per l’attuazione di programmi per modernizzare l’industria della difesa. La grande mole di ordinativi nella difesa può essere un’altra fonte per lo sviluppo delle nostre principali università e centri di ricerca. A volta si sostiene che il rilancio del complesso militare-industriale è un giogo per l’economia, un onere eccessivo, che ai suoi tempi ha devastato l’Unione Sovietica. Sono sicuro che si tratti di un’idea profondamente sbagliata.

L’Unione Sovietica collassò perché aveva soppresso lo sviluppo del libero mercato nell’economia, perché ha trascurato per troppo tempo gli interessi del popolo. E anche per i tentativi disperati di far lavorare il paese come fosse una singola fabbrica, col risultato inevitabile della perdita del controllo anche nel settore della difesa. Ai tempi dell’Unione Sovietica non solo sperimentavamo, ma mettevamo anche in servizio contemporaneamente sistemi d’armi concorrenti. Ed inoltre il governo fallì pure nel favorire il trasferimento di tecnologia elementare nel settore civile.

E non dobbiamo ripetere gli errori del passato. Enormi risorse che erano investite nell’aggiornamento del sistema nazionale, nella modernizzazione dell’esercito devono essere il motore per la modernizzazione dell’economia. Deve essere un impulso importante per la crescita della qualità: quando la spesa pubblica crea nuovi posti di lavoro, sostiene la domanda del mercato e “alimenta” la scienza. In pratica stiamo parlando degli stessi effetti previsti nei programmi di modernizzazione in corso. Solo che “l’industria della difesa” fornirà un effetto molto più ampio rispetto a quello che siamo riusciti a raggiungere in precedenza. L’aggiornamento della difesa sarà la locomotiva che porta allo sviluppo di una varietà di industrie: metallurgia, ingegneria meccanica, chimica, elettronica, l’intero spettro delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni. Darà alle imprese in queste industrie sia le risorse per aggiornare la base tecnologica sia le nuove soluzioni tecnologiche. Garantirà la sostenibilità di molti gruppi scientifici e di ingegneria e, quindi, la loro presenza nello sviluppo del mercato per il settore civile.

Nel mondo moderno si è sviluppato un equilibrio di reciproca influenza tra le tecnologie di difesa e quelle civili. In alcuni settori (telecomunicazioni, nuovi materiali, ICT), sono le tecnologie civili che rappresentano la forza trainante per un rapido sviluppo della tecnologia militare, in altri settori (aeronautica e tecnologia spaziale) al contrario sono gli sviluppi militari che danno impulso al settore civile. Questa situazione richiede un nuovo atteggiamento verso i principi di scambio di informazioni. Revisione degli approcci obsoleti alla protezione dei segreti. Dobbiamo custodire rigorosamente il numero limitato dei segreti davvero importanti e, viceversa, promuovere lo scambio della maggior parte delle informazioni scientifiche e tecniche tra tutti coloro che possono efficacemente utilizzarle.

E’ importante fornire i flussi reciprochi di innovazione, tecnologia, tra i settori “di difesa” e quelli “civili”. Bisogna dare una stima ragionevole della proprietà intellettuale originata nel settore della “difesa”. Tale valutazione deve tener conto del potenziale della commercializzazione civile e la prospettiva del trasferimento tecnologico. E’ necessario concentrarsi sulla produzione civile presso le imprese dell’industria della difesa, ma senza ripetere la triste esperienza di “conversione” alle note pentole e pale in titanio. Un buon esempio di ciò è la messa in produzione di serie del primo aereo civile russo fatto in “cifra”, “Sukhoi Superjet“.

Ovviamente, abbiamo bisogno di una revisione approfondita delle attività economiche delle imprese di difesa. Ci sono molte aree di inefficienza – enormi spese inutili, spese generali, che a volte si contano a volontà. Rapporti scuri con gli appaltatori, quando la società “principale” sta sull’orlo del fallimento e in società collegate ai fornitori la redditività viene calcolata da un numero di due o tre cifre. Noi combatteremo fortemente la corruzione nel settore militare e delle forze armate, costantemente seguendo il principio di inevitabilità della pena. La corruzione nel settore della sicurezza nazionale è, infatti, un atto di alto tradimento.

L’eccessiva segretezza ha già portato alla riduzione della concorrenza, l’aumento dei prezzi dei beni militari, super-profitti che non vanno alla modernizzazione della produzione, ma nelle tasche di alcuni imprenditori e funzionari. Qualora non sia in contrasto con gli interessi nazionali per la conservazione di segreti di Stato, è necessario abbandonare la pratica delle gare chiuse. Appalti nel settore della difesa devono essere posti sotto stretto controllo pubblico, e le sanzioni per le violazioni della commessa statale devono essere irrigidite.

Costruiremo un algoritmo unico di lavoro delle strutture verticalmente integrate, guidati non da lobbisti di questa o quella impresa. Allo stesso tempo è necessario rompere gli stereotipi dipartimentali. Coinvolgere attivamente nella produzione di equipaggiamento militare e tecnologie di difesa le nostre imprese civili e società private. Lo sviluppo del complesso nazionale di difesa realizzato esclusivamente dallo Stato è inefficiente in questo momento, e a medio termine è economicamente impossibile. E’ importante promuovere il partenariato pubblico-privato nel settore della difesa, compresa la semplificazione delle procedure per le creazione delle nuove industrie della difesa. Le imprese private sono disposte a investire i mezzi, l’esperienza e le tecnologie disponibili nelle aziende della difesa nazionale. E crediamo che ci saranno ancora una volta i nostri “Demidov” e “Putilov”.

Tutti i principali produttori di armi ed equipaggiamenti militari negli USA e in Europa sono aziende private. Uno sguardo fresco al settore al di fuori della Russia, e ai i metodi di business nella produzione, daranno vita nuova al settore degli armamenti russo, rafforzandone la competitività delle armi sui mercati internazionali. Naturalmente, le aziende private di difesa devono agire in un regime speciale, compresi i requisiti della privacy. Ma ciò non deve diventare un ostacolo alla creazione di tali società, al loro sviluppo e all’accesso alle contrattazioni nell’ambito della difesa dello Stato. Sono le nuove società private che possono essere una fonte di innovazioni tecnologica, e che potrebbero modificare drasticamente il settore. Il problema è che un nostro investitore privato non sa quali sue capacità saranno necessarie nella difesa, non sa dove applicare il suo potere e il capitale. A questo proposito, è necessario creare una base d’informazione aperta e disponibile sui bisogni del complesso nazionale di difesa per attrarre investimenti privati.

All’ordine del giorno c’è anche la modernizzazione delle imprese che abbiamo ereditato dall’Unione Sovietica. E’ necessario ottimizzare l’intero processo produttivo, che permetta l’uso di tecnologie avanzate. Coinvolgere manager altamente qualificati, ingegneri, organizzatori di produzione dal settore privato. Rafforzare il controllo della qualità dei prodotti presso le imprese del settore della difesa e stabilire la responsabilità per i fondi utilizzati nell’ambito di appalti nel settore della difesa dello Stato.

Inoltre, è necessario effettuare una verifica delle esigenze di mobilità del paese. Il sistema attuale è in gran parte arcaico. Oggi non si richiedono attrezzature capaci solo di “stampare” le vecchie armi e munizioni. La base del complesso militare-industriale e la “riserva di mobilitazione” dovrebbe essere la produzione tecnica moderna, pronta a produrre prodotti di qualità competitive. Possono essere creati sia sulla base di fabbriche e aziende pre-esistenti, che necessitano di un rinnovamento, sia da zero.

E, naturalmente, è necessario aumentare il prestigio delle professioni correlate al lavoro “nella difesa”. E’ quindi ragionevole dare ai professionisti coinvolti nel settore della difesa ulteriori garanzie sociali e persino privilegi. Inoltre, il salario medio nelle imprese pubbliche del settore della difesa, di ingegneria e centri di ricerca dovrebbero essere commisurati alle indennità di denaro nell’esercito. Particolare attenzione va rivolta all’istruzione e alla formazione di nuovo personale al lavoro. Molte aziende oggi si trovano ad affrontare il problema della carenza di tecnici e operai specializzati e questo impedisce la tempestiva esecuzione degli ordini del governo, per non parlare della costruzione di competenze.

Ruolo-chiave nel risolvere questo problema devono avere le scuole superiori speciali (compresi i programmi di baccalaureato applicato) e istituti tecnici e scuole tecniche generali, i cui laureati vanno spesso a lavorare nella “industria della difesa”. Penso che sia possibile attuare un regime di occupazione, sulla base dei contratti tripartiti fra università, industria e studenti. Il lavoro presso l’impianto dovrebbe iniziare già nel periodo di formazione, nell’ambito di tirocini e stage. Agli studenti, oltre all’esperienza, darà un reddito dignitoso, e una motivazione ​​seria ad apprendere le competenze necessarie. Naturalmente, questa deve diventare parte integrale del programma formativo.

Il prestigio delle professioni tecniche è in graduale aumento. Le aziende della difesa sono chiamate ad essere una calamita per i giovani talenti, fornendo – come lo era ai tempi dell’Unione Sovietica – una migliore attuazione delle ambizioni creative nello sviluppo, scienza e della tecnologia. Credo che dovremmo pensare alla direzione orientata dei giovani lavoratori del complesso nazionale di difesa e degli studenti delle facolta tecniche di praticare nei principali laboratori russi ed internazionali, istituti e le fabbriche. La gestione di moderne attrezzature tecnologiche richiede una qualificazione molto alta, una seria conoscenza, competenze e apprendimento permanente. Pertanto, sono necessari programmi di sostegno e di formazione direttamente nella fase di produzione.

***

Costruendo una politica di difesa, modernizzando le forze armate, dobbiamo concentrarci sulle ultime tendenze nell’arte militare. Rimanere indietro con questi sviluppi vuol dire porsi in una posizione vulnerabile, mettendo in pericolo il paese e le vite dei nostri soldati e ufficiali. Non dobbiamo mai permettere una ripetizione della tragedia del 1941 quando l’impreparazione bellica dello Stato e dell’esercito è stata pagata con milioni di vite.

La scala senza precedenti del programma di modernizzazione delle armi e dell’industria della difesa conferma la serietà delle nostre intenzioni. Sappiamo che la Russia dovrà attingere per l’attuazione di questi piani a grandi risorse finanziarie. Il nostro compito è non estenuare ma moltiplicare le forze economiche del paese, creare un esercito e un’industria della difesa che siano in grado di garantire la sovranità della Russia, il rispetto da parte dei nostri partner e una pace duratura.

(Traduzione di Veronica Sheynina)


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