Le elezioni siciliane sono alle nostre spalle come un malintenzionato pieno di acciacchi: sono passate ma non sono il passato, perché contengono ominosi scampoli di futuro. Sono finite e sono appena iniziate, col loro curioso carico di eletti e diseredati. La loro parabola ha generato un nuovo glossario politicamente scorretto, che qui anticipiamo.
Vittoria: nella neolingua elettorale nessuno può perdere, e chi ha perso lo ha fatto solo perché si è distratto un attimo. Almeno tre partiti diversi dichiarano di aver vinto: Micciché ha vinto, Crocetta annuncia la rivoluzione, il Movimento 5stelle è il primo partito in Sicilia, Musumeci ha resistito. La vittoria siciliana è un elemento distensivo e soggettivo, di nessun valore proprio perché corale, epocale, innovativo ed evangelizzato. L’unico a non cantare vittoria è Raffaele Lombardo, che assiste sornione alle vittorie di Pirro dei gattopardi ammaccati e dei presidenti cristianizzati senza maggioranza.
Risultato strabiliante: eufemismo consolatorio per indicare l’esito crepuscolare del partito del padre ignobile, tra l’onore delle armi e il sollievo per il mancato linciaggio.
Grillo: ortottero natante in vena di riforme, se non epocali almeno lessicali. All’indomani dell’affermazione di un movimento definito da Crocetta come “una zitella acida”, la zitella ha puntualizzato che d’ora in avanti la parola “partito” sarà bandita come la parola “leader”. Gli epigoni di Grillo non potranno più chiamarsi grillini, perché la denominazione sarebbe riduttiva e verticistica e quindi offensiva: i grillini sono così i primi seguaci offesi dal nome del fondatore. Confusi da questioni onomastiche, i piccoli ortotteri non sanno se la loro opposizione si tradurrà in un appoggio esterno al governo Crocetta: non c’è ancora un termine adatto per definirla, e se in futuro dovesse esserci ci auguriamo che con apposito comunicato non lo ritengano oltraggioso.
Trattativa: non si sa se sia il contrario della rivoluzione annunciata da Crocetta o una pericolosa rivoluzione occulta, che cambia gli equilibri di potere mescolando Mancino a Ciancimino, Dell’Utri a Cinà, Mannino a Provenzano. L’udienza preliminare del processo che potrebbe farci conoscere verità insopportabili, fissata il 29 ottobre, è stata rinviata al 15 novembre. Nulla però sapremo, forse per molto tempo: il processo si svolgerà a porte chiuse, impedendo al resto del mondo di conoscere il contenuto dei patti scellerati tra Stato e antistato. La trattativa è intrattabile, chiusa e silente come si chi trincera nel non voto.
Astensionismo: è il vero trionfatore delle elezioni siciliane ma non canta vittoria perché sa di sconfitta, di esasperazione, di muta rabbia per una classe politica incapace di rinnovarsi, minata dai fascisti di ieri, dagli scudocrocetti immortali e dagli insetti parlanti di oggi.
Sinistra: affine al mancinismo, è un orientamento politico legato all’emisfero centrodestro dell’arco costituzionale. Il fenomeno, un tempo connotato da inquietanti dicerie cannibali su chi ne fosse affetto, è oggetto di efficaci terapie sperimentali che lo stanno gradualmente debellando. Oggi i partiti di sinistra sono al centro, condividono radici cristiane e liberismo professorale: ogni altro rigurgito progressista sarà presto ritirato dal commercio come un vaccino difettoso. La Sicilia, offertasi come cavia, è da sempre all’avanguardia.
Musumeci: voce del verbo disfattista musumecere, ridotto a passato remoto con l’intera coalizione di sostegno (“caddi a terra e mi musumeci molto male”).
Crocchetta: patto elettorale dissociativo con cui un candidato di destra si accorda per far vincere un candidato di sinistra, che non è più di sinistra, per danneggiare un candidato ancora più a destra.
Spoglio: l’operazione più delicata. Messe a riposo tutta la notte, le schede elettorali vengono aperte una ad una e sottoposte a una speciale procedura di essiccazione, rallentata dalla pioggia battente. Lo spoglio delle elezioni siciliane può durare per mesi e concludersi con nuove elezioni. Più che uno spoglio è uno sfoglio di veli di cipolla, uno sfizio da consumarsi senza orologio, uno scoglio della modernità: uno stillicidio antico e dolente come i risultati che proclama.
Aria: che sia fresca e pulita lo annuncia Crocetta, citando Camilleri accanto ad alleati dell’Udc con qualche trascorso giudiziario inodore. Confidiamo che quella del nuovo governatore non sia la corrente d’aria che certi siciliani chiamano sciangazza, veicolata da ventilatori scudocrociati: un vento reazionario che rinfresca fino a congelare ogni cosa, perché tutto torni poi sapientemente al suo posto. Raccomandiamo al presidente eletto che non sia, in ogni caso, aria fritta.
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