10 luglio 2012 Lascia un commento
Si vorrebbe dare una forma, una geometria, un’immagine per stabilizzare il caos emotivo e pochi oltre a Sokurov sanno riallineare i sensi e darne sostanza comprensibile per l’umanita’ tutta.
Non e’ pero’ un film su Mozart e non su Beethoven, altra presenza sonora ma e’ un diario che riporta contrastanti esperienze di vita, cio’ che sia ama e cio’ che si vive e le due cose non coincidono necessariamente.
Diario di una guerra al confine tra Tajikistan e Afghanistan, Sokurov e’ li con i soldati nel centro della zona calda e con loro condivide i pericoli e l’incoscienza di ragazzi poco piu’ che adolescenti.
Mozart e la guerra convivono allo stesso modo per cui v’e’ pace anche durante i conflitti, in strana coesistenza.
Che la guerra resti sullo sfondo e’ frequente nel suo cinema cosi’ come lo e’ stato per il suo maestro Tarkovskij e basti pensare a "L’infanzia di Ivan" per rendersi conto di come per entrambi i conflitti non siano mai piu’ importanti dei loro perche’. Nel commento di sottofondo si arriva a riascoltare il primo Herzog, quello dei documentari su viaggi e deserti, anch’egli voce narrante d’una verita’ interiore che solo casualmente coincide col presente, laddove nei movimenti onirici si ritrae una dimensione solo apparentemente simile alla nostra eppure colma di polvere, terra, vento e nuvole che minacciano pioggia. La guerra e’ roba da giovani e per questo appare tanto orrenda quanto accattivante, mostruosa eppure ineludibile destino per chi ha sangue caldo nelle vene ed anche per costoro la guerra permette una risata, un pasto da consumarsi nel bisogno di tranquillita’. Finche’ e’ possibile…
(continua)