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Voglia di giocare o paura di restare soli?

Creato il 08 dicembre 2010 da Tnepd

Voglia di giocare o paura di restare soli?

Franklin Delano Roosevelt


Siamo alla terza puntata del nostro ameno manuale di Risiko. A chi si fosse perso le puntate precedenti consiglio di partire dal primo capitolo della saga.
Nel primo capitolo abbiamo parlato delle tre tipologie di pedine - omini, armate e bandierine - che rappresentano rispettivamente le risorse umane, militari e finanziarie a disposizione dei giocatori. Nel secondo capitolo abbiamo visto come inizio’ la partita e come evolse nel tempo, come fu elaborato il regolamento e come i giocatori lo modificarono piu’ volte. Tra mille peripezie e abbozzi rivoluzionari siamo finalmente giunti al secondo conflitto mondiale.
Tutti sappiamo che la seconda guerra mondiale fu vinta dagli americani e persa dagli altri.
Quando anche il secondo fungo nipponico si fu dissolto tra terra e cielo, la disposizione delle pedine sul planisfero lascio’ di stucco i giocatori intorno al tavolo. Tutta l’Europa si scopri’ invasa – piu’ o meno pacificamente - da omini, armate e bandierine a stelle e strisce. Stessa sorte tocco’ al Centro e Sud America, all’Oceania ed al Giappone appunto.

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Febbraio 1945, Yalta: Churchill - Roosevelt - Stalin

L’obiettivo del cartoncino – la conquista dell’intera mappa - non era mai stato cosi’ vicino. Franklin Delano Roosevelt, trentaduesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, era ad un passo dalla leggenda, lo sapeva e gli brillavano gli occhi. Nemmeno il Re Sole era arrivato a tanto. Dall’altra parte del tavolo il russo e il cinese si fissarono per lunghi istanti, perplessi.
Non vorrei dilungarmi in questa sede sul perche’ gli Stati Uniti decisero di fermarsi. Non possiamo pero’ non notare che la letteratura e la cinematografia fantascientifiche su questo tema sono curiosamente scarse. Possibile che negli ultimi cinquant’anni, in tutta Hollywood nessuno si sia mai chiesto cosa sarebbe accaduto se gli americani avessero invaso la Russia nel ’45? Tema troppo scottante... come la morte di Roosevelt che “casualmente” trapasso’ proprio il 12 aprile 1945, nel pieno delle discussioni su quella decisione epocale. “Vado un attimo in bagno.” annuncio’ alzandosi dalla poltrona, usci’ dalla stanza e nessuno lo rivide piu’. Quel che sappiamo e’ che il giocatore americano subentrato a Roosevelt, Harry Truman, bombardo' il Giappone ma non invase la Russia e da questo possiamo trarre deduzioni logiche su cosa avrebbe fatto l’altro da vivo.
La storiografia ufficiale racconta che Truman adotto’ una strategia di consolidamento della colonizzazione commerciale del Vecchio Continente e a tale scopo concluse accordi con tutti i giocatori degli Stati europei vincolandoli a Washington in ogni settore: militare, finanziario, industriale, commerciale, politico e culturale. Per mettere in buon ordine i Paesi satelliti, gli americani pensarono bene di riunirli in organizzazioni. L’ONU e la NATO sono sigle conosciute piu’ o meno da tutti.

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Luglio 1945, Potsdam: Churchill - Truman - Stalin

A posteriori, pare evidente che la scelta degli analisti della Casa Bianca sia caduta su una strategia di lenta erosione. Si dichiararono impreparati alla soluzione finale (forse non avevano abbastanza uranio) e ripiegarono sul piano B approfittando del superbonus dato dalla concentrazione del denaro che, come abbiamo visto nel primo capitolo, lentamente ma inesorabilmente modifica il colore delle pedine altrui in favore del proprio. In soldoni... se un giocatore riesce a far circolare tante bandierine verdi in mezzo ad omini ed armate rosse, allora, piano piano, le armate e gli omini rossi diventano sempre piu’ verdognoli fino ad essere assimilati al colore delle bandierine. Le ragioni per cui cio’ accade sono materia scottante che sfiora il metafisico e non l’affrontiamo qui. Gli americani dunque puntarono sul superbonus, un’arma potente ma pericolosa perche’ il denaro ha un difetto: puo’ cambiar padrone (colore) con estrema rapidita’. Consapevoli del rischio, per accelerare il processo di assimilazione, gli USA svilupparono un’arma micidiale di cui in breve sarebbero divenuti insuperati maestri: l’entertainment.
Come era cambiato il tavolo di gioco tra l’inizio e la fine della seconda guerra mondiale?

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Agosto 1945: Nagasaky

Anzitutto c’era stato un evidente turn-over dei giocatori. Il piu’ forte - il Re della guerra – padrone della vita e della morte di molti altri, abbiamo visto, era il Presidente degli Stati Uniti, seduto su un trono d’oro e uranio. Gli assimiliati avvicinarono le proprie poltrone tutt’attorno al trono.
Dall’altro capo della tavola Josep Stalin osservo’ la mappa con occhio clinico e non ebbe dubbi: la battaglia era persa in partenza, bisognava salvare la pellaccia. Il momento era critico e - in quanto tale - foriero d’occasioni. Josep spremette il suo unico neurone e si accorse che quella era la sua occasione per entrare nella storia; con rammarico non possiamo che constatare che non se la lascio’ sfuggire. Tutti gli altri, consapevoli di essere scampati ad una sorte ben peggiore, non posero obiezioni.
Cosa fece Washington?
La guerra aveva reso la Casa Bianca politicamente onnipotente, al punto che si permise di togliersi una soddisfazione sfacciata, come un bambino che e’ notoriamente il piu’ forte ma costringe gli altri a giocare anche se il risultato e’ scontato: Washington riscrisse le regole del gioco senza chiedere il permesso a nessuno, rimodello’ il regolamento secondo i propri vezzi, non elimino’ gli Stati conquistati ma ne assimilo’ le dirigenze culturali, militari, economiche e politiche. Invece che rimuoverle, lascio’ intorno al tavolo le poltrone su cui dinastie secolari avevano posato le loro nobili natiche in rappresentanza dei loro nobili dominii. Lascio’ le poltrone, si’, ma vi fece sedere dei fantocci, dei burattini, il cui compito era mettere in pratica gli ordini che giungevano da capo tavola. In soldoni, gli americani selezionarono una ristretta elite accondiscendente tra le fila delle massime dirigenze nazionali e la elevarono ad un ruolo a cui non avrebbe mai potuto attendere altrimenti: una poltrona al tavolo del Risiko.
E’ a questo punto che i maestri di storia dei licei tendono a far confusione perche’ la politica, in special modo in ambito internazionale, dopo la seconda guerra mondiale si fa progressivamente piu’ confusa, piu’ opaca, misteriosa, incomprensibile. Anche molti storici di ottima fama non se la spiegano e s’inventano dietrologie complicatissime per dimostrare che i loro rappresentanti democraticamente eletti contano davvero qualcosa. I piu’ rifiutano che possa esistere questa contraddizione di fondo, nonostante i suoi effetti siano evidenti. E’ una contraddizione di cui per fortuna sempre piu’ persone stanno acquisendo sentore e talvolta consapevolezza.
Amici intellettuali da rotocalco, dovete farvene una ragione. I vostri amati leader, gli uomini in cui voi - e i vostri avi prima di voi – avete riposto la speranza, coloro ai quali avete concesso dopo mille ripensamenti il vostro preziosissimo voto affinche’ vi rappresentassero di fronte alla comunita’ internazionale, ebbene... quegli individui non coincidono piu’ con quelli realmente seduti al tavolo del Risiko. I vostri leader non contano un cazzo! Mettetevelo nella zucca!
Riprendiamoci...
Voglia di giocare o paura di restare soli?
Perche’ Washington agi’ cosi’, invece che costituire un impero tradizionale? Probabilmente dipese anche da un calcolo costi-benefici, in fondo si trattava soltanto di attendere che il superbonus facesse effetto. In ogni caso, da quel momento, i giocatori assimilati non erano piu’ i rappresentanti – buoni o cattivi – del loro Stato bensi’ i delegati degli Stati Uniti per un determinato territorio. A conti fatti possiamo dire che nel 1945 Truman (non da solo naturalmente) inietto’ in Europa il virus che di li’ a qualche anno avrebbe portato all’estinzione della sovranita’ nazionale degli Stati e lo fece introducendo una nuova consuetudine, un po’ come Metternich 130 anni prima, ma stavolta non dovette cercare l’accordo di nessuno.
Le vicende mondiali degli anni che seguirono ruotano quasi tutte intorno a quella scelta presa oltreoceano. Una scelta a mio modo di vedere discutibile, col senno di poi, per lo meno dal punto di vista americano. Non riesco a levarmi dalla testa l’idea che, se avessero tentato, probabilmente nel 1945 ce l’avrebbero fatta. Il mondo sarebbe divenuto tutto di un solo colore ed il masterpiece di George Orwell sarebbe finito nel circuito pneumatico del Ministero della Verita’ senza vedere mai le stampe e senza passare dal via. Non riesco a levarmi dalla testa l’idea che gli americani nel ’45 fossero davvero in grado di concludere e sapessero di poterlo fare ma che non vollero mettere la parola fine alla partita. Nella loro posizione voi non l’avreste fatto? Perche’ cio’ non avvenne e’ davvero un enigma. D’altronde la storia e’ li’ a testimoniarlo percio’ non possiamo che prender atto del fatto compiuto. Perche’ Washington non elimino’ i giocatori ma si limito’ a sostituirli con marionette nelle sue mani?
Forse perche’ restava una questione aperta: gli omini si facevano sempre piu’ esigenti, controllarli diventava di anno in anno piu’ difficile e dispendioso. Il progresso tecnologico (in particolare la consueta corsa agli armamenti) costringeva i giocatori ad istruirne una parte sempre maggiore e con l’istruzione, si sa, vengono i problemi. Di quegli omini d’altronde non si poteva fare a meno e dunque li si doveva in qualche modo accontentare. Nel corso della guerra e negli anni successivi, gli Stati Uniti “accolsero” sul suolo patrio i migliori scienziati e ricercatori del pianeta. I profili tecnico-scientifici erano i preferiti, gente motivata che sapesse fare molto in un campo ristretto di ricerca e che ponesse poche domande sulle fonti dei finanziamenti e sulle applicazioni - ed implicazioni - del suo lavoro. Fu realizzata una rete mondiale di istituti universitari di stampo “anglosassone” allo scopo di selezionare ed indottrinare le nuove elites politiche e culturali a cui poi dare un ruolo nell’establishment nazionale o da trasferire su suolo americano. La soluzione sviluppata per tener quieti tutti gli altri fu semplice e geniale, la chiamarono tivvu’.
C’era un ultimo punto all’ordine del giorno: bisognava trovare il modo di convincere le masse di omini che gli Stati esistessero ancora e che la partita stesse continuando piu’ o meno come in passato. Fino a quel momento, a ben vedere, la realta’ delle trame politiche corrispondeva a grandi linee all’idea che ne aveva la gente comune. Pur non conoscendone i dettagli (la cosiddetta diplomazia), gli omini sapevano di essere una delle risorse del giocatore che era li’ per far vincere il loro Stato o almeno per provarci. La rivoluzione americana introdotta dopo la seconda guerra mondiale, di cui abbiamo lungamente parlato, fu devastante principalmente per quest’ultima ragione: perche’ trasformo’ la partita in un’esibizione e lo fece introducendo la menzogna a fondamento del rapporto fra i rappresentanti ed i rappresentati.
Dopo il ritocco americano, il primo articolo del regolamento suonava infatti cosi’: Possono partecipare alla partita soltanto i giocatori scelti dagli Stati Uniti Ma doveva restare un segreto limitato a chi a quella partita aveva accesso.
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Se i giocatori li sceglieva la Casa Bianca, per esclusione non potevano certo sceglierli gli omini, folle di omini sempre meno propensi a rinunciare allo zerbino di democrazia che si erano accaparrati dopo due secoli trascorsi a graffiare sulla porta. Si trattava quindi di convincerli del contrario. Il grande spettacolo della democrazia fu montato ad arte e perfezionato anno dopo anno. Tutto in regola, tutto il necessario: costituzioni, elezioni, scrutini, parlamenti, commissioni, dibattiti, propaganda, scandali, dietrologie, nani e ballerine. Peccato che, a conti fatti, tutti quegli eletti non contassero assolutamente nulla e che la carovana servisse soltanto a scegliere l’attore piu’ convincente, quello che si sarebbe incaricato di distrarre il pueblo mentre un altro sedeva al tavolo del Risiko per prendere ordini dal suo vero padrone.
Lo scopo primigenio era perduto. Il tavolo su cui si era giocata la storia occidentale si trasformava cosi’ in un palcoscenico e l’obiettivo dei caratteristi che lo calcavano non era vincere, ma soltanto essere scritturati.
Si puo’ ben dire che a partire dal 1945 una grossa fetta del mondo – quella che e’ uso definire Occidente – scese a patti col Diavolo e smise di decidere del proprio futuro.
Il Diavolo le concesse di sopravvivere nell’opulenza ma in cambio pretese un’ipoteca sul suo libero arbitrio.
E’ un mutuo sulla vita, un mutuo che abbiamo ereditato e che non siamo ancora riusciti ad estinguere, se mai ci riusciremo.
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Il manuale di Risiko di TNEPD:
Se sai giocare a Risiko sei a buon punto nella vita Una partita cominciata quattromila anni orsono Voglia di giocare o paura di restar soli?
La storia italiana dal 1945 in poi
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