Magazine Diario personale

Voglia di pioggia

Da Perla
Vanno vengonoogni tanto si fermanoe quando si fermano sono nere come il corvo.Certe volte sono bianche e corronoe prendono la forma dell'aironeo della pecora o di qualche altra bestia.Ma questo lo vedono meglio i bambiniche giocano a corrergli dietro per tanti metri.Certe volte ti avvisano con rumoreprima di arrivaree la terra si tremae gli animali si stanno zitti.Certe volte ti avvisano con rumore...Vengono, vanno, ritornanoe magari si fermano tanti giorniche non vedi più il sole e le stellee ti sembra di non conoscere più il posto dove stai.Vanno, vengonoper una vera mille sono fintee si mettono lì,tra noi e il cielo,a lasciarci soltanto una voglia di pioggia.Le Nuvole secondo Alda Merini.
Questa settimana il gioco mi ha trovata vuota, impreparata. 
Brutto periodo,  questo mio, non c’è che dire;  una frustata che la vita mi ha inferto all’improvviso, un soffio che accarezzava l'erba, un Refolo si è tramutato in tempesta. Avete presente il Ghibli? Il vento del deserto, il vento che uccide e che da noi viene più poeticamente chiamato Scirocco? Ecco, quello! ma pensatelo nella versione libica, come Ghibli, appunto, un elemento che secca tutto al suo passaggio, nemico giurato della rugiada e del ristoro. Nemico della vita,  capace solo di gettare sabbia negli occhi. 
Per quanto mi impegni, per quanto faccia del mio meglio, niente è come vorrei che fosse, come dovrebbe essere; mi trovo immersa in una bislacca distopia,che parte dai sogni per estendersi  ad ogni singolo ambito del mondo  che mi circonda.Passerà, oh sì! Tutto passa, basta aver pazienza e rassegnazione. Già, la rassegnazione, bruttissimo stato d’animo che soffoca lo slancio vitale ed è capace di ridurti, canuta e raggrinzita, davanti a quel tuo portico,   magari ornato , nei giorni migliori ,dal  verde  e lilla dei glicini, a contare le nuvole di passaggio. Eh sì, perché le nuvole vanno, vengono e qualche volta si fermano e quando si fermano son dolori, cantava anni fa un grande poeta, un  eccelso menestrello, lasciandoti addosso soltanto una immensa voglia di pioggia.Cosa potevo scrivere all’ultimo minuto? La stanchezza è nemica della creatività, anche la più semplice, la più elementare. Non saprei scrivere nulla di compiuto, e così ripiego sulla esternazione  di una intima e soffocata sofferenza, chiamatela pure lagna se volete, non me ne adombrerò. Detesto piangermi addosso, ho sempre risposto, in un tempo più o meno lungo,  alle batoste della vita rialzandomi, rimboccandomi ogni volta le maniche e guardando al futuro. Questa volta, però, sarà  più difficile, lo so, sarà enormemente più faticoso ed anche più doloroso, ma passerà anche questa.Non dimenticatevi di me se non mi vedrete spesso, se compaio ad intervalli, qui e da voi; se manco, se  sembrerò solo un ologramma intermittente. Ho sempre curato l’amicizia come se fosse una rosa: l’ho innaffiata, l’ho posta sotto una campana di vetro e su di lei ho ucciso i bruchi, ma certe volte l’assenza pregiudica la continuità. Oh, certo, non sempre (per fortuna!!!) ma può succedere. 
Basta, ho scritto molto di più di quanto avessi pensato; ora vi saluto, è arrivato il tempo di migrareCome dite? Ho dimenticato una parola del gioco? No, non ho dimenticato. È che è proprio l'espressione “ceretta” a  non "starmi a genio". Diciamola tutta (visto che siamo in pochi a leggere, rimane tra noi), la parola ceretta mi è stata subito antipatica; e poi in questo post ci stava come i cavoli a merenda, Facciamo che la tengo da parte come jolly; oppure inseritela voi, a piacimento. Ora vado, non posso più rimandare, devo andare davvero, il mio tempo è scaduto. Vi penserò. Addio!Questo post fa parte di un gioco di scrittura tra blogger su parole scelte a turno dai partecipanti. Parole e partecipanti li potete trovare sul blog "Verba Ludica", al link:   http://carbonaridellaparola.blogspot.it/

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