di Gianni Petrosillo
dal sito Conflitti & Strategie
Sono cresciuto con i poliziotteschi degli anni ’70, pellicole come La Polizia ringrazia di Steno, La polizia vuole giustizia di Martino, La polizia incrimina, la legge assolve di Castellari, e tanti altri piccoli capolavori come quelli del mio conterraneo, il regista dauno Fernando Di Leo, che descrivevano un’Italia molto diversa da quella presente, dove delinquenza e forze dell’ordine si affrontavano all’ultimo sangue, tenendo però fede ad un codice d’onore che generava rispetto reciproco tra uomini coraggiosi divisi da una barricata, tuttavia quasi sempre provenienti dagli stessi strati sociali. Gli sbirri a difendere la comunità e i criminali a farsi strada in un mondo corrotto dove il nemico principale restava comunque il Potere, quello che toglieva mezzi agli agenti nella lotta al crimine e braccava i banditi unicamente quando quest’ultimi intralciavano i suoi superiori interessi. Forse non era questa la realtà ma quei film lasciavano passare ancora dei messaggi molto forti che corrispondevano alla vitalità di una nazione che, dopo il boom degli anni 60 e le ristrettezze della recessione dei ‘70, non era ancora finita nelle mani di banchieri parassiti e di parlamentari decorati di titoli nobiliari con l’unico scopo di mandarla allo sprofondo per preservare i propri privilegi.
Prebende e appannaggi sempre più odiosi, tanto che il sindacato di polizia Coisp, ha diramato, qualche settimana fa, un comunicato dove si minaccia, riporto alla lettera di “… venire sotto Palazzo Madama e Montecitorio, magari il giorno di ferragosto, e spararvici all’interno i nuovi lacrimogeni in dotazione così si coglierebbero due piccioni con una fava, ovvero si otterrebbe lo sgombero immediato di certi ristoranti da politici mediocri e si testerebbero su quest’ultimi gli effetti dei nuovi artifici lacrimogeni in dotazione alle forze di Polizia, la cui lesività nonostante le numerose interpellanze parlamentari, è sempre stata tenuta nascosta da Lor Signori”. Ma perché non passate dalle parole ai fatti? La gente non si opporrà, il popolo non difenderà i palazzi della vergogna istituzionale, non verrà a manganellarvi come spesso avete fatto voi ipnotizzati dalla frustrazione e rimbambiti dall’esaltazione, perché in quelle regge di corruzione ci sono degli usurpatori che si abbeverano del sangue dei cittadini. Ma il problema non sono i pranzi e le cene a ufo della casta, non le autoblu per prelevare le puttane o i voli di Stato per recarsi alla partita. Il fatto grave è che questi lestofanti ci vendono la casa, ci tolgono i vestiti e ci mandano ad elemosinare per compiacere i loro padroni stranieri.
Per le loro esclusive pretese ci svendono le migliori imprese, all’Europa che ci vuole poveri, all’America che ci vuole succubi. Ed allora entrate pure a Montecitorio e a Palazzo Madama, sarete seguiti dalla folla che non si fermerà nei loro ristoranti da piatti prelibati e da prezzi stracciati, ma salirà nella stanza di bottoni per ripulirla dai ladri, dai truffatori e dagli imbroglioni che si fanno chiamare deputati e senatori ma sono soltanto dei disonorevoli coglioni. Ci auguriamo che insieme a voi che guadagnate a stento 1500 euro al mese ci siano pure i carabinieri i quali non se la passano meglio, ed anche l’esercito che non naviga nell’oro. Questa volta invece delle monetine piova pure piombo, si sparino le cannonate, si aprano le galere senza fare troppi prigionieri. Aspettiamo impazientemente l’uscita di questo nuovo lungometraggio, si chiamerà “la casta frana se la polizia spara” oppure “La politica offende, l’Italia si difende”, o ancora “la polizia al servizio del cittadino, la casta finisce al confino” e, perché no, “Vogliamo i poliziotti”. Regia del Popolo Italiano. Principali attori: il Commissario Golpe, l’Ispettore Putsch, l’Agente scelto Sollevazione.
Distribuzione: Italian Bros.