Magazine Maternità

Voglie di una donna non più incinta

Da Mammacattiva

Voglie di una donna non più incinta

Varenna, ottobre 2005 [autoscatto]

Occupiamo finalmente la nuova casa di Parma. I bambini sono ancora lontani dalle attività di messa in ordine e si godono gli ultimi giorni dai nonni, mentre noi lavoriamo e mettiamo tutto a posto.
Ho vissuto nove mesi di "commuting", termine appreso, mio malgrado, pochi giorni dopo l'inizio del tram-tram, tra Bologna e Parma. Non proprio quanto una gravidanza visto che si usa ragionare in termini di quaranta settimane, ma quasi. Una vita d'inferno, pesante, sempre lontana dai miei bambini che però sembra non abbiano accusato il colpo. Certo durante le vacanze l'effetto "cozza" si è amplificato in Picca ed è riemerso in Leo ma tutto sommato, ora che non sono più tanto bavosi e portatori di rifiuti ingombranti, mi hanno ricompensata di un periodo così alieno.
Forse perché sapevo che ero vicina alla fine, ma ultimamente proprio non ce la facevo più. Mi infilavo in quella macchina con l'idea che per arrivare in ufficio ci avrei impiegato troppo, con un sonno pericoloso e insidioso. La sera poi, sempre troppo buio, non riuscivo più ad arrivare per mangiare insieme; quando andava bene ci scappava una favola e il fine settimana ero sempre troppo stravolta per dare il meglio di me.
Quando si arriva troppo stanchi alla fine della giornata ci si rende conto che stai togliendo tanto agli altri e a te stessa e non va bene. Se possibile bisogna intervenire e tagliare da qualche parte, dove possibile.
Dopo nove mesi, quindi, abbiamo partorito una nuova casa. Mi piace. Abbiamo traslocato tutto quello che c'era nella precedente, anche alcuni colori, per ritrovarci in qualcosa di già familiare.
Flashback: Dopo pochi giorni nella nuova azienda feci una riunione per il passaggio di consegne di una persona dimissionaria. Fuori dal contesto lavorativo scambiammo due chiacchiere e ovviamente uscì fuori la mia storia di trasfertista. La persona mi ascoltava con particolare attenzione. Probabilmente raccoglieva dettagli. Un'altra, presente anche lei alla conversazione più tardi a pranzo, se ne uscì con una frase impulsiva: "sai che ci vedrei bene MC nella tua casa?" . In effetti lei sobbalzò e disse che stava pensando alla stessa cosa. Il caso volle che questa persona andava via per seguire la sua famiglia in un'altra città. Anche lei con due bambini aveva deciso però di traslocare alla fine delle scuole. Anche per lei ci sarebbero stati nove mesi di attesa. Ha un non so che di magico e serendipico ma in effetti le nostre esigenze coincidevano alla perfezione. Nei mesi successivi mi decisi ad andare a vedere la sua casa, poi ci tornai per farla vedere al Doc e poi ancora per capire se potevamo permettercela. C'è stato un momento in cui sembrava che non se ne facesse nulla, ma poi ci siamo tornati sopra e la cosa si è conclusa bene.
Back forward: Da qualche giorno sono concentrata su una serie di richiami e ho voglia di ascoltarli e di crederci. Vorrei chiamarle le voglie di una donna non più incinta. Non preoccupatevi non ho voglia di raperonzoli. Sono suggestioni dettate dagli ultimi cambiamenti, dalla nuova città e dalla nuova vita che mi aspetta.
Eccole:
Voglia di bicicletta - Qui a Parma ci sono i pedoni, i motorizzati e chi va in bicicletta. Quest'ultimi sono una categoria molto preponderante tanto che i primi due devono apprendere nuove tecniche per prevederli e affrontarli. Ho già imparato che quando esco da un parcheggio non devo guardare solo lo specchietto retrovisore ma prima di tutto il fianco di uscita perché tre su cinque arriva un ciclista e lo prendo in pieno. Fatto sta che sono contagiosi e io devo dotarmi di una bicicletta nuova da città. Ora poi capisco la risata di una collega quando le comunicai con entusiasmo che sotto la nuova casa c'era un negozio di biciclette. A Parma ci sono tanti negozi di bici quanti sono i numerosi istituti bancari.
Voglia di forma fisica - 'Sta storia di avanti e indietro e vita bislacca hanno decisamente influito sulla perdita di quel grado di forma fisica in cui mi sento a mio agio. No, non sto parlando di quello che vedete voi ma di quello che sento io. Ho preso il vizio di mangiare tanto e male. Ho preso quei chili in più nei posti sbagliati e soprattutto sono priva di tonicità. La nuova casa è senza ascensore e arrivo al piano con la lingua intorno al collo. Leo tra l'altro ha scoperto un banale movimento che tanto somiglia alla respirazione di pancia nella pratica dello Yoga. Mi è venuto in mente di raccontarglielo e adesso è fissato che lo porti a fare yoga. Certo mi piacerebbe pure andare a fare un corso di danza e non di certo sono attratta dalla palestra e i suoi umori. Insomma bisogna muoversi, io, il Doc e i bambini, ma senza cambiare città questa volta.
Voglia di cucina - Ma come? Bici, movimento e poi cucina? Diciamo che ho voglia di recuperarla. Svuotando scatoloni mi sono resa conto di quanto poco ho "creato" in questo lungo periodo. Ho attrezzi che potrebbero fare miracoli e sono fermi da troppo tempo. Ho paura pure di averci perso la mano. Ho voglia di riprendere, di sperimentare. Ho pure voglia di starmene un po' a casa. E che diamine! E a tutto questo è legata una gran voglia di socialità, quella fatta dagli amici e dai pochi familiari veri che mi sono rimasti.
Voglia di cancellare il mio profilo su FB - Ci avete mai provato? Me lo aveva detto un amico e io non ci credevo. Se lo fai ti propongono dei messaggi un po' patetici neanche stessi abbandonando i tuoi figli. Non che non mi piaccia il social network dei social network, al contrario sono sempre stata piuttosto attiva ma, chissà perché, quando mi prendono gli attacchi di insofferenza per tutto e per tutti, la prima cosa che vorrei fare è spingere quel bottone per sempre. Questa cosa sarebbe da psicoanalizzare. O magari semplicemente da fare.
Voglia di champagne e pizza - Champagne? Sì, champagne. Con la pizza? Ora mi spiego. Prima di trasferirmi non capivo perché durante alcuni convivi locali si tendesse a ordinare spesso lo champagne. Credevo di essermi infilata in un nuovo livello o che gli amici di bisboccia tendessero, come direbbero a Bologna, a fare gli "sboroni". Però non si trattava di champagne noti, ma sempre di etichette "nobrand", quelle cose che senti che sono buone ma non sono poi così famose, almeno per i non intenditori. Vivendo a Parma ho già capito dove sta la questione. Parma ha tra le sue massime aspirazioni quella di essere vissuta come una piccola Parigi e quindi lo champagne è di uso comune. Lo vendono e servono ovunque, anche in latteria e appunto in pizzeria. Margherita e champagne. Buone etichette, cantine di nicchia, una roba chic e sfiziosa. Come fai a non farti venire voglia, per di più non più incinta?
Insomma siamo nella futilità, del resto se quella disgraziata di mamma cattiva non avesse avuto voglia di raperonzoli, la figlia non si sarebbe invischiata in quella strana e sofferta storia d'amore.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines