Da qualche tempo è di moda affermare che gli archeologi non esistono. Fare lo sfigato è un giochino che serve a sensibilizzare i non addetti ai lavori sulla dura della vita dell’archeologo.
Questo voler essere è sicuramente un indizio di debolezza della categoria degli archeologi.
In tutte le richieste disperate di esserci hic et nunc manca ogni minima riflessione sul passato, sul suo senso e sul suo uso nella cultura contemporanea e globalizzata. Essere riconosciuti dalla società, dalla burocrazia, dallo Stato sembra essere l’unica aspirazione in un momento in cui la professione dell’archeologo è inflazionata e priva di capacità di incidere sul presente.
La visione dello spot di Poste Mobile, vincitore del concorso indetto dalle Poste nel 2010, durante l’intervallo di un film agostano, mi ha tirato su il morale, perché io sogno di ESSERE quell’archeologo: elegante, seducente, con un bel sorriso, capace di mettere in dubbio la sua professione con un “sarei” ed anche un po’ impacciato. Mi piace, infatti, pensarlo costretto a cercare l’anima gemella in uno speed date, forse perché ha passato buona parte della sua vita da splendido trentaseienne a studiare il passato.
Lo spot vincitore del concorso internet sulla piattaforma zooppa.com, indetto da Poste Mobile, il gestore di telefonia cellulare di Poste Italiane, realizzato con la disinteressata collaborazione di Genava Liguria Filmcommission, oltreché di molti amici.
Ideazione e regia di Matteo Zingirian
In scena Fabrizio Matteini, Fiorenza Pieri, Davidia Giordano e Marina Remi