Come nasce l'istinto di avventura? Da cosa scaturisce un'implacabile sete di viaggiare? Che cosa l'alimenta?
La musica.
Ricordi?
"Voglio girare il mondo anche se la gente ride / anche se tutti quanti mi consigliano di restare / e voglio andarmene via proprio perché secondo loro / dormire sotto le stelle / vuol dire solo sentir freddo"
I Girasoli
Questo mi cantava mio papà quando ero una pupa di sei o sette anni. Una canzone dei Girasoli, gruppo in voga in negli anni sessanta, ora inghiottito dall'oblio delle band e delle canzoni che hanno fatto il loro tempo, e il loro dovere. Questa canzone colpì il mio immaginario in maniera profonda e radicale, più delle varie fiabe e fiabette omofobe tipo Cappuccetto Rosso, tanto per dirne una.
Cappuccetto rosso che parte tutta sola per andare a trovare la nonna e cammina cammina, ecco la parte che mi piaceva ascoltare. Lei che si attarda a fare pic nic nel bosco col cestino preparatole dalla mamma, poi raccoglie fiori bellissimi, osserva gli alberi, gli uccellini sui rami, poi incontra perfino un lupo...che meraviglia! Fino a qui mi piaceva da morire. Il resto, la nonna, il cacciatore assassino, che occhi grandi che hai adesso ti mangio e compagnia bella, non mi piaceva più. La parte che preferivo era il racconto di Cappuccetto in giro per il bosco.
Questa canzone mi faceva un po' lo stesso effetto. In giro per il mondo, al freddo e sotto la pioggia, per vedere tante cose che in una stanza asciutta e al riparo no avrei potuto vedere mai...Si formava così il mio immaginario avventuroso e spinto oltre le note del quotidiano: attratta dal mondo, dai suoi abitanti, dalle sue meraviglie e dai suoi tesori nascosti.
Zio GeorgesUn altro musico-spirito libero che ha nutrito il mio immaginario è Georges Brassens, cantautore burbero ma dal cuore d'oro. Imparo il francese principalmente per lui. Lo ascolto tutto, leggo le sue canzoni da cima a fondo, e le canto, pure. Lo seguo nelle varie peregrinazioni dalla Camargue alla Bretagna, fino alla chiatta sulla Senna a Parigi dove infine scegliere di vivere, in solitudine.
Con i suoi gatti e con le sue canzoni, in cima ai sogni e alle speranze, come sulla cruna di un ago, sceglie di vivere lontano dalle delusioni del mondo, dalle donne e dai vizi che amava tanto raccontare nelle sue canzoni. Matto? E che importa! Libero.
Vagabundear
Poco prima di iniziare a vagabondare per davvero, in un giorno fatale, un personaggio chiave mi regala questa brano del bardo catalano Joan Manuel Serrat, Vagabundear. Una canzone che è inno al viaggio, autentico e viscerale. Parla di come lasciarsi tutto alle spalle e partire senza girarsi e senza aver paura di lasciare indietro i proprio affetti.
I veri affetti, tanto, li portiamo sempre con noi, e così le nostre radici: che cosa cambia se siamo qui, o altrove? Qué más da, qué más da, aquí o allá? Un papel y una guitarra, il passaporto e una chitarra. Non ci serve altro. Questa canzone è un manifesto, la sua musica una carezza eroica e trionfale, il suo testo un vademecum.
Harto ya de estar harto, ya me canséde preguntarle al mundo por qué y por qué.La Rosa de los Vientos me ha de ayudary desde ahora vais a verme vagabundear,entre el cielo y el mar.Vagabundear.
Como un cometa de caña y de papel,me iré tras una nube, pa' serle fiela los montes, los ríos, el sol y el mar.A ellos que me enseñaron el verbo amar.Soy palomo torcaz,dejadme en paz.
No me siento extranjero en ningún lugar,donde haya lumbre y vino tengo mi hogar.Y para no olvidarme de lo que fuimi patria y mi guitarra las llevo en mí,Una es fuerte y es fiel,la otra un papel.
No llores porque no me voy a quedar,me diste todo lo que tú sabes dar.La sombra que en la tarde da una paredy el vino que me ayuda a olvidar mi sed.Que más puede ofreceruna mujer
Es hermoso partir sin decir adiós,serena la mirada, firme la voz.Si de veras me buscas, me encontrarás,es muy largo el camino para mirar atrás.Qué más da, qué más da,aquí o allá
I viaggiatori al verdeNell'America degli anni '50 spopolano tre ragazzoni del sud che con la chitarra e la faccia pulita raccontano storie degne del miglior Jonny Cash, solo un più country e meno dannate. E' il Kingston Trio. Sono sempre in viaggio, una chitarra e un bicchiere e sono felice. Eccomi, eccomi qui. Non mi importa dei dollari, quegli stracci verdi li spendo più in fretta che posso, per una buona chitarra o un buon brandy, anima in semplice che sono.
Del resto anch'io durante i miei vagabondaggi in Australia, felice e senza il becco di un quattrino (e non per modo di dire, proprio letteralmente) una volta spesi tutto quello che mi era rimasto per comprarmi una birra e un lettore MP3 pieno di musica, un po' la mia versione della buona chitarra e del buon brandy.
Some people say I'm a no 'count. Others say I'm no good.
But I'm just a nat'ral-born travelin' man, doin' what I think I should, O, yeah.
Doin' what I think I should, poor boy.
Ridono, ridono.
Gli spiriti vagabondi amano la musica, naturale compagna del viaggio e della smania di partire. Odiano invece chiacchiere giudicanti della gente, quelle critiche che si trasformano in minacce e dita puntate contro chi ha scelto di viere in maniera diversa. Diversità di cui ridere con invidia e amarezza.
Mah. La gente ride. Risate in sottofondo ce ne saranno sempre, qualsiasi cosa faremo. Tanto vale fare di testa nostra e partire all'avventura!
Seguiamo la nostra stella, troviamo la nostra leggenda personale, le nostre ispirazioni e il nostro cammino, qualunque esso sia.Vagabondi o meno. Anche stanziali.Ma liberi, questo sì.