La doverosa premessa a questa recensione di Man of Steel è che i film della durata superiore ai 120 minuti dovrebbero essere incostituzionali. Uno non può entrare al cinema che è ancora pieno giorno, col sole ancora alto nel cielo e i garriti dei gabbiani, e uscire che è notte fonda ed è in corso un monsone che nemmeno nei film sulla fine del mondo. Eddai.
Per chi ancora non lo sapesse, Man of Steel è il primo film di quella che dovrebbe essere una trilogia, prodotta da Christopher Nolan e incentrata sul personaggio di Superman. Che, ricordiamo, è il più antipatico tra tutti i supereroi perché è quello più forte e a cui piace vincere facile, bon ci bon ci bon bon bon.
Nonostante il produttore sia lo stesso regista della fortunata (e pazzesca) trilogia di Batman, non aspettatevi in questo caso un film sulla stessa scia. In questo caso si tratta di una vera e propria trasposizione ben fatta del Superman personaggio della DC Comics.
Il film racconta la storia fin dal principio, dal concepimento fino all’arrivo sulla Terra e alle difficoltà che hanno portato il giovane Clark a crescere in un mondo che, di fatto, non era il suo e che lo ha costretto, aiutato dai suoi genitori, a nascondere le sue straordinarie qualità. Fino a che però i suoi vecchi compagni di pianeta non vengono a reclamarlo nuovamente. Perché? Questo lo lascio scoprire a voi. Che tanto lo so che siete curiosi quanto una Loise Lane qualunque, che nel film non la smette di non farsi gli affari suoi e ficca il naso dappertutto, anche se è chiaro fin dall’inizio che l’unico posto dove vorrebbe ficcare il naso sono le mutande dell’uomo d’acciaio.
Il cast è un gran bel cast. Spuntano personaggi famosi da ogni angolo. Oltre al bello e bello bello in modo assurdo bravo Henry Cavill che interpreta Clark Kent e alla già citata giornalista in cerca d’acciaio Loise Lane interpretata da Amy Adams, troviamo anche Kevin Costner, Russel Crowe, Diane Lane, Laurence Fishburne e tanti altri che sicuramente conoscete voi meglio di me. È evidente che non abbiano badato a spese, a giudicare anche dagli effetti speciali che sono una cosa che fa bene agli occhi e al cinema in generale.
Così come non si possono non spendere due parole su Henry Cavill perfetto nei panni di Superman, ma soprattutto con un physique du role che rischia di distrarti per tutta la durata della pellicola.
Man of Steel è un bel film, non perfetto, che sconta senza dubbio la necessità di dover raccontare tantissime cose in poco tempo (da questo deriva anche la durata di circa 145 minuti). A parte un po’ di lentezza iniziale e inevitabile, il film è comunque godibile in ogni sua parte, con una buona dose di voli, esplosioni, palazzi che cadono e vengono distrutti che aiutano a tenere alta l’attenzione.
CHIPS e CHEAP: CHIPS è senza dubbio il protagonista, un po’ CHEAP invece Loise Lane che non lascia mai il segno fino in fondo.
Livello di SHAZAMMABILITA’: molto basso. A meno che non vi piaccia avere sull’iPhone il rumore di Superman che sfreccia nell’atmosfera
Livello di BONAGGINE DEL CAST: Trentellode. Dato dalla media fra il 36 e lode di Henry Cavill e la sostanziale sufficienza del resto del cast, in particolare quello femminile.
Quando dura/quanto sarebbe dovuto durare: 145 minuti / 120 sarebbe l’ideale, anche se nel complesso non risulta mai eccessivamente pesante.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: 3 Anne Praderio abbondanti reduci dal cenone di Natale su cinque.