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E quindi, quando ho saputo che stava per uscire il nuovo romanzo di Stefano Piedimonte, a più o meno un anno di distanza da Nel nome dello zio, e che si sarebbe trattato appunto di un seguito, il primo pensiero è stato: perché? Perché non inventarsi qualcos'altro? Perché non lasciare in pace lo Zio, Gennaro Spic e Span, il poliziotto Woody Alien e tutti gli altri personaggi e ricominciare da capo, a parlare sempre di camorra in modo comico, ma con un'altra storia?
Poi però, nonostante tutti questi miei interrogativi e nonostante la mia avversione per i seguiti, ho iniziato a leggerlo. E, fin dalle prime pagine, mi sono accorta che lo Zio un po' mi mancava. Mi mancava lui e mi mancavano tutti i personaggi strampalati da cui è circondato, in carcere con il compagno di cella Marelier (di professione venditore di acqua di mare ai pescivendoli) e fuori da esso, una volta evaso, con la sua strana banda di camorristi.Ha un conto in sospeso lo Zio, il boss camorrista appassionato di Grande Fratello. Ha un conto in sospeso con Gessica, la sua donna, sua moglie, la madre di suo figlio, che nel libro precedente l'ha tradito, l'ha venduto alla polizia, facendolo finire nel carcere di Poggi Poggi (Poggioreale). E lui ora vuole vendicarsi. Per farlo deve evadere, scoprire dove la donna viene tenuta nascosta dal programma di protezione testimoni, raggiungerla, spararle un colpo in testa e portarsi via il bambino. Difficile per tutti, tranne che per lo Zio. Poi le cose in qualche modo si complicano, le carte si mescolano e lo Zio non riesce più a capire chi ha venduto chi, chi sa cosa e chi è dalla parte di chi.
Rispetto a Nel nome dello Zio, forse Piedimonte ha perso un po' di verve. O forse a mancare è, necessariamente, l'effetto novità che il primo aveva provocato. Parlare della camorra in questo modo, metterla alla berlina così, con tutti i suoi difetti, le sue debolezze e le sue grandi paure, è sicuramente un modo per combatterla, o almeno per provare a esorcizzarla. Però secondo me, soprattutto nella seconda parte, il libro va troppo sul personale e si trasforma in un romanzo qualsiasi in cui c'è un uomo che vuole vendicarsi di qualcuno. Non c'è più la stessa denuncia che si ritrovava nelle pagine del precedente. O se c'è (vedi ad esempio il discorso di questi personaggi che si vendono continuamente l'uno all'altro, così come le vendette anche a distanza di tempo, la corruzione della polizia e la presenza anche al nord della camorra) è molto più blanda, meno diretta, meno spietata.Fa sempre ridere, un sacco. E Piedimonte è sempre bravo nello scrivere, nell'inventare nomi strampalati e situazioni altrettanto bislacche. Ma, non so, ho sentito la mancanza di qualcosa.
E' un libro che chi ha adorato Nel nome dello zio deve comunque leggere, per vedere l'evoluzione, il cambiamento del personaggio e farsi ancora due risate insieme e su di lui. Chi non l'ha letto, invece, capirà sicuramente la storia, ma sarà difficile che lo apprezzi o che comprenda a pieno il coraggio e la bravura che questo autore aveva dimostrato con il suo primo romanzo.
Sono molto curiosa di leggere il prossimo romanzo, con altri personaggi però.Titolo: Voglio solo ammazzartiAutore: Stefano PiedimontePagine: 251Anno di pubblicazione: 2013Editore: GuandaISBN: 9788823501270Prezzo di copertina: 16,00€Acquista su Amazon:formato brossura: Voglio solo ammazzartiformato ebook: Voglio solo ammazzarti (Guanda Narrativa)
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