"Voglio un matrimonio in Sergio Rossi" a brevissimo in libreria grazie ad una squadra eccezionale

Creato il 09 ottobre 2012 da Taccodieci @Taccodieci


Pensavo sinceramente che la pubblicazione del secondo romanzo sarebbe stata un'emozione grande, ma non paragonabile a quella del vedere venire alla luce il proprio romanzo d'esordio.
Mi sono dovuta ricredere di brutto. La firma sul contratto di edizione, anche stavolta con le Edizioni Rei, mi ha dato anche in questa seconda occasione una scarica di adrenalina che neanche aver vinto una medaglia d'oro alle Olimpiadi. Sì, perché se il primo romanzo pubblicato può essere considerato una grandissima botta di, il secondo vuol dire che... A dire il vero non so cosa voglia dire, esattamente, ma qualcosa dovrà pur voler dire, no?
Vi basti sapere che questa scarica di adrenalina mi ha già fatta iniziare a scrivere il terzo.
Mancano poche settimane, quindi, all'uscita ufficiale di "Voglio un matrimonio in Sergio Rossi", seguito di "Le bugie hanno le gambe lunghe e il tacco dieci".
Non ero pronta a lasciare che Alice se la cavasse da sola, senza di me, ed affrontasse la propria vita senza un minimo di supporto. Secondo me non era ancora in grado di camminare con le proprie gambe, non trovate? Oppure mi si è semplicemente risvegliato l'atavico istinto materno ed ero io a non essere pronta a lasciare i personaggi che avevo creato. Fatto sta che torniamo a parlare di Alice, per scoprire poi come sia andata a finire con Luca, cosa sia successo dopo quell'email alla Woman Express, il tutto condito da mille altri pasticci. Perché Alice è una donna e, come tale, è una persona che non si accontenta. Oltre ad essere una vera calamita per i guai.
Sapete però che cosa mi rende più fiera in assoluto, a proposito di questo nuovo romanzo? Che la sua pubblicazione sarà un vero e proprio lavoro di squadra.
In primis c'è Italo Degregori, il mio editore, che ha provveduto alla revisione della bozza e all'impaginazione definitiva. Grazie ai suoi consigli abbiamo dato al testo un sapore più discorsivo, del tipo "parla come mangi". Io di solito parlo come mangio, ma sono purtroppo un po' una maestrina dalla penna rossa quando si tratta di scrivere, una fanatica della crusca pur senza essere dukaniana, ed il tutto stonava un po' in bocca ad Alice.
Al solito Italo è stato paziente, come è necessario essere con me, che (lo so, è una stupida frase fatta, ma nel mio caso è spietatamente vera) non ho nemmeno il tempo di fare la pipì, figuriamoci di leggere le email.
Poi c'è Daniela.
Pensavo le avrei scaricato addosso una noce mostruosa chiedendole di disegnare la copertina. Gliel'ho chiesto qualche tempo fa, timidamente, dicendole che non era obbligata a farlo, ma solo che mi avrebbe fatto piacere: che diritto avevo di chiederle di lavorare "aggratis" per il mio libro? Invece la sua risposta è stata entusiasta e nel giro di qualche giorno avevo sul mio desktop la più bella copertina per chick lit che potessi immaginare.
Non lo dico solo perché l'ha disegnata lei, che secondo me è un vero talento sprecato della grafica, ma perché mi ricorda le copertine della Kinsella, di Holly McQueen e delle altre di cui divoro i libri sotto le coperte. Penso che quel paio di gambe e quelle scarpette rispecchino moltissimo quello che io vorrei fosse lo spirito del romanzo: io scrivo chick lit e quella è proprio una copertina da pollastrelle!
Oltre alla copertina, è stato l'entusiasmo a colpirmi. Daniela ha lavorato (si è fatta un mazzo tanto, a dire la verità) per il mio romanzo, che non diventerà il prossimo Harry Potter e per il quale non la posso pertanto ripagare in altro modo se non cercando di renderle tutto il merito che le spetta.
Ad un certo punto Italo ha avuto la brillante idea di mettere in quarta di copertina una mia foto.
Per capire il coccolone che mi è preso è bene che sappiate che io sono detta anche "l'antifotogenicità". Io non penso di essere proprio così cessa, ma nelle foto vengo male. Punto. Tanto male che fino a poco tempo fa non avevo nemmeno immagini di me stessa su Facebook, perché avevo litigato con la mia faccia e col suo pessimo rapporto con l'obiettivo.
Dal momento che è da un po' che sto cercando di far pace con la mia immagine, ho accettato.
Non volevo però mettere sul romanzo una di quelle foto che si vedono a volte nei profili Facebook, quelle dei volti delle persone in cui a destra e a sinistra si vedono altre facce amputate verticalmente. No, piuttosto non avrei messo nulla, continuando l'alone di mistero che avvolge la mia immagine fisica.
Qui è entrata in scena la mia amica Princess, che con la naturalezza con cui qualche settimana fa mi ha trovato uno spogliarellista (per un addio al nubilato, preciso, prima che la vostra fantasia corra troppo...), mi ha segnalato Matteo, un fotografo per passione disponibile a qualche scatto con, come unico compenso, il suo nome nel volume, nell'elenco di coloro che hanno lavorato per la pubblicazione.
Ieri sera, andando a casa di Matteo assieme a Daniela (sia mai che Matteo fosse uno psicopatico) ero tesissima. Parcheggiando avevo la tremarella. Entrando in casa mi è mancato il respiro. Trovandomi in un set fotografico, con tanto di ombrellini per una giusta diffusione della luce, mi è venuto il panico. Panico, autentico panico.
Lo sapete qual è la cosa più assurda che l'antifotogenicità possa sentirsi dire? "Sii naturale". "Sì, naturale, così vengo cessa e nessuno prenderà mai il mio libro dallo scaffale, perchè nessuno vuole leggere il libro di una cessa", mi veniva da pensare. Se avessi visto la foto di Allegra Goodman prima di portare a casa il suo "La collezionista di ricette segrete" probabilmente non lo avrei letto: il suo fotografo è da denuncia.
E invece sono bastate un po' di musica, una matita in mano, una sedia un po' di sbieco, qualche chiacchiera, ed ero lì, come una modella navigata, a fare le facce davanti all'obiettivo. Dalle prime foto, in cui ero inamidata come il colletto di una camicia stirato da una casalinga compulsiva, alle ultime c'è una grandissima differenza. Mentre nelle prime sono un cartonato di me stessa, nelle ultime sono io.
Matteo quindi è un bravissimo fotografo, perché c'è riuscito, ad avere una decina di foto di me nelle quali non sembro imbolsita (cavoli, ho perso quasi cinque chili nelle ultime settimane, in vista di questa pubblicazione), non ho la bocca storta, gli occhi strabici, l'effetto varicella, i capelli cesposi, le bracciotte da professionista del braccio di ferro e tanti altri piccoli difettucci che non ho, ma che compaiono misteriosamente davanti all'obiettivo nel momento in cui mi viene scattata una foto.
Ecco, quindi, che abbiamo il libro, abbiamo la copertina ed abbiamo una stupenda foto per la quarta di copertina: a breve sarà possibile trovare "Voglio un matrimonio in Sergio Rossi" in libreria e negli store online (Dio, che effetto fa dirlo).
Ieri sera, uscendo da casa di Matteo, avevo addosso una sensazione stranissima. Era come se mi avessero dopata e giuro che non avevo preso niente di strano.
Ieri non riuscivo a spiegare cosa fosse questa sensazione e probabilmente non ci riuscirò nemmeno oggi.
La sensazione bellissima e stranissima la provo quando penso che Italo, Daniela, Matteo e la Princess si sono tutti dati da fare gratis per me. Tutti ci hanno messo impegno, passione e hanno realizzato qualcosa di straordinario non per un compenso economico, che in quanto Regina della Precarietà non posso certo permettermi, ma qualcuno lo ha fatto per me e qualcuno che non mi conosceva lo ha fatto per passione.
Tutti sono stati professionali, non hanno fatto nulla a caso, hanno dato il meglio. Siamo stati una squadra nella quale ciascuno ha dato il massimo, per un risultato che (quando lo vedrete non potrete non darmi ragione) è a mio parere un gioiellino. Il mio libro avrà una grafica, una copertina ed una foto che la Kinsella se le sogna la notte, e non lo dico tanto per dire.
Ora speriamo che ci sia anche il contenuto, per non deludere in primo luogo chi vorrà leggere anche questo secondo romanzo, ma anche chi ci ha messo impegno e passione perché potesse venire alla luce nel migliore dei modi.
Io conto che sia vera una frase che mi è stata detta all'inizio della mia carriera, da una bella persona che la sapeva evidentemente lunga: "se hai una buona idea, qualcuno che ti da una mano lo trovi sempre". Ecco, io spero che la mia sia davvero una buona idea. Per ora mi limito ad avere la certezza che esistono ancora le belle persone, quelle capaci di sognare, di impegnarsi e di creare solo perché sentono che è nella natura dell'essere umano farlo.
La Redazione

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