Monteleone d'Orvieto, settembre 2014. Tutto è cominciato con la domanda: "Tu hai horse sense?". Sulla mia faccia si stagliava un grande punto di domanda. Horse che..? Non avevo mai sentito questa espressione prima e facevo fatica a coglierne il senso anche se vagamente mi veniva da pensare che non c'entrasse con me.
Dal punto di vista linguistico non è chiaro se horse sense intenda il fatto di avere un carattere calmo e prudente come quello che in genere caratterizza i cavalli o se si riferisca alla predisposizione di alcune persone a interagire e lavorare con i cavalli. Si tratta comunque di un'espressione colloquiale nata a fine '800 ma ancora in uso oggi.
Quando Bruno de Il nido del Falcone me ne ha spiegato il significato, ho pensato subito di essere la persona meno adatta per trovarmi in una azienda agricola biologica che è anche maneggio in cui si insegnano i principi classici dell'equitazione e l'approccio con i cavalli per il recupero della cultura equestre. O forse la più indicata?
Il mio primo felice approccio con un cavallo
Io con i cavalli non ho mai avuto niente a che spartire. Non ho mai cavalcato e non ho mai pensato che l'equitazione facesse per me. Se devo dirla tutta, non solo i cavalli non mi hanno mai interessata, non mi sono proprio mai stati simpatici! Li ho sempre considerati animali ombrosi, lunatici, con un carattere incostante e bizzarro e mi è sempre sembrato che loro - i cavalli - si accorgessero di questa mia ostilità e che quindi contraccambiassero i miei sentimenti non proprio positivi.Peccato però. In fondo mi è sempre dispiaciuto e stupito che io e i cavalli non potessimo andare d'accordo. Come spiegare il fatto che io, amante dell'Africa, della natura e degli animali all'ennesima potenza da sempre, non mi trovassi a mio agio con loro?
Bruno mi ha spiegato che a volte succede, ci sono diverse persone che provano avversione o antipatia per i cavalli, ma che spesso è proprio con queste persone che si ottengono i risultati più interessanti. Così ho voluto provare.
Siamo entrati nel recinto e abbiamo disposto le sedie in circolo, proprio nel mezzo e ci siamo seduti, ognuno di noi con il suo frustino. Poi hanno fatto l'ingresso loro, i cavalli: madre e figlio, lei una leader, lui un carattere dominante. Imparo che ogni cavallo nasce con una sua indole, una sua predisposizione naturale e questo cambia il modo in cui ci si deve approcciare. Il loro atteggiamento è diverso, ma anche il nostro lo deve essere.
Nel momento in cui li ho visti entrare, alti e possenti (e soprattutto liberi!) ho avuto un tuffo al cuore, ma la paura è passata presto. Vedendoli tranquilli e a loro agio, incuriositi dalla nostra presenza ma ben disposti, mi hanno subito fatto simpatia.
Sentivo crescere in me il senso di sicurezza, sicurezza che forse anche il modo pacato e tranquillo in cui Bruno ci stava introducendo dolcemente al mondo dei cavalli ci stava trasmettendo. Perché sì, i cavalli percepiscono il nostro stato d'animo e si accorgono di chi hanno davanti, non sono solo intelligenti, ma anche e soprattutto sensibili. Non a caso infatti i cavalli vengono impiegati nella pet therapy e grazie a loro è nata l'ippoterapia, una pratica medica che utilizza i cavalli per migliorare lo stato della nostra salute.
Arriva il momento di interagire. Uno alla volta ci alziamo e andiamo a presentarci al figlio, con dolcezza ma convinzione, così che il cavallo capisca le nostre intenzioni, lasciando però che sia lui a "fare il primo passo" e dimostrare che ci vuole conoscere.
E' il mio turno. Mi alzo sicura - inspiegabilmente non ho paura - e mi avvicino al cavallo con passo deciso, frustino in mano per difendere il mio spazio. La madre è una leader e si allontana per dare spazio al figlio, che è lì che mi guarda bonario e pacifico. Basta un secondo e subito si avvicina, porta il muso alla mia mano quasi mi voglia stringere la mano ("Piacere!"). Gli accarezzo il muso e la fronte liscia e setosa (è forse la prima volta che lo faccio) e questo mi trasmette una sensazione bellissima.
Per oggi non cavalcherò ma questo primo dolce approccio è per me un grandissimo risultato. Constatare che i cavalli sono animali sociali e ancora di più scoprire che mi sento tranquilla - adesso - in loro presenza è un grande inizio, una gran bella esperienza.
Il Nido del Falcone si trova in Umbria, in provincia di Terni, sulle colline che lambiscono la Toscana, tra Monteleone d'Orvieto e Città della Pieve, poco distante da Cetona, San Casciano de Bagni, Orvieto, le oasi faunistiche di Alviano e Montepulciano, e l'etrusca Chiusi. Il Nido del Falcone comprende boschi, oliveti e vigneti, pascolo per cavalli, antichi edifici restaurati conservandone la storia in un'ottica di salubrità che va dalla calce agli impianti. Tutti i metodi agricoli e i prodotti, accuratamente scelti in stagione, sono biologici.
Si viene qui per una vacanza nella natura, per meglio comprendere la semplicità, i valori autentici, vivendo le esperienze in prima persona con il piacere di essere ospiti ma partecipi, anche se per un periodo limitato, di un tempo costituito di poco con gran valore, anche "felici di avere in tasca solo le mani".
Grazie al progetto di This is your time. che mi ha dato la possibilità di fare questa esperienza straordinaria, all'interno di un blog tour incredibile tra Orvieto, Terracina e le isole Ponziane.