La strategia è sempre la medesima. Se il Giro ha campioni di primo piano al via – esempio: Nibali, Evans e Wiggins l’anno scorso – sarà presentato come una corsa spettacolare, perché i grandi corridori rendono le corse sempre incerte fino all’ultimo. Se invece al Giro ci sono corridori che sono forti ma non sono i migliori (o non lo sono più: Basso e ancora Evans per esempio) allora sarà presentato come una corsa spettacolare, perché un Giro senza padrone rende la gara sempre incerta fino all’ultimo. Un pensiero che ricorda po’ quando in Italia ci sono le elezioni, dove c’è sempre chi vince ma non c’è mai chi perde. Mentre la Gazzetta si metterà quindi d’accordo su questo doppio concetto, di certo c’è che questo Giro sarà facilmente un’edizione di cambiamento ciclistico/generazionale, visto che i nomi nuovi non mancano. Inutile stare a fare pronostici. Piuttosto affidiamoci a qualche riga di ricordo, cosa che nel ciclismo trova sempre spazio. Dieci anni addietro il Giro scoprì il talento ed il rosa di Damiano Cunego. Per molti il nuovo Saronni, che nel 2004 vinse anche il Giro di Lombardia (gara che vincerà poi altre due volte). Sempre in quel periodo Ivan Basso continuava a studiare all’università del Tour, avvicinandosi sempre più a quella maglia gialla, che poi buttò idealmente alle ortiche, con i suoi anni migliori, con la squalifica di due anni per le sacche di Birillo, il suo cane. Come l’attuale CT Cassani ha portato via il Tour a Rasmussen, il cane di Basso ha forse fatto la stessa cosa con il suo padrone. E se la sacca fosse stata veramente per il cane Birillo? Avremo mai una risposta? In Italia si stava cercando l’erede di Pantani, allora scomparso da pochi mesi – e ricordato dall’edizione di quest’anno – e sembrava che con la coppia Basso/Cunego non ce ne fosse per nessuno per un bel pezzo. Basso riuscirà poi a vincere due Giri, Cunego a vincere altre tre classiche (arriverà anche un’Amstel diversi anni fa). Era, il Giro di 10 anni fa, l’edizione meno difficile di quel decennio. Petacchi vinceva le tappe con una gamba sola, la Fassa Bortolo regolava tutti nei tanti arrivi veloci, la Saeco-Cannondale la generale. Era l’edizione del “Siamo in ritardo, vai a prendere l’idrante!” di Simoni verso Cunego che, si dice, fosse invece un; “Sei un bastardo ed anche un’ignorante!”. Certamente la prima versione è la più veritiera, vi pare? Sarà un Giro che avrà in Cassani la persona facilmente più interessata, visto che sarà questo il primo appuntamento per iniziare l’impostazione della nazionale in vista del prossimo Mondiale spagnolo.
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La strategia è sempre la medesima. Se il Giro ha campioni di primo piano al via – esempio: Nibali, Evans e Wiggins l’anno scorso – sarà presentato come una corsa spettacolare, perché i grandi corridori rendono le corse sempre incerte fino all’ultimo. Se invece al Giro ci sono corridori che sono forti ma non sono i migliori (o non lo sono più: Basso e ancora Evans per esempio) allora sarà presentato come una corsa spettacolare, perché un Giro senza padrone rende la gara sempre incerta fino all’ultimo. Un pensiero che ricorda po’ quando in Italia ci sono le elezioni, dove c’è sempre chi vince ma non c’è mai chi perde. Mentre la Gazzetta si metterà quindi d’accordo su questo doppio concetto, di certo c’è che questo Giro sarà facilmente un’edizione di cambiamento ciclistico/generazionale, visto che i nomi nuovi non mancano. Inutile stare a fare pronostici. Piuttosto affidiamoci a qualche riga di ricordo, cosa che nel ciclismo trova sempre spazio. Dieci anni addietro il Giro scoprì il talento ed il rosa di Damiano Cunego. Per molti il nuovo Saronni, che nel 2004 vinse anche il Giro di Lombardia (gara che vincerà poi altre due volte). Sempre in quel periodo Ivan Basso continuava a studiare all’università del Tour, avvicinandosi sempre più a quella maglia gialla, che poi buttò idealmente alle ortiche, con i suoi anni migliori, con la squalifica di due anni per le sacche di Birillo, il suo cane. Come l’attuale CT Cassani ha portato via il Tour a Rasmussen, il cane di Basso ha forse fatto la stessa cosa con il suo padrone. E se la sacca fosse stata veramente per il cane Birillo? Avremo mai una risposta? In Italia si stava cercando l’erede di Pantani, allora scomparso da pochi mesi – e ricordato dall’edizione di quest’anno – e sembrava che con la coppia Basso/Cunego non ce ne fosse per nessuno per un bel pezzo. Basso riuscirà poi a vincere due Giri, Cunego a vincere altre tre classiche (arriverà anche un’Amstel diversi anni fa). Era, il Giro di 10 anni fa, l’edizione meno difficile di quel decennio. Petacchi vinceva le tappe con una gamba sola, la Fassa Bortolo regolava tutti nei tanti arrivi veloci, la Saeco-Cannondale la generale. Era l’edizione del “Siamo in ritardo, vai a prendere l’idrante!” di Simoni verso Cunego che, si dice, fosse invece un; “Sei un bastardo ed anche un’ignorante!”. Certamente la prima versione è la più veritiera, vi pare? Sarà un Giro che avrà in Cassani la persona facilmente più interessata, visto che sarà questo il primo appuntamento per iniziare l’impostazione della nazionale in vista del prossimo Mondiale spagnolo.
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