Magazine Architettura e Design
6 Ottobre 2015
Siamo arrivati alla conclusione del nostro viaggio. Questo mese è volato, non me ne sono resa conto, forse perché questo esperimento mi ha insegnato ad essere più leggera nei confronti del tempo, a rendere nuova e unica ogni giornata.
Come conclusione del progetto Per Dieci Minuti so esattamente cosa fare oggi.
Nel romanzo di Chiara Gamberale ci sono stati dei dieci minuti che mi sono piaciuti tantissimo e che anch'io, esattamente come lei, non ho mai fatto: far volare una lanterna di carta.
Simbolicamente può assumere diverse forme. Lasciare andare via dalle proprie mani qualcosa in cielo, in uno spazio a noi sconosciuto e con esso un peso emotivo che ci ha schiacciato per tutto questo tempo, può rendere migliore una fine (o un inizio). Lasciar volare un desiderio, un amore ormai seccato, lasciar volare l'inutile; la me che non voglio più, quella troppo legata al passato, alla rabbia, alla delusione. Lasciare andare il vecchio per accogliere il nuovo. Un gesto perfetto per rappresentare la conclusione.
Dove trovare una lanterna di carta? Semplice il negozio dei cinesi.
Ne prendo una e chiamo Teresa, perché voglio che mi sia vicino in questo momento. Chissà lei come avrà vissuto questo progetto, che sapore avranno adesso le sue foto? Per entrambe arriva una fine che ci condurrà ad un nuovo inizio.
Andiamo in un posto isolato un po' in campagna e leggiamo le istruzioni della lanterna. Le rileggo, non si sa mai, prendi che accendo tutta la lanterna e brucio mezza macchia mediterranea, meglio essere sicuri.
Siamo pronte con l'accensione, ho in mente di lasciarla libera allo scadere dei dieci minuti, come se volessi mollare la presa con il tempo.
Gli ultimi 10:00
Accendiamo, non nascondo la tristezza, la tengo stretta in mano e aspetto che l'aria calda riempi la struttura della lanterna.
Penso a tutti i dieci minuti trascorsi, al mio cambio d'identità iniziale, alla voglia di non appartenere più a me stessa. Alle prove di cucina: hobby amato ed odiato. Gli esperimenti "scientifici" alcuni usciti egregiamente, altri un vero e proprio fiasco. Alla continua e forse nauseante ricerca di qualcosa che manca in me, un vuoto da colmare, una perdita, un lutto (?) di me bambina e della mia ingenuità. Nelle parole di ogni giorno il sapore amaro, il dolce e il piccante di una risata ironica. I travestimenti: la parrucca e Francesco, la mia anima gemella orrenda e calabrese. Sconosciuti che ho sentito appartenermi più di un familiare. La stanchezza, il non sapere che cosa scrivere, la paura che ciò che scrivevo non fosse compreso o peggio non letto, la voglia di urlare, di giustizia, di vivere meglio di prima. Un sogno da realizzare, molti sogni, e l'essere sola nell'affrontare gli ostacoli (e nell'affrontare me stessa) e trovare sempre più forza nel desiderare senza mai arrendersi. Capire che ho sempre suonato l'ukulele nel modo sbagliato, che lo yoga e la capoeira è meglio praticarle a stomaco vuoto. Conoscere voi e me. Il sorriso che cala e le parole che premono sulla mia lingua perché vogliono prendere il volo, proprio come questa lanterna che ormai è pronta per lasciarmi... E ancora parole e ancora progetti ci saranno e speriamo che saremo in tanti e speriamo che lo cambiamo questo mondo con i nostri sogni, speriamo che un posto per me ci sia.
È giunto il momento di aprire le mani e lasciare che il tempo scorra via...
0:00 e un nuovo inizio...
Lascio volare la lanterna e la vedo allontanarsi da me leggera e brillante.
Non so dove andrà, dove si fermerà, ma sta portando via con sé i miei sogni, che ormai sono diventati troppo grandi per poter stare qui in mezzo a noi...
Per quanto difficile possa essere la vita c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi.
Stephen W. Hawking