Ti accorgi di essere già su un altro pianeta quando, ancora in Italia, al gate per l’imbarco si formano chiaramente non una, ma due file distinte e ordinate. Una volta saliti a bordo siamo stati informati che le operazioni di imbarco si erano svolte più rapidamente di quanto preventivato sulla tabella di marcia.
Insomma, con Alitalia eravamo addirittura in anticipo.
Valuto che su diverse centinaia di passeggeri gli occidentali (non tutti italiani) fossero meno di 20 (di cui un paio sotto i due anni! C’era una famigliola con due bimbi tenerissimi, di cui uno aveva solo pochi mesi. La madre era fenomenale, riusciendo a cullarne uno giocando con l’altro per non far piangere nessuno dei due, e anche il padre aiutava).
Appena partito il volo iniziano le tipiche istruzioni sulla sicurezza in aereo, trasmesse su tutti gli schermi del veivolo, ovvero uno su ogni schienale e alcuni più grandi sui corridoio. Ed ecco la prima bella sorpresa… il video è in tre lingue: Italiano, Inglese e Lingua dei Segni! Brava Alitalia!
La coppia accanto a me, due signori giapponesi, ha frainteso la mia conoscenza del giapponese e abbiamo parlato un poco… Anche se non credo che qualcuno di noi abbia capito cosa ci stavamo dicendo.
L’unica cosa certa è che ad avere positivamente impressionato la signora era che avevo sceltro come cena la cena giapponese, fatto che ha commentato ampiamente con il marito, credo, prima di parlarmi la prima volta.
Sì, ho preso la cena giapponese di Alitalia.
Sì, sono sopravvissuta.
L’idea era che difficilmente avrei trovato cibo giapponese peggiore in questi mesi, per cui poteva essere una buona idea capire quanto male potesse andarmi… Fortunatamente non era affatto cattiva! Nemmeno buonissima, ma il poco pollo che c’era mi è addirittura piaciuto.
Ho parlato prima degli schermi che si trovano su ogni schienale: beh, mentre il resto del mondo ci guardava film, li usava per giocare a tetris e quant’altro, il mio non solo era rotto, ma era rotto in maniera tale da fare luce mentre cercavo di dormire. Ho provato a fermare qualcuno per spiegare il problema, mi è stato risposto con un criptico “proviamo a resettarlo dalla cabina” e poi più nulla. Alla fine ho risolto coprendolo con la copertina che ci avevano dato (e che avrei preferito usare come coperta, fortuna che almeno avevo il maglione).
E questa è la prima parte del viaggio, che mi ha portato fino a Tokyo. Da lì ho preso un altro aereo per Fukuoka e domani partirò per il campo di volontariato, dove probabilmente non sarò in grado di connettermi. Vi lascio con una foto di Fukuoka scattata appena uscita dalla stazione della metropolitana di Hakata.
Provo a sfruttare un altro po’ di tempo per scrivere qualche post da mettere in pubblicazione automatica per i prossimi giorni, visto che in questo non sono certo riuscita a raccontare tutta questa lunghissima giornata!