Forse ho una strada. E' lunga. Ha diverse curve, dossi, e qualche semaforo. Già, ci vorrà del tempo per percorrerla!
Inizio a camminare, poi prendo la bici parcheggiata sulle rive del fosso. Un fosso colmo di acqua nerastra, ma l'erba sembra verdissima e lucente come smeraldo, e brilla sotto il Sole.
Pedalo, continuo a pedalare. Il fiato si fa sempre più corto. Stanca, decido di gettare la bici per terra.
Mi guardo intorno, e vedo una macchina abbandonata sul ciglio della strada. Piccola, ma pur sempre meglio di una bici.
Provo ad accenderla. Nulla da fare. Non vuole partire.
Così si fa subito sera, è buio e solo le stelle mostrano la via da proseguire.
Maledetta, maledetta strada! Perchè mai ti ho scelta?! Già, quella volta ero presa dalla voglia di intraprendere questo viaggi, lo ricordo bene! Ma mai avrei pensato di arrivare fino a questo punto: la rassegnazione.
Cado a terra. Le lacrime mi rigano le guance, taglienti.
No, non posso abbandonarmi sulla strada. E invece è così che accade: m'accascio sull'asfalto tiepido di quel giorno d'estate, segnato da mille passanti.
E aspetto. Aspetto un segnale forse. Attendo qualcosa, una spinta, una mano che mi aiuti a rialzarmi.
Chiudo gli occhi, e sento un enorme boato supra di me.
Salto e mi sveglio, vedendo che si illumina il cielo notturno con due grandi lampi.
Davanti a me, la meta. Intorno ad essa, tante strade. Pericolose forse, troppo brevi o troppo difficili.
Allora lì capisco. E mi rialzo.
Non importa la strada. E' la meta che voglio. La mia volontà è la mia strada.