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Volontari italiani tra i bambini di Mosca e Beslan: un esempio di cooperazione nella società civile tra Italia e Russia

Creato il 03 giugno 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Volontari italiani tra i bambini di Mosca e Beslan: un esempio di cooperazione nella società civile tra Italia e Russia

In concomitanza con l’uscita di “Vent’anni di Russia“, primo numero della sua rivista “Geopolitica”, l’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) ha dedicato diverso spazio ai rapporti tra Mosca e l’Europa, e l’Italia in particolare. Ne sono esempi le conferenze sulle opportunità economiche offerte dai BRICS all’Italia (24 febbraio), sui rapporti tra la Federazione Russa e l’Unione Europea (24 maggio, mattina) e sul ventennale della Federazione e le relazioni con l’Italia (24 maggio, sera).
Alle relazioni tra gli Stati e i popoli contribuisce anche la società civile. Un esempio positivo, in relazione a Italia e Russia, è il lavoro dell’Associazione “Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus”, che opera dal 2001 nella Federazione Russa per dare aiuto ai bambini gravemente ammalati ed in difficoltà. Essa è presente a Mosca presso la più importante clinica pediatrica della Federazione Russa, nella città di Beslan e nella Regione di Archangel’sk. Numerose sono le iniziative promosse concretamente, sotto svariati ambiti di intervento, sin dalla sua costituzione nel 2001. Ha raccolto negli anni numerosi fondi per migliorare l’offerta medico-ospedaliera della clinica oncologica RDKB di Mosca, promuovendo l’ammodernamento delle attrezzature medico-specialistiche, la cooperazione con strutture mediche europee, nonché la donazione di strutture di accoglienza extraospedaliere ed ha aiutato direttamente le famiglie più povere i cui figli sono stati colpiti da gravi malattie, soprattutto oncologiche. Successivamente alla tragedia di Beslan, ha curato il progetto di sostegno psicologico “Bambini di Beslan”, per gli ex ostaggi della Scuola n. 1 della città e a partire dal 2010 ha attivato il progetto “Sostegno alle famiglie”, per sostenere economicamente i familiari dei piccoli pazienti. Dal 2005 opera un programma di aiuto agli orfani con limitazioni fisiche e bisognosi di aiuto ricoverati presso la Clinica RDKB.
Luca Bionda e Giacomo Guarini hanno incontrato per noi il Presidente dell’Associazione, Ennio Bordato [nella foto], per rivolgergli alcune domande.

 
Dottor Bordato, può presentare ai nostri lettori la natura e le attività dell’associazione di cui è Presidente?

Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus è stata fondata in un periodo storico in cui la Federazione Russa si dibatteva in una difficilissima e complessa fase di transizione fra l’URSS e la “nuova Russia”. Tale fase storica aveva provocato guasti enormi in tutta la società russa, in particolar modo per le fasce deboli della popolazione: gli anziani, le donne e i bambini. Per questo siamo nati: per aiutare “a salvare i bambini” russi che – in quel tempo – morivano letteralmente di povertà. Povertà di una società e di un sistema sanitario imploso che non aveva risorse se non per le cure al più basso standard. Infatti i nostri primi progetti hanno visto la donazione di farmaci specialistici e molto costosi per il reparto di Oncoematologia pediatrica della Clinica RDKB di Mosca, la “Ammiraglia della pediatria russa” come viene ancor oggi chiamata.
Ma tutta la nostra opera decennale si è basata sul “donare la canna da pesca” e non il pesce. In altre parole tutti i progetti portati a compimento dal 2001 ci hanno visto operare a tre: noi, il gruppo di volontariato Padre Aleksandr Men’ (operante sin dal 1989 presso la RDKB) e l’amministrazione della Clinica. La nostra attività si è sviluppata nell’aiutare e sostenere il volontariato locale nello sperimentare interventi sconosciuti in quel contesto e farli diventare patrimonio comune dei medici, dei volontari, dell’amministrazione e finanche delle famiglie dei piccoli ammalati.
Dalla donazione del primo laboratorio di analisi genetico-molecolare, al primo Dottor Clown di Russia, alla prima Foresteria pediatrica della Federazione, al primo corso di psico-oncologia pediatrica per gli operatori medici e paramedici, tutte queste importanti esperienze hanno contribuito – sino alla recente apertura del primo reparto di cura delle malattie rare ed orfane nella RDKB – a cambiare veramente il volto della pediatria russa, aiutandola sostanzialmente. Ma non pietisticamente e soprattutto senza speculare, senza voler “insegnare”.

Può spiegarci più nel dettaglio come la vostra associazione ha cercato di essere vicina ai bambini di Beslan e ai loro familiari dopo la tragedia dell’attentato?

Nell’immediatezza dell’immensa tragedia, il 4 settembre 2004, mi trovavo a Mosca presso la RDKB per una visita programmata. Nacque subito la volontà di “fare qualcosa”, poi concretizzata anche grazie alla lungimiranza politica ed umana del presidente della Giunta provinciale di Trento Lorenzo Dellai. La nostra Associazione, in accordo con la Provincia di Trento, organizzò il primo caso di accoglienza di un gruppo di sessantatre cittadini di Beslan (trentatre bambini e trenta adulti accompagnatori) che trascorsero a Trento quasi quattro mesi. Dalla metà del novembre 2004 (a pochi giorni quindi dalla inumana tragedia) siano alla metà del gennaio 2005 questo nutrito gruppo di ex ostaggi della Scuola n. 1 della cittadina caucasica furono accuditi dalla nostra Associazione, con l’aiuto di moltissime persone, associazioni ed istituzioni di Trento. In particolar modo voglio ricordare l’ineguagliabile contributo umano e scientifico della compianta professoressa Vanna Axia dell’Università di Padova che, con l’aiuto delle psicologhe Ughetta Moscardino, Sara Scrimin e Fabia Capello, fu assolutamente insostituibile nel prestare il sostegno sociologico al gruppo. Furono tutte talmente insostituibili che da quella esperienza nacque successivamente il progetto di sostegno psicologico direttamente nella città di Beslan, che dal 2005 al 2009 ci vide con le tre psicologhe operare in stretto contatto con le istituzioni locali per portare aiuto psicologico alla popolazione. Quella esperienza si è poi conclusa con la produzione di un DVD interattivo distribuito in mille copie a tutta la popolazione per aiutarla a gestire il DPTS (Sindrome post-traumatica da stress), sindrome che accompagnerà ancora per lunghissimi anni coloro i quali hanno dovuto vivere quell’esperienza al limite dell’umano.

Purtroppo possiamo forse constatare un atteggiamento dei nostri media superficiale, quando non fuorviante, nell’affrontare una simile tragedia. Qual è la sua opinione al riguardo? Abbiamo appreso oltretutto che la vostra associazione si è sentita in dovere di pubblicare una lettera aperta a Roberto Saviano nei giorni scorsi, in risposta al suo intervento televisivo dedicato proprio ai fatti di Beslan.

Vivo la annosa questione di come viene presentata la Russia sui media italiani con particolare insofferenza. La sudditanza alle forze antirusse della stampa italiana è certamente nota e quello che risulta ancor più odioso è che proprio la parte che si autodefinisce “democratica” in Italia perpetui il disegno, più o meno conscio, di inculcare – dopo gli anni dei cavalli cosacchi che si sarebbero abbeverati alle fontane del Vaticano – un vero astio, velenoso quanto falso sulla realtà russa contemporanea. Credo che l’intervento televisivo di Saviano – raffazzonato, distaccato ed incerto – rappresenti al meglio questa scelta: un personaggio molto conosciuto, la sua immagine molto positiva presso il grande pubblico, una spiegazione banale ed una narrazione degli eventi che, nello scenario, vede la Russia quale unico soggetto responsabile del massacro. Più “scientifico”, strumentale e falso di così…

In generale, come giudica la situazione sociale e civile delle popolazioni di un’area così complessa, sofferta ed instabile come quella del Caucaso, allo stato attuale?

Dopo gli anni delle purtroppo innumerevoli “rese dei conti” fra nazionalità esplose dalla fine del “sogno sovietico” (“Tutti i popoli dell’URSS sono fratelli”) lo sforzo della Presidenza russa (indipendentemente dalla persona fisica che la incarna) è stato immenso. Uno sforzo “culturale”, economico ma anche finanziario nel mantenere – anche con la forza – unita la Federazione. Ora, anche a fronte delle importanti scelte istituzionali (con la creazione dell’Okrug federale del Caucaso del Nord), pur mantenendo una distanza assai marcata fra la zona europea della Federazione e le Repubbliche del nord del Caucaso, credo che segnali positivi siano certamente presenti. Uno per tutti la situazione economica e sociale della Repubblica di Ingušetija dove il presidente Junus-bek Evkurov, peraltro scampato ad innumerevoli attentati, sta avendo ottimi risultati, sostenuto pienamente da Mosca. I molti progetti, fra i quali va ricordato quello delle Olimpiadi invernali del 2014 a Soči, vanno nel verso di una forte risposta della dirigenza russa verso un sostenuto sviluppo economico, unico strumento per aiutare le popolazione del Caucaso ad uscire dalla situazione di forte sottosviluppo dei secoli scorsi.

Vi sono molte Organizzazioni Non Governative che operano in Russia. Alcune tra queste di fatto creano problemi alle autorità locali, in quanto operano per scopi spesso politici o politicizzati. Invece, nel panorama delle ONG italiane, “Aiutateci A Salvare i Bambini” sembra agire in modo molto differente, animata da un sincero rispetto ed interesse verso la cultura ed il popolo russo e non invece da atteggiamenti di più o meno marcata ‘invasione culturale’. Cosa c’è alla radice di questo diverso atteggiamento?

Permettetemi qui una provocazione. Le ONG servono per aiutare la popolazione della Russia o servono per aiutare le forze ostili alla Russia ad “imporre” un qualche amico dell’Occidente al Cremlino? Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus sin dai suoi primi passi ha scelto (e non poteva fare diversamente proprio per la natura di sostegno ed aiuto alle situazioni sociali difficili) di “bussare” e chiedere permesso. La Russia, anche quella della tremenda fase della transizione, non è – come pensano molti in casa nostra – un Paese dove basta far vedere qualche specchietto o luccichino per avere un seguito di riconoscenza e stima. La Russia è un grande paese prima di tutto nella sua cultura, storia e tradizione. Credo che questo approccio assolutamente rispettoso e “ascoltante” delle loro esigenze e necessità abbia portato al pieno successo e riconoscimento anche istituzionale della nostra attività. Non certo per autocitarmi, ma credo che l’aver ricevuto la cittadinanza onoraria dalla città di Beslan (a nome dei tantissimi che hanno permesso in Italia di operare al meglio anche a Beslan) sia esattamente la dimostrazione di quanto sopra detto.

Più volte in interventi pubblici lei ha avuto modo di sottolineare il carattere ‘russofobico’ di media ed opinione pubblica nostrani. A suo parere invece, quali prospettive possono presentare per il nostro paese – e per l’Occidente in generale – tanto una sincera riscoperta della Russia sul piano culturale, quanto un avvicinamento strategico a Mosca sul piano dei rapporti politici ed economici?

Lo spazio è certamente poco per poter esaustivamente ragionare sulle cose, sulle esigenze. Credo però di poter sottolineare quanto arretrata sia l’Europa, in termini culturali (e noi italiani siamo l’arretratezza dell’Europa) nel comprendere la valenza strategica, non solo economica, di un positivo e paritario rapporto con la Russia. Noi siamo il passato e la Russia è il futuro. Un passato certo immenso sotto il profilo dei contenuti, ma pur sempre il passato. La Russia, al contrario, ancora “timida” e abborracciata nei contenuti è comunque il futuro del Mondo. Futuro economico ma non solo economico. La vastità del suo territorio sarà il polmone delle popolazioni che nei secoli a venire cercheranno uno spazio vivibile, quando noi europei “illuminati” saremo soffocati dalla mancanza di terra libera, dal cemento e dall’asfalto. E da un modello di sviluppo capitalistico che si è bloccato e che ha letteralmente avvelenato le nostre società. Al contrario la Russia pur millenaria è ancora molto giovane e, si sa, i giovani sono il futuro del Mondo. Ma servirebbe una rivoluzione culturale che, allontanata per sempre la russofobia strumentale, sappia veramente costruire un rapporto di amicizia e reciproco interesse fra i popoli europei e la Russia. Qui credo sia strategica (e per alcuni versi già si intravede) una massiccia operazione di investimenti in comunicazione da parte della dirigenza russa. Serve un loro intervento in film, giornali, nuovi media, internet che stimoli la curiosità e faccia amare un popolo grande a cui dobbiamo molto, a cui la nostra società democratica deve molto. Fosse solo per il numero straordinario di morti per averci liberato dal nazi-fascismo.


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