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Vu cumprà 2.0

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

Vu cumprà 2.0Spiaggiata sull’Adriatico come una balena dopo la bassa marea, mi godo il sole di agosto cercando di spegnere il ronzio della vita quotidiana.

Giusto un paio di minuti di silenzio e arriva lui, il vu cumprà: “Occhiali-bracciali-orecchini-cavigliere”… Interrotto a metà frase da un assordante: “Coccobellooooooooooooooo” e seguito subito dopo da un onestamente più allettante: “Masagiooooooo”.

Annoverati tra le piaghe estive contemporanee, appena meno fastidiosi delle zanzare e dei bimbiminkia, alcuni venditori ambulanti cercano di far fronte al calo degli introiti e alla concorrenza spietata sforzandosi di lasciare il segno, ad esempio attraverso pillole di saggezza:

- “Come stai?”
- “Bene grazie”
- “La salute è importante”…

O tentando la strada della simpatia:

“Vuoi asciugaman?… Vuoi asciugapied?”.

Dopo svariate ore di pressing e innumerevoli tentativi di rifilarmi oggetti colorati di dubbia utilità, finalmente è arrivato un degno rappresentante dell’evoluzione, il vu cumprà 2.0 che, vedendomi armeggiare con uno smartphone, ha riconosciuto marca e modello e mi ha sventolato sotto il naso una cover adatta.

Spettacolare. Lui sì che ha capito tutto. Ha applicato un principio del marketing tanto semplice quanto fondamentale: quello di identificare il target di riferimento prima di convincerlo che quel prodotto fa proprio al caso suo e, dopo un breve sguardo, mi ha inserita di diritto nella categoria “malati di tecnologia che non riescono nemmeno a godersi una giornata in spiaggia senza giocare col cellulare”.

Certo che, se solo fosse stato meno frettoloso e avesso svolto un esame più accurato, avrebbe capito che in realtà appartengo alla categoria: “malati di tecnologia che non riescono nemmeno a godersi una giornata in spiaggia senza giocare col cellulare ma che non comprerebbero mai una cover perchè toglierebbe loro gran parte del piacere, un po’ come farlo col profilattico”.
E magari ci avrebbe provato con un possessore di iCoso, per il quale preservare il “gingillo” costituisce un vero e proprio atto d’amore.


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