Qualche giorno fa mi sono imbattuta per caso in un articolo che parlava di quanto siano importanti benessere e felicità e di come si possa a poco a poco raggiungerli, allora mi sono documentata su questa social trend sempre più diffusa negli States e che si sta diffondendo anche in Italia.
Tutto si basa sul concetto più amplio di Simple Living ma ha delle caratteristiche speciali. Il nome indica già che si tratta di una discesa ed in effetti, in termini filosofici, si intende un bisogno di decrescita basato sulla presa di coscienza dell’insostenibilità (globale e individuale) di ritmi di sviluppo troppo veloci. In pratica vuol dire: lavorare meno, guadagnare meno, comprare meno ma vivere felici.
Avevo già scritto un articolo sulla frugal life, ovvero come spendere meno e vivere meglio, ma stavolta non si tratta solo di un fattore economico, il perno è incentrato sul benessere personale a livello psico-fisico. Il downshifter, infatti, investe sul concetto di felicità rinunciando, ad esempio, alla carriera ed impiegando il tempo in maniera più costruttiva ed emotivamente redditizia.
Sul sito voglioviverecosi.com è spiegato che per vivere più felici bisogna scappare dal materialismo ossessivo e quindi ridurre lo stress che esso comporta. Stop con lo shopping inutile, con i fast food, con l’agenda lavorativa piena; riprendiamo fiato e reimpostiamo la nostra vita su un altro registro!
Il downshifter è, in pratica, l’opposto dello yuppie anni ’80 che trovava nell’inserirsi al meglio all’interno della società capitalista la sua soddisfazione. Al contrario di questo, infatti, preferisce fare meno ma farlo meglio e con più passione; ha più tempo per la famiglia e per dedicarsi ai suoi hobby e riduce al minimo tutti quegli aspetti che, in una società industrializzata e capitalista come la nostra, provocano stress e ansia e fanno perdere il contatto con le cose che hanno più senso nella vita.
Il più famoso downshifter italiano è Simone Perotti, che ha anche scritto un paio di libri sulla sua scelta di “semplicità volontaria”. Sul suo sito racconta di aver abbandonato la sua brillante ma inappagante carriera da manager, per godersi veramente la vita. Adesso campa con 700 euro al mese, in una casetta tra i boschi liguri, facendo lavori occasionali e scrivendo.
Vorrei spiegare tante cose, ma non è facile. Bisogna consumare poco, vivere con poco, accontentarsi, cercare l’equilibrio. I soldi non sono un buon motivo per fare, non sono un buon motivo per non fare.
Tirando le somme, sono sempre di più coloro che hanno capito che il consumismo, a lungo andare, non può renderti felice. E voi, siete a favore di queste forme di slow living o pensate siano solo delle mode per alternativi?