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“Vuoi star zitta, per favore?” – Raymond Carver

Creato il 16 agosto 2011 da Temperamente

“Vuoi star zitta, per favore?” – Raymond CarverNove mesi fa, in riferimento a Cattedrale di Raymond Carver, scrivevo:

Non è lui a dirti cosa quel racconto volesse trasmettere. No, lui ti dice: arrivaci tu, resta un giorno o due in queste vite di altri. E così succede che queste vite durino nella memoria, anche a distanza di un anno.

Mi sono autocitata non certo per vanagloria, ma perché ieri, al termine della lettura del racconto Vuoi star zitta, per favore?, ho avuto una reazione che avevo rimosso. Il racconto era finito e io ero ancora lì, con loro: Ralph, Marian, Mitchell e gli altri, e non riuscivo ad abbandonare le loro vite. Ci ripensavo, tornavo sulla vicenda – un uomo che, a distanza di due anni, scopre il tradimento della moglie –, ci ragionavo su. Pensavo a Carver, alla sua tremenda capacità di introdurci in medias res nell’esistenza di persone comuni. Così: facciamo un po’ di ricerche su questo racconto, mi son detta, incapace di smettere di volare su quelle pagine col pensiero. Cliccando qua e là, sono ritornata sulla mia recensione, ed è stato quando ho riletto le parole su citate che ho dato forma a quello che mi stava accadendo: ero di nuovo “intrappolata” in una storia di Carver.

Apparentemente sembra che Carver non voglia regalare nulla al lettore attraverso le sue short-story; a lui non interessa la struttura standard del racconto, fatta di momenti di stasi e picchi di tensione emotiva, per poi raggiungere gradualmente l’esplosione nel finale. Di primo acchito, chi legge Carver conclude la storia e resta con l’amaro in bocca, perché avverte la piattezza della chiusa. Eppure, la grandezza di Carver è tutta lì: in quella sua estraneità al racconto, in quel suo voler registrare ogni parola gesto pensiero del protagonista, anche il più insignificante. Ed è proprio in quei momenti che si ritengono privi di importanza, che si nasconde il senso di tutto il racconto, lì che si rivela il perché di un certo comportamento inspiegabile.

Ecco perché affermo che Carver è un maestro di vita – anzi, sarebbe meglio utilizzare il termine esperto, uno cioè che ha acquistato completa conoscenza di qualcosa (dall’Hoepli) – . Come immaginate possa reagire un marito felice che scopre dopo parecchio tempo il tradimento della donna che gli ha dato stabilità, figli e amore? Come immaginate possa reagire dopo aver scoperto il motivo impressionante – per la sua banalità – di quel tradimento? Be’, non ve lo rivelo, ma non posso esimermi dal dire che Raymond Carver ha registrato, una dopo l’altra, tutte le variazioni emotive di quest’uomo, esplicandole attraverso i suoi atteggiamenti, le sue scelte, i suoi pensieri talvolta poco consoni al contesto.

E se un autore riesce a irretire il lettore in una storia, be’, può dirsi soddisfatto del suo lavoro. In altre parole, è un vero – grande – scrittore.

Angela Liuzzi

Raymond Carver, Vuoi star zitta, per favore?
Questo racconto si trova nell’omonima raccolta edita da Minimum Fax, 13 euro


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