Ormai viviamo in un
ritmo frenetico dove, fermarsi significa essere perduti. Non si può perdere
tempo, chissà poi per fare cosa, le stesse ma in tempi rapidi, TAV della mente.
Ci si riposa solo quando si fanno le file negli uffici pubblici dell’Italia
Brunettiana.
Nei grandi uffici della calda estate romana ho visto signore tirar
fuori dalle borse della spesa interi sfilatini e addentarli nell’attesa dello
scorrere dei numeri del tabellone luminoso, gente immersi nella lettura di tomi
magari iniziati alle scuole medie e mai finiti, alla composizione di parole
crociate, alla lettura di quotidiani e settimanali di cronaca rosa per farsi un
po’ gli affari degli ormai logori e rifatti vip nostrani.
Le attese, le file,
possono essere utilizzate per fare le ferie.
Ecco, si va in ferie quando c’è da
pagare la bolletta della luce, del gas, dell’acqua. Magari non le accumuliamo
insieme, ma le paghiamo una alla volta così possiamo stare in ferie almeno per
quindici giorni.
E così gli uffici possono attrezzare delle aree dedicate a
questa neo-moda made in Italy: piscina, ombrellone, bar e lampade solari, o in
inverno neve artificiale per gli amanti della montagna.
Già, nell’Italia d’oggi
non si va più in ferie, vista la profonda crisi economica in cui versa il
paese, dapprima negata e ora sempre più esasperata al punto da non uscirne più,
non parte più l’esodo anni sessanta, ma la televisione con i suoi servizi
uguali negli anni continua a parlarci di milioni e milioni di vetture in
viaggio dal nord al sud della penisola.
Le città non si svuotano. In vacanza
gli Italiani non ci vanno più come un tempo tra partenze intelligenti e
partenze deficienti che diventavano sempre ingolfati affollamenti autostradali.
Oggi in viaggio ci vanno solo gli sportelli gestione Brunetta che continuano a
rimanere chiusi per ferie come negli anni sessanta.
Abbiamo anche scoperto il
perché, ci permettono di trovare un’area di riposo per le nostre meritate
vacanze.
Paradosso dei tempi
moderni.