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Waiting for Godot

Da Trentinowine
 

aspettandogodot

Mi sovviene Samuel Beckett ed il suo Aspettando Godot ogni volta che penso al Piano vino trentino continuamente annunciato e mai nato. E’ stato così anche il fine settimana scorso quando, da fonte solitamente ben informata, è circolata la notizia che la Giunta provinciale di Trento avrebbe finalmente licenziato il documento che dovrebbe contenere le disposizioni definitive per il rilancio del settore che da anni ormai versa in uno stallo preoccupante.
Probabilmente, ad aspettare la delibera, siamo ormai rimasti in quattro gatti. Infatti, come diceva un vecchio stratega, per far andare alla malora un progetto o ci si interessa troppo o non ci si interessa punto. E questo sembra un caso da manuale. Negli anni, tre o quattro ormai (ho perso il conto) da quando è scoppiata la bolla economico-finanziaria mondiale che ha messo a nudo anche la deficienza progettuale vitivinicola trentina, si è passati da un generalizzato atteggiamento agnostico ad iper interessamenti dei potentati per bloccare le proposte di riordino che esperti, enti e commissioni varie hanno sfornato a ciclo continuo. I documenti, alcuni completi, altri molto meno, sono stati tutti cassati, poi ripresi, mixati, riassunti e non so cos’altro ancora per giungere ad una roba da scodellare, appunto, nella Giunta del venerdì. Appuntamento mancato. Sarà per venerdì prossimo, così anche i quattro gatti se ne saranno andati al mare e quando torneranno la precedenza sarà per l’imminente vendemmia.
Proprio come nel dramma beckettiano costruito intorno alla condizione dell’attesa.
Stando ai si dice, infatti, non c’è da aspettarsi chissà cosa. Non certo quelle tre cose semplici sulle quali ci siamo soffermati anche in passato su questo blog: prendere il sacco in cima separando chiaramente le attività territoriali da quelle industriali vinicole, motivare le cooperative di primo grado affinché riprogettino una politica di territorio d’intesa con i vignaioli e rifondare un consorzio interprofessionale paritetico fra categorie co-finanziando i costi di tutela e di promozione. Tutto questo costerebbe poco tempo e un po’ di denaro. Il tempo è passato e ancora ne passerà; il denaro, invece, non c’è più. Sparito.
La memoria può ingannare, ma tre – quattro anni fa, la percezione della crisi aveva buttato lì 30 milioni di Euro (pubblici) pur di venirne fuori unitariamente e la sensazione era che di fronte ad un Piano ben articolato e condiviso, questa enormità si sarebbe pure potuta incrementare!
Col passare delle stagioni, ben altre emergenze sono state tamponate da mamma provincia ed ora il borsellino è vuoto o quasi. Una scusa per non fare le riforme vere, per far passare una progettualità di basso profilo che invece di equilibrare le diverse realtà vitivinicole in un unico afflato filo- trentino s’incardinerà di fatto ancora attorno ai due, tre oligopoli. Se questa sarà la soluzione, i nomi dei responsabili sono già noti. Sono gli stessi che hanno sulla coscienza i 30 milioni svaniti in polemiche e prevaricazioni. 
Ancora una volta sarà un tentativo fallimentare di procedere per ritornare al punto di partenza in un circuito perverso di ripetizione di azioni come nel dramma di Godot che nell’ultimo verso non presenta un punto… si può iniziare a leggerlo dal principio proprio come in una ninna-nanna.

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