Dietro l’intestazione si nasconde Nicola Di Croce, musicista e architetto di origini lucane, ma di stanza a Venezia. Giunto al secondo lavoro, pubblicato dalla Oak Editions di Francesco Giannico e Alessio Ballerini (mentre il primo, Tightrope, era uscito solo in edizione elettronica un paio di anni fa), riesce nell’intento di stuzzicare orecchie e sinapsi. Prendete “Inner Tales”, malinconica nel suo rincorrersi di voci e fasi reiterate di chitarra, che con il passare del tempo diventano sempre più astratte; “Irsina”, invece, sa di continue rifrazioni sul suono, che ondeggia e si flette pericolosamente senza mai spezzarsi, con le note di un clarinetto basso che viaggiano all’unisono con le voci dialettali in sottofondo a chiusura del pezzo. Pare di capire che Di Croce sia soprattutto un abile registratore di suoni (ma si fanno notare anche la tromba indomita suonata da Gabriele Mitelli e i crepitii quasi drum and bass nella esotica “Palomar”, per esempio), in grado chiaramente d’incollare il tutto senza sembrare scontato, fatto non da poco in questi tempi pervasi da tanti emuli di certa elettronica a cui lui stesso è vicino. Altro elemento da non sottovalutare poi è una spiccata propensione all’atmosfera di tipo cinematografico, diciamo, lo si evince soprattutto in quella sorta di gospel trasfigurato che è “Open Chain”, con la duttile voce di Anna Muenster ed un crescendo che non dà tregua. Non è un caso che Di Croce abbia già messo mano a cose di questo tipo, curando il suono per un medio metraggio che partecipò un paio di anni fa al Torino Film Festival, “Il Firmamento”, della coppia di film-makers Jonny Costantino/Fabio Badolato, basato sull’omonima pièce di Antonio Moresco. Direi che ce n’è abbastanza per dimostrare il fatto che non siamo davanti ad uno sprovveduto.
Tracklist
01. Palomar
02. Putinati
03. Inner Tales
04. Irsina
05. Nida
06. Open Chain
07. Cicale
08. Tracciati