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Walter Veltroni al Salone del Libro di Torino

Creato il 19 maggio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Walter Veltroni, Salone del Libro, Torino, Massimo GramelliniDomenica al Salone del Libro di Torino. Walter Veltroni dialoga con Massimo Gramellini in occasione dell’uscita del suo libro “E se noi domani – l’Italia e la sinistra che vorrei”. Il difficile tema del dibattito è il futuro (incerto più che mai in questo preciso momento politico) del Partito Democratico. L’incontro si apre con il video di un discorso di Veltroni risalente al 2007; e l’incontro di oggi si tiene proprio nel luogo dove nel 2007 nacque l’avventura del Partito Democratico. Quella di cui parla oggi Veltroni è la sua “ossessione civile”: la ricerca del perché all’Italia sia mancata, dalla fine della guerra, una maggioranza riformista. “Il Partito Democratico non è nato per fare un governo, è nato per cambiare il Paese”: e il fatto che quest’ambizione sia stata accantonata ha portato Veltroni a scrivere questo libro.
Gramellini definì allora, insieme agli altri giornalisti presenti nella sala della nascita del Pd, la sola figura che avrebbe potuto tenere insieme l’eterogeneo partito di centrosinistra.

La critica mossa al centrosinistra da Veltroni richiama le parole che stamattina Renzi ha pronunciato nell’auditorium: è una follia che il Partito Democratico immagini gli elettori divisi in blocchi ideologici, quando oggi l’elettorato è formato da cittadini che orientano la propria scelta verso un’offerta, non un’ideologia.
La sinistra ha ottenuto il massimo del suo consenso quando è riuscita a parlare con il resto della politica: è quello che è successo a Berlinguer (che ottenne il massimo dei voti nel cuore del compromesso storico), ed è quello che è successo nel 2008 al Pd, con quel 34% mai più raggiunto.
Veltroni continua a portare avanti la speranza di un grande centrosinistra riformista, nonostante la sua rinuncia agli incarichi parlamentari. Certo non ha nascosto le sue idee all’indomani della sconfitta elettorale del Pd: in un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, Veltroni aveva auspicato un Governo del Presidente con l’incarico affidato ad una personalità trasversale come quella di Emma Bonino.
Al MoVimento 5 Stelle Veltroni invidia l’eterogeneità: il sogno di un partito aperto ha sempre accompagnato l’intervento politico di Veltroni, che ricorda come la novità del Pd spazzò via a suo tempo il “Vaffa Day” di Grillo.


Chiude l’incontro il lungo discorso sulla frantumazione della politica in correnti, e sul rischio che il correntismo non faccia altro che rimandare il reale discorso politico. Nel libro di Veltroni si parla chiaramente della sua opposizione a D’Alema, non un’opposizione personale, ma due visioni differenti di fare politica; e spaccature del genere si rileggono oggi nella storia del Pd, con le schermaglie tra i renziani e i giovani turchi (il cui infelice nome è commentato da Gramellini).
La necessità primaria è quella di uscire da questa impasse che porta parte del partito a chiamarsi democratici “perché non possiamo essere né ex democristiani né ex comunisti”. E Veltroni lancia alla sinistra la richiesta di portare avanti il proprio sistema di valori, senza arroccarsi dietro i “no”. Bisogna rivedere e ringiovanire la visione del mondo del centro sinistra, eliminando i bblocchi sociali degli anni settanta e costituendo un vero e forte patto sociale. Solo così la vocazione maggioritaria del Pd, secondo Veltroni, non sarà più un affare politico, ma un affare sociale.

Articolo di Gabriella Dal Lago.

Riprese e montaggio video di Olga Anna Furchì.


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